WINE/ LA LUNGA STORIA TRA IL VINO L’ARCHEOLOGIA E LA CALABRIA AL VINITALY PER RACCONTARE DOVE TUTTO E’ COMINCIATO

LA CALABRIA DEL VINO MOSTRA I SUOI REPERTI ARCHEOLOGICI AL VINITALY 2024 A TESTIMONIANZA DI UNA PLURIMILLENARIA CULTURA ENOICA

 

Coppe da vino – Broglio di Trebisacce 1200-1100 a.C. – Museo archeologico Nazionale della Sibaritide · Anfora da trasporto di tipo Miceneo – Broglio di Trebisacce 1200.1100 a.C. – Museo archeologico Nazionale della Sibaritide · Anfora da trasporto di tipo Corinzio – Francavilla Marittima 450-400 a.C. – Museo archeologico Nazionale della Sibaritide · Cratere a campana a figure rosse con decorazione sovradipinta 350-300 a.C. – Museo archeologico Nazionale della Sibaritide · Coppa da vino (Kylix) del Gruppo del cigno rosso 350-300 a.C. – Museo archeologico Nazionale della Sibaritide.

 

Raccontare da “Dove tutto è cominciato” il leit motiv scelto dallo stand della Regione Calabria al Vinitaly 2024 per sottolineare lo stretto legame tra la regione, l’archeologia e il vino. Una ricca selezione dei reperti provenienti dal Museo archeologico di Sibari è stata esposta nello stand della Calabria a testimonianza della plurimillenaria storia del vino nei terroir calabresi che vantano oggi delle vere e proprie eccellenze tra le produzioni vitivinicole, con aree vocate alla coltivazione dei diversi vitigni come il Gaglioppo a Ciro’ o il Greco nella Locride.  La vinificazione ed il consumo di vino approdano nel Mediterraneo occidentale, provenendo da Oriente, nella tarda età del bronzo (circa 3.400 anni fa). Sono probabilmente i greci ed i fenici a portare sulle proprie navi il nettare degli dei, ma anche le tecniche per la sua produzione, come testimoniano una serie di reperti tra cui le anfore micenee rinvenute in buon numero nell’alto Jonio cosentino. Importate dalla Grecia o prodotte localmente da artigiani emigrati sono associate al vino e costituiscono le più antiche testimonianze del suo consumo nella penisola Italica.

 

L’esemplare esposto in copia al Vinitaly nello stand Calabria proviene proprio dall’area di Sibari, dove furono rinvenute in antiche capanne diverse serie di vasi fatti per contenere, versare e bere vino, come le coppe in argilla grigiastra si sono potute ammirare nello stand e risalgono a circa 3.200 anni fa. Questa regione per gli antichi greci era nota come “Enotria”, dal greco oinos, che significa appunto vino, o da ‘Oinotron’ che è il palo secco della vigna”. Vino e terroir calabrese si intrecciano nei millenni fino ad arrivare ai nostri giorni, perchè se anche dopo la fase dell’età del Bronzo furono ancora i greci a diffondere la produzione e il consumo del vino, successivamente furono i monaci orientali in fuga dalle barbarie saracene a portare i loro vitigni in Italia, come testimoniano alcune produzioni ormai tradizionali nel nostro territorio, come i vitigni autoctoni portati dai monaci Basiliani o in altre parti d’Italia il Sagrantino, prodotto in Umbria a Montefalco, anche questo importato dai monaci e per questo “vino sacro”.  Nelle colonie greche come Sibari e Crotone, il vino veniva prodotto, consumato, ma anche importato, come testimoniano migliaia di anfore da trasporto provenienti dal mediterraneo orientale, come quella corinzia esposta in copia al Vinitaly e rinvenuta nella Sibaritide. Particolarmente famoso il vino di Sibari, dove la produzione era così abbondante che a un certo punto il vino prodotto in vigna venisse trasportato in città ed al porto direttamente tramite condutture in terracotta. Dei veri e propri “enodotti”. Nella storia lontana di questo territorio si possono quindi trovare le radici di un nuovo sviluppo locale su base culturale che parte dalla Sibaritide e dal Crotonese coinvolgendo la Calabria e i territori che componevano la Magna Graecia. Del resto la Calabria ha sempre occupato una posizione di preminenza nello scenario vitivinicolo nel cuore del Mediterraneo, in termini commerciali e di progresso tecnologico. Oggi, recuperando questa centralità, la Calabria del vino sta arricchendo con consapevolezza l’eredità del passato, ha riscoperto l’orgoglio della propria identità, ha messo a dimora un ritrovato amore per le sue origini con uno slancio contemporaneo. Ne sono testimonianza il lavoro a volte messo a dura prova delle cantine presenti sul territorio, che rappresentano non di rado delle vere e proprie eccellenze nel panorama vitivinicolo del Belpaese, come lo sono con le loro etichette molto spesso premiate, le cantine Librandi, Statti, Banvenuto, Barone, Macrì, fattoria San Francesco, Tenuta Iuzzolini, Ippolito 1845, per citarne solo alcune.

 

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