LIBRI/ NIENTE DI ANTICO SOTTO IL SOLE 360 PAGINE PER RACCONTARE CHE COS’E’ PER LUIGI GHIRRI LA FOTOGRAFIA DA QUODLIBET

Chi per caso o per magia frequenta questo blog o ha potuto visitare il sito solo perchè reindirizzato sa che Luigi Ghirri è il mio preferito… Ora, a quasi trenta anni dalla sua prematura scomparsa esce un nuovo libro sulla sua opera fotografica, indagine sulla quale già nel 1997 anche Paolo Costantini e Giovanni Chiaromonte si erano soffermati raccogliendo i suoi dattiloscritti col titolo tratto da una sua frase: “Niente di antico sotto il sole”, edito da Quodlibet, 360 pagine per raccontare attraverso i suoi contributi, appunti, recensioni e le sue immagini, che cos’è per Luigi Ghirri la fotografia.

 

 

 

 

Nato a Fellegara di Scandiano in provincia di Reggio Emilia Luigi Ghirri non abbandonerà mai la sua Emilia e gli artisti che lo ancorano profondamente a quel territorio che fu di Cesare Zavattini ma anche di Lucio Dalla. La sua ricerca concettuale si concentra sull’immagine naturale e quella artificiale, l’ambiguità del paesaggio contemporaneo, la citazione della storia, l’immaginario del consumo.

Organizza  originalissime imprese collettive, coinvolgendo altri fotografi presenti sugli stessi temi, di descrizione del paesaggio italiano, tra cui vanno ricordati Viaggio in Italia, progetto che rappresenta una  pietre miliare per la fotografia italiana, ed Esplorazioni sulla Via Emilia.  Dal 1983 al 1985 tiene corsi di Storia della Fotografia all’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università degli Studi di Parma.

 

 

Piano piano riceve sollecitazioni per occuparsi di fotografia d’architettura e un ruolo importante nella sua visione arriva dalla frequentazione con lo scrittore Gianni Celati. I suoi paesaggi sono sospesi, non realistici, per certi versi metafisici, spesso privi di figure umane ma mai privi dell’intervento dell’uomo. L’uso di colori delicati e non saturi è fondamentale nella sua poetica e nasce dalla stretta collaborazione con il suo stampatore Arrigo Ghi. Ma l’importanza della sua poetica nella storia della fotografia è ragguardevole perchè

quando irrompe sulla scena con l’Emilia da sfondo e il suono malinconico della sue immagini, la fotografia si era parzialmente affrancata dalle sue origini neorealiste e antropologiche, coinvolta nei moti sociali degli anni sessanta e settanta inseguendo anche quando la rappresentazione era decisamente artistica un modello più vicino a Henri Cartier Bresson, fino a quel momento prediliva in maniera ricorrente il modello di rappresentazione più reale del reale: fotografia iperrealistica dove intuizione, sensibilità e geometrie si fondono. Poi sul panorama narrativo della fotografia appare Luigi Ghirri con la sua idea di fotografia concettuale che collega la realtà all’immaginazione scompone il paradigma e crea un nuovo percorso interpretativo del reale che collega il pensiero all’immagine. Già nel 1979 il fotografo modenese aveva pubblicato Kodachrome, venuto a contatto con l’arte concettuale era maturata in lui la consapevolezza che qualcosa di profondo era accaduto nella società, entrata in quello che lui definiva il Regno dell’analogo, e quindi la fotografia diveniva niente altro che “l’analogo della realtà”, sostenendo inoltre che ormai viviamo nella moltiplicazione dell’analogo, che è purtuttavia già avvenuta nel mondo reale.

 

 

Luigi Ghirri non fu solo un abile utilizzatore del colore, fu anche uno dei suoi primi pionieri, piuttosto malvista ai suoi tempi la pellicola a colori era tipica delle pubblicità come delle cartoline ma i colori che il fotografo utilizzava non erano mai forti, violenti, definiti piuttosto sempre sfumati, dolci, tenui, tali da definire la sua poetica anche solo nei toni delle immagini oltre che sugli scatti e la tecnica fotografia. Una immagini di Luigi Ghirri è riconoscibile anche attraverso le sua cromatica, i suoi toni, e questo è forse l’elemento che caratterizza di più la sua opera, più che in chiunque altro artista.

 

 

Un’altra particolarità del suo stile è la notevole carenza di persone, il maestro infatti desiderava fotografare l’uomo perlopiù attraverso gli oggetti e i luoghi della sua vita. Uno dei suoi lavori sicuramente più importanti, che definisce meglio il suo contributo artistico fu quello sui “non luoghi”: quegli spazi che costruiscono il nostro quotidiano, gli angoli, i corridoi, gli scorci trascurati ed invisibili. Quell’altrove che è dietro l’angolo più luogo dell’anima che spazio fisico ma per essere tale ha bisogno di essere ricercato, scrutato, immortalato. Le immagini che ritraggono questi luoghi, che riprendono con la camera luoghi comuni, sono forse i più autentici e numerosi della sua collezione. Nelle sue fotografie la presenza umana è rarefatta e quasi invisibile, impercettibile, come se quei luoghi fossero sempre esistiti indipendentemente dall’uomo. Poi ci sono gli scatti monotoni che ritraggono elementi di ovvietà quotidiana, per un artista che non si è stancato di fotografare anche porte, finestre, piante e che ha messo a punto perfino una raccolta di scatti sul cielo, realizzata in un anno che cattura un’immagine al giorno per 365 giorni.

 

 

La fotografia con Luigi Ghirri diventa il linguaggio per conoscere, scoprire, descrivere, non è uno strumento per immortalare il bello ma la rappresentazione della realtà banale e quotidiana con stupore e meraviglia. Lui guarda a Walker Evans e a Ansel Adams, legge Roland Barthes, Luis Borges, Italo Calvino, ascolta Bob Dylan e frequenta Gianni Celati,  un autore che sa descrivere proprio i luoghi del cuore di Luigi Ghirri con le parole ma come fossero pennellate su una tela, con gli stessi colori, le stesse sfumature, i toni morbidi quasi annebbiati.

Niente di antico sotto il sole raccoglie anche le interviste che il maestro ha rilasciato nell’arco di tempo che va dal 1973 al 1991, ora pubblicati in un unico libro permettono di ripercorrere la sua poetica e l’intreccio concettuale e teorico di uno dei massimi esponenti della storia della fotografia.

 

Luigi Ghirri, Niente di antico sotto il sole (Quodlibet, pagg. 360, euro 22. In libreria dal 19 maggio)

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