PHOTO/ HENRI CARTIER BRESSON L’OCCHIO DEL SECOLO

“Non mi interessa documentare. Documentare è estremamente noioso e io sono un pessimo giornalista. Quando ho fatto una mostra al Museum of Modern Art nel 1946, il mio amico, Robert Capa, mi ha detto: “Henri, stai molto attento. Non devi avere l’etichetta di un fotografo surrealista. Se lo fai, non avrai un incarico e sarai come una pianta da serra. Fai quello che vuoi, ma l’etichetta dovrebbe essere “fotoreporter”.Tutta la mia formazione è stata nel Surrealismo. Mi sento ancora molto vicino ai surrealisti. Ma Capa aveva perfettamente ragione. Quindi non ho mai menzionato il Surrealismo. Questo è un mio affare privato. E quello che voglio, quello che cerco, sono egualmente affari miei. Altrimenti non avrei mai avuto un incarico. Il giornalismo è un modo per annotare: beh, alcuni giornalisti sono scrittori meravigliosi e altri stanno semplicemente mettendo i fatti uno dopo l’altro. E i fatti da soli non sono interessanti. È un punto di vista sui fatti che conta e la fotografia ne è l’evocazione. Alcune fotografie sono come un racconto di Cechov o un racconto di Maupassant. Sono cose veloci e c’è un intero mondo in loro. Ma chi scatta ne è inconsapevole mentre lo cattura.

È una cosa meravigliosa da fare con la fotocamera. L’immagine ti salta fuori. Sono estremamente impulsivo. Terribilmente. È davvero una seccatura per i miei amici e la mia famiglia, ma essere un tipo così impulsivo e nervoso è vantaggioso in fotografia, e ne approfitto, non penso mai. Inquadro, veloce! Colpisco”! Così Henri Cartier Bresson.

 Dennis Stock Portrait of the French photographer Henri Cartier Bresson a founder member of MAGNUM Photos on the roof of the Magnum office penthouse of Magnum Photos in Manhattan on West 57th Street.1961

Teorico dell’istante decisivo in fotografia, nel 1947, con il suo amico Robert Capa e molti altri fotografi, fondò la Magnum Photos, che permetteva ai membri di mantenere i diritti sulle proprie immagini. Quando è morto nel 2004, poco prima del suo 96° compleanno, ha lasciato dietro di sé più di mezzo milione di negativi realizzati nel corso di 50 anni in più di 40 Paesi.

Henri Cartier-Bresson Behind the Gare St. Lazare 1932 Not on view

Era un pessimo studente. Nato nel 1908 in un villaggio fuori Parigi, è stato bocciato per tre volte agli esami di maturità.

Quando era molto giovane ha vissuto per un anno in Costa d’Avorio, dove ha contratto una forma particolarmente grave di malaria tanto che pensava di morire. E’ stato in questo periodo che, non avendo a disposizione il materiale per dipingere, ha iniziato a fotografare le persone che incontrava.

Ha trascorso tre anni come prigioniero di guerra, dopo essere stato catturato dai tedeschi. Dopo due tentativi falliti di fuga, è riuscito a scappare e ha trascorso il resto della guerra fotografando l’occupazione della Francia con la sua amata macchina fotografica Leica. La copertina del libro del 1952 “Images à la sauvette” è stata disegnata dal suo caro amico Henri Matisse.

Cartier-Bresson ha fatto di tutto per preservare l’anonimato che ha facilitato il suo lavoro. Quando gli fu conferita la laurea ad honorem dall’Università di Oxford nel 1975, nascose il viso alla folla.

Dopo aver trascorso gli anni ’50 e ’60 viaggiando per il mondo in missione – tornando in Cina, India e Messico, oltre a visitare Cuba e il Giappone – Cartier-Bresson alla fine si stancò del suo stile di vita giramondo. Si sposa una seconda volta nel 1970 e nel 1974 si  dimette da Magnum. Torna anche alla sua vocazione iniziale: pittura e disegno.

Henri Cartier-Bresson Coronation of King George VI, London 1937

 

Henri Cartier-Bresson Washington, D.C. 1957
Henri Cartier-Bresson. Italy. 1933 Henri Cartier-Bresson Italy 1933
Henri Cartier-Bresson Juchitán, Mexico 1934

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