WINE/ A BOLOGNA SLOW WINE FAIR DAL 25 AL 27 FEBBRAIO TANTE LE ETICHETTE CON PIU’ DI 800 CANTINE

A Bologna dal 25 al 27 febbraio 2024 sono attese più di 800 cantine nella fiera che in sole tre edizioni si è aggiudicata essere tra le più rilevanti nel mondo enoico, sul piano nazionale ed internazionale. Ed ecco alcune delle aziende presenti alla kermesse di Slow Wine Fair.

 

Partendo dall’Umbria incontriamo Pomario. La cantina si trova su un poggio molto luminoso ed isolato dal resto del territorio, elevato a 500 metri sul livello del mare. Siamo nel comune di Piegaro, tra i colli Orvietani e il Lago Trasimeno, qui nel 2005 Giangiacomo Spalletti Trivelli e la moglie Susanna d’Inzeo, mossi da un richiamo emotivo verso quel luogo, allora abbandonato, fondarono l’azienda. Per loro Pomario ha da sempre rappresentato un rifugio, un “Buen Retiro”, adatto a riprendere la storia enologica familiare. Questa inizia a fine Ottocento con Venceslao Spalletti Trivelli, senatore del Regno assieme alla moglie Gabriella Rasponi, nipote di Carolina Bonaparte che decisero di comprare un’azienda in Toscana dove successivamente il figlio Cesare, nonno di Giangiacomo, iniziò la produzione di un Chianti molto rinomato. Chi lo ha bevuto, ancora si ricorda chiaramente e con molto piacere, il Chianti Spalletti, prodotto fino ai primi anni ‘70. Oggi l’azienda grazie all’aiuto di Federica De Santis, agronoma, e Mery Ferrara, enologa, coltiva oltre a diverse varietà di ortaggi e olio: Sangiovese, Merlot, Ciliegiolo, Alicante Malavasia Nera, Colorino Foglia Tonda, Trebbiano, Grechetto, Riesling Renano, Sauvignon Blanc, Malvasia, Chardonnay, Vermentino, Incrocio Manzoni.

Quasi allo stesso parallelo ma dentro i confini toscani dell’alta Maremma troviamo Muralia. Anche qui la chiave di lettura è il sogno e i protagonisti sono Stefano Casali e la moglie Chiara D’Amelio. Stefano dopo anni di lavoro passati nell’ambito dell’industria elettronica a Milano, decide di seguire il desiderio della moglie per far rivivere l’antica casa di famiglia del 1700, acquistata negli anni ’50 del secolo scorso dal nonno piemontese, medico e appassionato di agricoltura. L’idea è quella di allontanarsi dalla vita cittadina frenetica e vivere al ritmo della natura. Il sogno viene trasmesso anche al visitatore di Muralia, che percorrendo un pittoresco viale di cipressi, nella zona di Poggiarello nel comune di Grosseto, si ritrova sperduto, in mezzo al denso verde della maremma, tagliato dal cielo che prende le striature del mare; ma allo stesso tempo ritrovato, tra il suono e l’energia della natura sapiente di cose perdute e ora ritrovate. L’azienda ha una proprietà di 130 ettari, 14 a vigna, 8 a oliveto ed il resto a vivaio specializzato. Grazie anche all’aiuto dell’enologa Vincenza Folgheretti, si coltivano le varietà: Sangiovese e Syrah, a corollario Merlot, Cabernet Sauvignon e Viognier.

 

 

Ci immergiamo poi nel cuore delle terre del Brunello con La Casaccia di Franceschi. Un’azienda molto giovane, guidata dai due fratelli Flavia e Federico Franceschi, con alle spalle generazioni di vignaioli. Questo progetto inizia infatti nel 2015 con il padre, Leopoldo Franceschi, quinta generazione di viticoltori a Montalcino. Già in questi pochi anni di vita l’azienda è cresciuta e alla coltivazione iniziale di Sangiovese e Merlot a Montalcino e Sant’Angelo in Colle, si è aggiunto il Merlot, il Cabernet Sauvignon, il Cabernet Franc e il Carmenère nella zona delle Spinaie nel basso grossetano. La Casaccia ha una storia che contiene tutto quello che serve per il mosaico della produzione di ottimi vini. La metodologia è semplice: le cose più importanti sono l’ambiente e la materia prima.

 

Più o meno al centro della Toscana troviamo Usiglian del Vescovo, nella DOC Terre di Pisa a circa 35 km dalla costa, una zona che beneficia di un ambiente particolarmente vocato alla viticoltura, come testimonia la sua storia, lunga mille anni. Il connubio tra natura incontaminata, memoria storica e moderne tecniche fornite dalla ricerca scientifica in campo agronomico, hanno consentito di ottenere prodotti di alta qualità, che abbiano impresso tutto il carattere e l’energia del luogo in cui nascono. La tradizione si integra con avanzate tecniche enologiche, volte sempre a preservare e non alterare il prodotto finale, cosicché ogni etichetta prodotta rappresenti una spontanea modalità espressiva e sveli le poliedriche sfumature di un territorio complesso. Grazie anche all’aiuto dell’enologo Federico Ricci, nei 23 ettari vitati si coltivano: Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah, Petit Verdot, Chardonnay e Viognier.

