PHOTO/ ESSERE MARIO DONDERO UNA MOSTRA A MILANO

Palazzo Reale dedica al fotografo milanese una completa antologica che ne racconta l’approccio alla fotografia di denuncia sociale e lo sguardo anticonformista

 

Essere Mario Donder. Investigare con il mirino l’anima degli ultimi, degli umili, denunciare con il suo sguardo intelligente e pieno di cuore il disagio sociale. Riconoscere nella sua fotografia quell’istante che esprime il tutto, dove tutto è la complessità delle emozioni che nessuna pagina di scrittura può sintetizzare meglio ma solo quello scatto è riuscito a rendere più reale del reale.

Classe 1928 (Milano, 1928 – Petritoli, 2015)  Dondero è stato uno dei fotoreporter italiani più liberi e intelligenti, ora Palazzo Reale gli dedica la prima mostra antologica mai realizzata a Milano sul suo lavoro. Dondero era divertente, spiritoso, a tratti surreale. profondo amico di Ugo Mulas suo coetaneo, scomparso molti anni prima, molto amato dai suoi colleghi fotoreporter e da tutto il mondo che può girare attorno alla fotografia, personalmente ho avuto il privilegio di conoscere e frequentare il suo stampatore, Claudio Bassi, che per ironia del destino e coincidenze della vita ad un certo punto è diventato anche il mio.

Mario Dondero - La libertà e l'impegno, installation view at Palazzo Reale, Milano, 2023. Photo Nicola Cazzulo

La mostra milanese, curata da Raffaella Perna, nella cui organizzazione l’Archivio rappresentato dalla figlia Maddalena Fossati Dondero ha partecipato in modo attivo, presenta materiali ormai divenuti iconici e altri a oggi inediti. Insieme a molte tra le fotografie più note, in mostra vengono presentati diversi scatti mai visti, forniti dall’archivio dell’autore, tra cui alcuni ritratti di Pier Paolo Pasolini e Laura Betti.
La rassegna è divisa in dieci sale con altrettante tematiche. Nella seconda sono 11 immagini che ritraggono la migrazione interna al Paese, un tema che dovrebbe essere ricordato ogni giorno per riuscire a comprendere la nostra storia in relazione a quella dei nuovi emigranti; in sala si racconta anche del non così scontato processo di alfabetizzazione. E quindi, in quella successiva, le foto irlandesi in sostegno alle lotte studentesche. Tre sale presentano i ritratti di personaggi famosi del mondo della cultura e dello spettacolo.
Campeggia nella settima sala la celeberrima immagine relativa ai protagonisti del Nouveau Roman a Parigi. E la Francia, Paese amato e vissuto da Dondero, è protagonista dell’ottava sala: ci troviamo qui di fronte a una sorta di percorso epocale che va dalla fine degli Anni Cinquanta al ’68, al 1975 – quando il leader cinese, Deng Xiaoping, si reca a Parigi – e quindi al 2011, con le manifestazioni per la difesa dei diritti sociali, continuamente in bilico.

La nona sala è dedicata agli importanti lavori africani del fotografo, che giovanissimo ha partecipato alla lotta partigiana in Val d’Ossola. Dondero è sempre stato in prima linea per denunciare i soprusi, per documentare le prevaricazioni. Gli anni della sua giovinezza hanno rappresentato una sorta di parola d’ordine comportamentale e intellettuale per il resto della sua vita, conclusasi nel 2015.
L’ultima sala raccoglie immagini scattate dalla fine degli Anni Settanta in poi, in varie parti del mondo. Un percorso che ci accompagna nella storia del Novecento attraverso uno sguardo intelligente, critico e soprattutto anticonformista.
La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato da Silvana Editoriale.

 

 

 

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