MOVIE/ GIULIANO MONTALDO: I GRANDI MAESTRI DI CINEMA NON MUOIONO MAI

Addio a Giuliano Monaldo, maestro di cinema e ultimo grande regista di quella stagione d’oro del cinema italiano che va sotto il nome di Neorealismo. Giuliano Montaldo, decano del cinema italiano, ha espresso quell’impegno civile che ha caratterizzato la sua intera attività registica in particolare con la trilogia composta da Gott mit uns (1970), Sacco e Vanzetti (1971) e Giordano Bruno (1973), rispettivamente sul potere militare, giudiziario e religioso. Montaldo fu molto attivo anche nella produzione di grandi opere televisive come il kolossal in otto puntate Marco Polo. Prodotto da Rai e Nbc nel 1982, trasmesso in 46 Paesi del mondo, vincitore agli Emmy award. Un’epica e complicatissima impresa girata a Venezia, Marocco, Cina e Mongolia portata a termine solo grazie all’ostinazione e all’entusiasmo suo e della moglie Vera, attrice, sceneggiatrice, costumista, assistente alla regia e sua inseparabile collaboratrice. Un lungo matrimonio con Vera Pescarolo, si è spento nella sua casa romana all’età di 93 anni. Nato nel 1930 a Genova partecipò alla Resistenza nella sua città. Lì cominciò la rilevante collaborazione con Carlo Lizzani, con cui esordì come attore, proseguendo poi come regista di opere memorabili: da “Gott mit uns”, ma i titoli di una filmografia eccelsa sono tanti: da “Gli occhiali d’oro”, a “Tempo di uccidere”, a “I demoni di San Pietroburgo”, a “L’Industriale”.

 

Montaldo aveva cominciato la carriera di attore prima di passare dietro la macchina da presa, ma ha sempre continuato a recitare in diversi film, a cominciare da Achtung banditi (1951) e Cronache di poveri amanti (1954)  entrambi di Carlo Lizzani, Il caimano di Nanni Moretti e Tutto quello che vuoi (2017) di Francesco Bruni nel ruolo di protagonista accanto al giovane Andrea Carpenzano.

A soli 14 anni Montaldo venne rastrellato dai nazifascisti in Liguria e deportato sul fronte al sud. Riuscì a scappare per poi unirsi alla Resistenza nel Gruppo di Azione Patriottica (Gap) della sua città.

Debuttò come attore nel 1951 in Achtung! Banditi! di Carlo Lizzani con Gina Lollobrigida e, sempre di Lizzani, in Cronache di poveri amanti con Marcello Mastroianni, interpretando successivamente nella sua carriera una ventina di film diretti, fra gli altri, da Luciano Emmer, Francesco Maselli, Elio Petri, Valerio Zurlini, Margarethe von Trotta, Nanni Moretti, Carlo Verdone e – per ultimo – da Francesco Bruni in Tutto quello che vuoi che nel 2018 gli valse un premio David di Donatello per la sua interpretazione.

Aiuto regista in numerosi film fra cui La lunga strada azzurra (1957) e Kapò (1960), e in seguito regista della seconda unità in La battaglia di Algeri (1966), tutti diretti da Gillo Pontecorvo, Montaldo esordì come regista nel 1961 con Tiro al piccione che, restaurato dalla Cineteca Nazionale, fu presentato nel 2019 alla Mostra del cinema di Venezia.

Oltre 20 film da lui diretti, 16 dei quali musicati da Ennio Morricone che rendono Montaldo il regista con cui il compositore ha collaborato più volte, entrati nella storia del cinema fra cui: Gli intoccabili (1969) con John Cassavetes; Sacco e Vanzetti (1970), con Gian Maria Volonté, e la celebre canzone cantata da Joan Baez che valse a Riccardo Cucciolla il premio per il miglior attore protagonista al festival di Cannes del 1971.

Posso dirvi che vedendo Gian Maria Volonté capirete cosa vuol dire il mestiere dell’attore”, disse con convinzione Giuliano Montaldo tanto tempo fa e aveva ragione. Regista amatissimo, Montaldo si è spento nella sua casa romana a 93 anni. Lui che, decano del cinema italiano, non è stato solo regista ma anche sceneggiatore e attore, e che dal 1999 al 2004 è stato a capo dell’allora nascente Rai Cinema. Sacco e Vanzetti del 1971 e Giordano Bruno del 1973 sono i due suoi film simbolo, quelli che tutti ricordano e riconoscono, ma il suo percorso è stato lungo e interessante. Ha amato il cinema in tutte le sue forme e si è anche divertito nel farlo, con passione, intelligenza e profonda attenzione. Montaldo ha sempre avuto al suo fianco nel privato e nel lavoro l’amata Vera Pescarolo. Alla coppia è stato dedicato anche un documentario a firma di Fabrizio Corallo dal titolo Vera & Giuliano.

Fu premiato con il David di Donatello alla carriera, nonché per una interpretazione attoriale in “Tutto quello che vuoi” di Francesco Bruni.
Lo vogliamo ricordare nel commovente film documentario di Fabrizio Corallo “Vera&Giuliano”, in cui si esplicita il grande amore per la compagna Vera Pescarolo. originale il suo punto di vista sul film Roma Città Aperta, di Roberto Rossellini che quando uscì a Roma al cinema Quirino fu stroncato dalla critica. Lui seppe guardare oltre. Come sempre.
“Roberto Rossellini, rilevò Montaldo, ebbe l’audacia di inserire per la prima volta in un film un tema così delicato come la droga e l’omosessualità. Nel film infatti Giorgio Manfredi venne deportato a via Tasso assieme a Don Pietro Pellegrini e torturato fino alla morte”.  (Roma Città Aperta Vito Annicchiarico, il piccolo Marcello racconta il set, pag. 51 – Gangemi 2015). Grande maestro di cinema, vivrà sempre nella nostra memoria.

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