ALLA MOLE VANVITELLIANA DI ANCONA GLI SCATTI CHE IMMORTALANO I FRAMMENTI PIÙ SERENI DELLA VITA DI FRIDA KAHLO CHE FU AMICA DI TINA MODOTTI, COMPAGNA DI EDWARD WESTON, CON CUI CONDIVISE L’AMORE PER LA FOTOGRAFIA E LO SGUARDO RIVOLUZIONARIO SUL MONDO MENTRE IL PALAZZO DUCALE DI GENOVA OSPITA “TINA MODOTTI: DONNE MESSICO E LIBERTA'”
(ph/ Tina Modotti)
Stampe vintage, di formati differenti, esposte a parete su pannelli monocromatici con brevi note didascaliche introducono il visitatore all’interno del percorso espositivo allestito presso la Mole Vanvitelliana di Ancona. L’itinerario si apre con le immagini dei protagonisti della rivoluzione messicana degli Anni Dieci, da Pancho Villa a Emiliano Zapata, e procede con gli scatti di Guillermo Kahlo, giunto in Messico nel 1891 per realizzare, su incarico del governo austriaco, una serie documentaria sulle chiese coloniali e barocche del Paese. Frida, ritratta dal padre durante l’età dell’infanzia e della giovinezza, appare avere già una grande confidenza e naturalezza verso la macchina fotografica, fissando disinvolta e sicura il suo interlocutore. Si susseguono poi come in un album di ricordi le fotografie scattate da Leo Matiz, Imogen Cunningham, Edward Weston, Lucienne Bloch, Bernard Silberstein, Manuel e Lola Alvarez Bravo e Nickolas Muray, dove a colpire e ipnotizzare sono gli occhi, profondamente espressivi e penetranti, che raccontano di umori, passioni e inquietudini.
Non si trovano le immagini crude che ricordano gli aspetti più soffrenti della sua esistenza, ma solo rappresentazioni di una donna libera ed emancipata, dalla personalità vitale e indomita, circondata da persone familiari e gioiose. La si vede raffigurata per lo più in abiti tradizionali e popolari, quale segno tangibile della sua identità e appartenenza alla cultura e società messicana: vestiti lunghi e colorati, mantelle vivaci, orecchini, collane e anelli dal gusto squisitamente tribale. Estrose e fiorite sono le acconciature, come quando posa con un centrino in testa, mentre copre i capelli, raccolti sotto un foulard, in uscita da una chiesa a Coyoacán nel 1937 a favore dell’obiettivo di Fritz Henle.
Amante della natura e degli animali, immersa nel verde dei prati immortalata accanto a un daino, è potente e ammaliante nei gesti e nelle movenze. Fotografata nel suo studio, al lavoro su una tela, a una mostra o con i suoi amici, come Lev Trotsky e gli artisti Lionel Reiss ed Emmy Lou Packard, traspare ogni volta magnetica e vera. Gli spezzoni di quotidiano, intimi e singolari, che la ritraggono ne consegnano una narrazione chiara e sincera. In diversi scatti è insieme al marito Diego Rivera, cui la legava un sodalizio artistico e una struggente e tormentata storia d’amore, fatta di tradimenti, separazioni e seconde nozze.
Un mosaico di momenti e di emozioni che testimoniano un’esistenza ricca di esperienze e di incontri. Un viaggio empaticamente coinvolgente alla scoperta di una Frida privata e inedita.
“Le cicatrici sono aperture attraverso le quali un essere entra nella solitudine dell’altro”.
È una vita eccezionalmente Vissuta quella immortalata in oltre cento scatti da alcuni dei più grandi maestri della fotografia del primo Novecento, che ritraggono Frida Kahlo (Coyoacán, 1907-1954) nei momenti più felici della sua esistenza, accanto agli amici e al compagno di vita Diego Rivera mentre dipinge o si mette in posa.
La vita di Frida Kahlo si intreccia cn quella di Tina Modotti. Entrambe artiste, entrambe fotografe, entrambe rivoluzionarie e grandi amiche.

In esposizione circa 100 stampe originali ai sali d’argento degli anni Settanta realizzate a partire dai negativi di Tina, che Vittorio Vidali consegnò al fotografo Riccardo Toffoletti, oltre a fotografie, lettere e documenti conservati dalla sorella Jolanda, e video. Obiettivo è raccontare una delle più grandi interpreti femminili dell’avanguardia artistica del Novecento, Tina Modotti, che espresse la sua idea di libertà attraverso la fotografia e l’impegno politico e sociale, divenendo icona del paese che l’aveva accolta, ma trascendendo ben presto i confini del Messico nella sua pur breve vita, per essere riconosciuta sulla scena artistica mondiale.
È considerata una delle più grandi fotografe dei primi decenni del Novecento, nonché figura di grande fascino del movimento comunista e della fotografia mondiale. Le fotografie scattate da lei in Messico, dove si trasferì dagli Stati Uniti nel 1923, testimoniano la sua militanza politica, umana e sociale.
“Siamo molto contenti di ospitare questa mostra a Palazzo Ducale, che si conferma non soltanto come un luogo di produzione artistica e di accessibilità culturale, ma anche come importante crocevia di riflessione civile”, ha sottolineato la direttrice di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Serena Bertolucci. “La mostra è infatti il tributo a una grande fotografa, dallo stile unico e riconoscibilissimo, i cui scatti fanno parte delle collezioni dei più importanti musei del mondo; ma è nello stesso tempo un viaggio alla scoperta di una donna straordinaria, poliedrica, appassionata, anticonformista, impegnata nella lotta per il riconoscimento dei diritti. Una donna che, se dovessi definire con un solo aggettivo, direi modernissima”.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da 24 ORE Cultura e a cura di Biba Giacchetti che illustra, con il corredo di un ampio apparato storico, il viaggio tra i confini del Messico attraverso la fotografia di Tina Modotti, simbolo di emancipazione e modernità, la cui arte è strettamente legata all’impegno sociale.

Palazzo Ducale Genova
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