PHOTO/ FERDINANDO SCIANNA LA SICILIA GLI INCAPPUCCIATI E L’INCONTRO CON HENRI CARTIER BRESSON: “NON CHIAMATEMI MAESTRO”

Ferdinando Scianna la Sicilia, la fotografia antropologica e l’incontro con il grande Henri Cartier Bresson: una mostra a Milano seleziona sessanta anni di attività di uno dei più grandi fotografi internazionali che l’Italia possa vantare. Ha fotografato praticamente di tutto, ed è tra i più illustri professionisti, anzi no, artisti ma non vuole essere chiamato “maestro”. La mostra copre uno spazio temporale che va dagli anni sessanta al 2016. Fino al 22 gennaio 2022 gli spazi di STILL Fotografia (a Milano, in via Zamenhof) ospitano un percorso curato da Fabio Achilli e Denis Curti con 50 immagini che raccontano, attraverso molte delle fotografie più iconiche (dai viaggi in Spagna, America Latina, New York, Parigi, all’amata Sicilia) la peculiarità della poetica di Scianna.

 

 

Le fotografie, protagoniste della rassegna sono esplorazioni della sua iconica carriera: c’è la Sicilia con la città di Enna e gli incappucciati, la Parigi dei senzatetto, la Beirut della guerra civile, una splendente Marpessa e i paesaggi del Sudamerica. una retrospettiva che abbraccia 61 anni di fotografie in giro per il mondo con lo sguardo sempre aperto alla vita.

 

 

 

Ferdinando Scianna, dopo una carriera costellata di premi e riconoscimenti internazionali,  una sessantina di volumi pubblicati, centinaia di reportage firmati nei settori più disparati, dalla guerra civile in Libano alla moda e alla pubblicità, lo spirtito di Scianna resta profondamente siciliano e la sua poetica lo dimostra.

«Le mie immagini, e non soltanto quelle siciliane, sono spesso molto nere. Io vedo e compongo a partire dall’ombra. Il sole mi interessa perché fa ombra. Immagini drammatiche di un mondo drammatico», spiega il grande fotografo.

Di ombre e di luce – e di drammi che la Sicilia da sempre conosce –  è impregnata la sua arte, come è evidente nella gallery in bianco e nero che rappresenta un’antologia dell’exposition milanese, Sono solo alcuni degli scatti più belli della mostra.

Alla Sicilia di Scianna, luogo dell’anima, è dedicata una delle sezioni più interessanti: il fotografo vicino a Henri Cartier Bresson ne esplora tutta la spiritualità nelle processioni dei paesi, ne mostra la forza naturale nei paesaggi e la bellezza teatrale negli scatti con la modella Marpessa Hennink, protagonista del catalogo di Dolce e Gabbana realizzato nell’isola.

«Il mio mestiere è fare fotografie e le fotografie non possono rappresentare le metafore. Le fotografie mostrano, non dimostrano», dice.

 

Ferdinando Scianna, Milano 2021. Photo © Giulia Giaume
Ferdinando Scianna, Milano 2021. Photo © Giulia Giaume

Le fotografie vivono nei giornali e Ferdinando Scianna lo sa bene. “Sono strumenti di comunicazione e devono avere uno scopo”. Lui non ama la dimensione puramente antologica dello scatto e quando gli è stato proposto di esporre alcune immagini sulla bellezza ha risposto:  “Cosa diavolo è la bellezza?” Il lavoro di Scianna mostra una grande varietà di immagini, con temi differenti e scatti che a volte non sembrerebbero neppure appartenere alla stessa mano, agli stessi occhi, originati dallo stesso cuore, dalla stessa mente. Il fotografo è un percettore di emozioni che guarda cercando di vedere quello che a prima vista sfugge. “Ho fatto fato di tutto”, dice. “Questa cosa ludica e assolutamente necessaria, che è la fotografia”, anche se “Ora non fotografo quasi più”… Un archivio di 55 mila fotogrammi è stato un’impresa digitalizzarle. Henri Cartier Bresson, un giorno gli disse che delle sue fotografie ne aveva fatte “buone” cinquanta, sessanta. Lui crede che solo una ventina delle sue siano “buone”.

 

 

 

In realtà, Scianna harealizzato 66 libri in 61 anni: I libri, dice, sono la cosa più importante per me”. Le fotografie acquistano valore quando entrano nei libri e diventano “prosa visiva”.

 

 

Clicca sotto per chiudere la ricerca