PHOTO/ TINA MODOTTI MUSA ISPIRATRICE DI EDWARD WESTON E AMICA DI PABLO NERUDA E FRIDA KALHO IN MOSTRA A PALAZZO ROVERELLA A ROVIGO CON OLTRE 300 OPERE

 Tina Modotti, sorella non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa. Riposa dolcemente sorella. Sul gioiello del tuo corpo addormentato ancora protende la penna e l’anima insanguinata come se tu potessi, sorella, risollevarti e sorridere sopra il fango“. Questi primi versi di Neruda compaiono nel pantheon degli artisti della capitale messicana. “Puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita:/di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma,/d’acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea,/la tua delicata struttura“, nella stele che alla Modotti è stata dedicata nella sua città natale.
Pablo Neruda colpito dalla morte improvvisa dell’amica, avvenuta la sera del 5 gennaio del ’42 mentre in taxi tornava da una cena con amici, le dedicò questa accorato accorato ricordo
La mostra dedicata a Tina Modotti a Palazzo Roverella – Rovigo – è la più importante, per numero di opere presenti, mai allestita. Sono oltre 300 le fotografie, alcune delle quali inedite in Italia, che resteranno esposte fino al 28 gennaio 2024.

L’importanza di una simile raccolta si comprende meglio alla luce di alcune vicende biografiche dell’artista, a partire dal fatto che Tina Modotti si è dedicata alla fotografia per soli 7 anni dal 1923 al 1930, anno in cui fu costretta a lasciare il Messico. La mostra si inaugura quindi proprio nell’anno del centenario della carriera fotografica della protagonista. “Tina Modotti. L’Opera” non vuole però mettere al centro il racconto biografico dell’artista, che per molti anni è stata oggetto di interesse più per la sua vita che per la forza espressiva dei suoi scatti, ma innanzitutto farci scoprire e apprezzare la sua produzione artistica.

Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti, conosciuta come Tina Modotti è stata una fotografa, attivista e attrice italiana.

È considerata una delle più grandi fotografe dell’inizio del XX secolo, nonché una figura importante e controversa del comunismo e della fotografia mondiale. Opere della produzione fotografica della Modotti sono conservate nei più importanti istituti e musei del mondo. Fu musa ispiratrice di Edward Weston con il quale ebbe una relazione durata parecchi anni. Fu il grande fotografo a introdurla nell’arte della fotografia. Geniale, sempre attenta alla vita quotidiana e al lavoro dei contadini e degli operai a quel tempo, diceva di sè di sorridere quando veniva definita un’artista, lei si considerava solo una fotografa. Fu grande la sua amicizia con Frida Khalo, di cui si conservano alcune foto.

Tina Modotti (1896/1942), dopo Robert Capa e Robert Doisneau, nel grande autunno della fotografia di Palazzo Roverella. L’appuntamento con la più leggendaria delle donne fotografe è, dal 22 settembre al 28 gennaio 2024, in una estesa monografica – più di 200 immagini insieme a filmati e documenti – curata da Riccardo Costantini con la collaborazione di Gianni Pignat e Piero Colussi. La mostra è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e si avvale della collaborazione di Cinemazero e della segreteria organizzativa di Dario Cimorelli Editore.

Donna che non ammetteva barriere o limiti, Tina affrontò la vita con la grinta di pasionaria, forte di una bellezza che intrigava uomini e donne e di un talento che la condusse, dalla povera casa di via Pracchiuso 89 della natia Udine ad Hollywood, dove fu protagonista in tre film muti, e poi nella vivacità culturale di Città del Messico.

Ad introdurla alla fotografia fu il grande fotografo americano Edward Weston, di cui fu modella e assistente, arrivando a costruire un suo personale percorso tematico e stilistico. Tina Modotti sperimenta l’uso della macchina fotografica, spaziando dalle architetture alle nature morte, per poi dedicarsi anima e corpo a raccontare la vita, il lavoro, la quotidianità dei ceti popolari, contadini e operai, cui lei sentiva di appartenere.

L’esposizione documenta l’intera opera della Modotti facendo perno sulla ricostruzione dell’unica mostra da lei direttamente realizzata a Città del Messico, nel 1929, dove furono esposte una sessantina di opere oltre 40 delle quali saranno presenti in mostra.

Tina Modotti partecipa alla vivacità culturale della città, frequenta lo scrittore John Dos Passos, l’attrice Dolores Del Rio e diventa amica di Frida Kalho e Diego Rivera, e di quest’ultimo fotografa i murales.

