WINE/ GIOVANNA NERI E IL BRUNELLO DI MONTALCINO COL DI LAMO QUANDO L’AZIENDA E’ FEMMINA

Vendemmia 2023 di qualità per il Brunello Col di Lamo di Giovanna Neri

L’azienda interamente “bio” di Montalcino rileva un calo di produzione dovuto al clima umido e alla peronospora

 

Un’azienda interamente biologica gestita da una donna, Giovanna Neri, ma che è anche tutta al femminile. Assieme a lei c’è infatti sua figlia Diletta che la affianca tra i vigneti, ma il clima umido di quest’anno e la peronospera sono arrivate come un macigno sui vigneti che si estendono a circa 300 metri sul livello del mare. E mentre a Montalcino fervono i preparativi per il Benvenuto Brunello, in calendario dal 17 novembre al 28, abbiamo incontrato la produttrice, per capire come si è chiusa la vendemmia 2023. Il leit motiv di  Col di Lamo, l’azienda che prende il nome dai terroir di Montalcino dove nasce la cantina, è “Fai della tua vita un sogno e di un sogno la tua realtà”. Dal 2018 la cantina è completamente “bio” ed ha la certificazione ICEA.

 

 

Neri, una laurea in Giurisprudenza nel cassetto ma da sempre viticultrice, considera i vini che produce sue creature: Brunello di Montalcino DOCG, Rosso di Montalcino DOC, il Lamo IGT e l’Acquavite di Brunello. Vi si dedica direttamente, come le ha insegnato suo padre che le ha trasmesso l’amore per la vite e lei lo ha insegnato a sua figlia Diletta. Anche l’etichetta dei vini Col di Lamo è stata studiata per far riconoscere il tocco femminile dell’azienda, illustra infatti il profilo delicato del volto di una donna. La vendemmia 2023 è stata caratterizzata – spiega Neri  – da uno squilibrio climatico sull’altro. La nostra azienda è situata in una delle zone più suggestive della Toscana, tra Montalcino e le colline della Val d’Orcia, e si estende per un territorio di 80 ettari, dice Neri. Le copiose piogge di primavera e la forte umidità hanno portato nel 2023 ad una diminuzione di circa il 40% della produzione. “Il clima sembrava impazzito, afferma Neri”. Nel mese di aprile è piovuto tanto. Da noi si dice: “Aprile, ogni goccia un barile”, ma poi ha continuato a piovere e c’è stata un’umidità altissima. Sembrava di stare a Bankok, prosegue. Poi a maggio è piovuto ancora per altri quindici giorni di seguito ed è ripreso a piovere anche nella prima decade di giugno. Cose mai viste in Toscana”. D’altro canto la fine della vendemmia in Toscana ufficializza un calo della produzione di oltre il 35% e proprio per questo è stato chiesto lo stato di calamità. Infatti le pigge intenze e prolungate tra maggio e giugno hanno favorito la diffusione della penorospora su tutt’Italia, ma in Toscana il danno è stato ingente e il danno maggiore lo stanno pagando le cantine. A tutto questo si è aggiunto il calo del consumo di vino, mentre quest’anno il Belpaese ha perso la leadership nella produzione del vino lasciando lo scettro alla Francia.

 

 

(GIOVANNA NERI E SUA FIGLIA DILETTA)

 

 

“Noi siamo come una fabbrica all’aperto, aggiunge Neri. Quest’anno ci sono stati una serie di fattori climatici strani che non ci hanno aiutato. Per di più noi siamo un’azienda interamente biologica e non abbiamo potuto fare trattamenti chimici, come avvenuto in altre aree di produzione del Brunello di Montalcino”. “Le foglie delle viti sono state attaccate dalla peronospora, spiega Neri. Noi non potevamo intervenire con prodotti chimici, come fatto dalle aziende non “bio”. Per noi è stato come curare l’influenza con la spremuta d’arancia: si cura meglio con gli antibiotici; la spremuta d’arancia non fa nulla”. La produzione si è ridotta di circa il 40%, sottolinea. “Abbiamo già avvertito gli importatori che nel 2028 sicuramente non ci saranno disponibilità di “Brunello di Montalcino Selezione “A Diletta” DOCG, e Brunello di Montalcino Riserva DOCG. Ma le uve erano belle, la qualità degli acini è stata buona. Il nostro è un vino importante, noi produciamo il Rosso, il Brunello e il Lamo. Sicuramente non faremo la “Selezione” e la Riserva”, rifatte nel 2019, ma che sono mancate anche nelle annate 2017 e nel 2018”. Tuttavia, Neri dice di non essere pentita del suo traghettamento al biologico. “Penso che con l’aiuto degli agronomi e della ricerca si saprà affrontare meglio questo tipo di malattia. Ho fiducia nella ricerca, conclude, ma con la spremuta d’arancia non si fa nulla, non si cura la malattia”.

 

 

L’azienda Col di Lamo conta 6 ettari di vitigni per la produzione di Brunello di Montalcino, 1 ettaro e mezzo per il Rosso di Montalcino e altri 2 ettari per la produzione di Igt. In tutto sono circa 9 ettari e mezzo di terroir vitato su una tenuta alle porte di Montalcino. L’azienda che esporta circa il 70% della sua produzione, si può definire quindi una cantina “boutique”. I suoi vini arrivano in Svizzera, Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Norvegia e da un po’ di tempo anche in Germania. Rispetto al 2018 l’azienda Col di Lamo ha vitato due ettari in più di IGT. “Pensavamo – conclude Neri – di aggiungerne ancora altri due ettari, fino ad arrivare a un totale di dodici ettari vitati, con l’obiettivo finale di raggiungere i quindici ettari in tutto”.

 

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