 

(Edward Weston)

L’opera di Tina Modotti fu per molti anni dimenticata fino alla sua riscoperta nell’occasione della mostra al Moma di New York, nell’inverno del 1977. Da quel momento la sua figura di donna intellettuale ed anticonformista, così come la sua opera fotografica, sono state oggetto di studi ed approfondimenti, confermandone il ruolo di grande protagonista del XX secolo.

La mostra è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, col sostegno del Comune di Rovigo, in collaborazione con l’Accademia dei Concordi, e sostenuta da Intesa San Paolo, nel ruolo di Main Sponsor. Un così ampio allestimento è stato reso possibile grazie ad anni di ricerca da parte dell’associazione culturale Cinemazero, assieme a Gianni Pignat e Piero Colussi, che hanno consentito di ritrovare in ogni lato del pianeta fotografie della Modotti, presso Musei e collezionisti privati, arrivando a catalogarne oltre 500.

Nel percorso espositivo, curato da Riccardo Costantini, si riscopre così la varietà di approcci dell’artista rispetto al soggetto ripreso, dalle nature morte, ai ritratti, alla documentazione sociale, fino alla comunicazione politica. La mostra è anche l’occasione per far conoscere figure poco note in Italia, ma molto importanti nel Messico negli anni ’20, intellettuali, artisti, politici, che a Palazzo Roverella sono presentati nella sezione espositiva dedicata alla ritrattistica. Al centro del percorso espositivo troviamo poi un cospicuo numero (più di quaranta) di quelle fotografie che Tina scelse nel 1929 in Messico per l’unica mostra individuale che le fu dedicata in vita, che si componeva di una settantina di scatti.
Muore nel 1942 e bisogna aspettare diversi anni per la prima mostra realizzata su Tina Modotti, una piccola esposizione allestita nel 1973 a Udine, la sua città natale, seguita tre anni dopo dal MoMA di New York.

Durante la conferenza stampa di presentazione della mostra, Riccardo Costantini spiega così il modo di scattare della fotografa: “Tina Modotti varia tanti stili nei suoi pochi anni di fotografia. Il suo è uno stile in evoluzione, che tocca il formalismo iniziale di Weston, suo maestro. Troviamo un leggero fuori fuoco, questa leggera imperfezione, questa difficoltà che abbiamo ogni tanto a trovare il vero centro della fotografia. Tina Modotti ci chiede di partecipare alle sue foto. Il nostro sguardo anche nei confronti dei ritratti vaga nella fotografia e si installa in dialogo con l’opera che stiamo guardando all’interno del nostro io. Una fotografia partecipante: non siamo mai indifferenti di fronte all’opera di Tina Modotti, siamo chiamati a entrare in campo, a sentire i temi che tocca come nostri.

Tina Modotti. L’Opera“, nella sua attenta costruzione, rappresenta non solo la celebrazione di una grande artista del primo ‘900, a lungo dimenticata nel suo Paese di origine, ma anche la riscoperta di una grande donna, indipendente, emancipata, colta e intelligente. Un punto di vista che ben si inserisce nell’idea di progetto culturale che la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo sviluppa nella sua attività espositiva a Palazzo Roverella, in uno sforzo che ambisce a promuovere un “risveglio” culturale per l’intero territorio del Polesine, con risultati già confermati in termini di indotto economico e di generale coinvolgimento dell’intera comunità. Lungo il percorso espositivo, infatti, i visitatori avranno l’occasione di confrontarsi con la testimonianza di una grande donna e fotografa, di un racconto storico per immagini del Paese, il Messico, che visse la prima grande rivoluzione tra il 1910 e il 1920. Attenta alle condizioni degli ultimi, alle battaglie di riforma ed educazione, le fotografie di Tina Modotti ci raccontano quella società e le condizioni del lavoro, ma anche le donne che in alcune regioni del Messico di allora, a partire da quel Tehuantepec dove Tina realizzò alcuni degli scatti più iconici della sua produzione, erano esempio di una cultura matriarcale, in cui le donne ricoprivano un ruolo chiave, erano indipendenti e sessualmente libere.

La mostra di Rovigo consentirà quindi ai visitatori di scoprire un grande personaggio, che parlò cinque lingue e visse in otto diverse nazioni, insieme ad una storia dai risvolti personali, sociali, politici e umani che merita di essere conosciuta e che finirà certamente per conquistare i più, prima di tutto per la qualità artistica, ma anche per la profondità e l’attualità dei temi toccati dalle sue foto.

 

Titolo: Tina Modotti a Palazzo Roverella

Apertura: 22/09/2023

Conclusione: 28/01/2024

Organizzazione: Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Comune di Rovigo

Curatore: Riccardo Costantini

Luogo: Rovigo, Palazzo Roverella

Indirizzo: Via Giuseppe Laurenti, 8/10 – 45100 Rovigo

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