 

Al confine tra la Toscana e la Liguria sorge Terenzuola. Siamo nel comune di Fosdinovo, nel cuore dei Colli di Luni, in una splendida posizione a 350 metri sul livello del mare, casa di Ivan Giuliani, un architetto del paesaggio.  Mi è rimasto l’amore per l’arte e nel tempo sono diventato un architetto del paesaggio, un custode del territorio e del suo ambiente». L’amore per le forme, nascondeva in se una filosofia di vita ancor più intima e cogente per l’animo di Ivan Giuliani. Inseguire la propria visione, credere nelle basi, nelle piccole cose, per sviluppare un progetto molto più ampio. Un architetto del paesaggio si, ma anche costruttore di un’importante vision imprenditoriale che si è concretizzata giorno per giorno, nel corso degli anni. Tutto inizia nel 1995 quando Ivan decide di prendere le redini dell’azienda degli zii, dedita fino a quel momento all’allevamento del bestiame e all’agricoltura. Inizia così un importante recupero di vigneti e le prime sperimentazioni per trasmettere al vino l’anima del vigneron. Adesso negli oltre 15 ettari aziendali si coltiva: Vermentino, Vermentino Nero, Uva Merla (biotipo del Canaiolo), Massaretta, Bosco, Albarola e Ruzzese, Trebbiano.

 

 

Entrando nel vivo della Liguria, nell’incantevole paese di Dolceacqua, incontriamo un altro vigneron che ha costruito la sua vita partendo da una visione, Roberto Rondelli. L’azienda prende il suo nome, viene fondata nel 2000 quando Roberto ha appena 18 anni, la maggiore età ha significato la possibilità di concretizzare il suo sogno: far crescere l’uva Rossese di Dolceacqua e farne vino. I primi anni sono di formazione, dedicati al confronto con altre realtà e viaggi all’estero per conoscere altre produzioni. Nel 2009 finalmente una svolta importante: la prima vinificazione a marchio Roberto Rondelli. Il suo concetto di vino si compone, da un lato, di cura, passione e attrazione fatale per la sua vigna; dall’altro, del desiderio di fare un vino che rappresenti e comunichi il suo territorio al meglio. Il Rossese è un’uva difficile da coltivare, vista la buccia assai fine e la naturale predisposizione a non avere una resa costante nel tempo. Per ovviare a queste oggettive difficoltà, dunque, il luogo di coltura diventa fattore determinante. È stato proprio il fascino per il Genius Loci e il mestiere tramandato dal bisnonno che hanno da sempre significato per Roberto un forte richiamo alla passione per questo territorio ed il vino.

Arriviamo infine in Piemonte, tra le dolci colline pettinate dall’uomo nella culla del Barolo, troviamo le cantine delle famiglie Monchiero e Fenocchio.

 

La famiglia Monchiero fonda l’azienda nel 1954, nel cuore della produzione del Barolo. La storia dell’azienda si intreccia con la storia familiare, oggi Vittorio Monchiero, proprietario ed enologo dell’azienda, si occupa personalmente della cura dei vigneti e delle operazioni in cantina, coadiuvato anche dalla moglie Daniela, insieme alla nuova generazione: i loro due figli, Luca e Stefano. Le vigne si estendono per undici ettari in totale. Nove ettari si trovano nei comuni di Castiglione Falletto, dove nasce il Barolo Rocche di Castiglione e nella zona de La Morra, dove risiedono i vigneti del Barolo Roere di Santa Maria. Gli altri tre ettari sono situati nel comune di Alba, dove si produce Nebbiolo d’Alba, Barbera d’Alba, Langhe Arneis e Moscato, e gli altri possedimenti sono situati nel comune di Treiso. Il vino dell’azienda Monchiero rispecchia il territorio e guarda soprattuto al tempo come fattore che unisce i doni della natura e il tocco dell’uomo cercando l’esaltazione massima della materia.

 

Fenocchio, una delle aziende simbolo della denominazione, è stata fondata nel 1864. Da oltre cinque generazioni, con i suoi dieci ettari circa di vigneti nel cuore della zona tipica del Barolo, produce, vinifica ed invecchia grandi vini. Oggi a capo dell’azienda vi è Claudio Fenocchio, coadiuvato dalla moglie Nicoletta e dalle loro figlie. Il prodotto non ha subito variazioni nel tempo: lo stile è quello classico, senza cambiamenti di rotta, né colpi di scena, vessillo di una tradizione unica e costante, che preferisce stare lontana dalle effimere luci dei riflettori, se questo deve significare, poco alla volta perdere la propria identità. A cambiare nel tempo sono le attrezzature. I cru di Barolo dell’azienda sono nelle denominazioni: Bussia, Cannubi, Castellero e Villero. Inoltre nel comune di Monforte si produce: il Barbera d’Alba, il Langhe Nebbiolo e il Dolcetto d’Alba. L’amore per la propria terra ed il rispetto delle tradizioni, che hanno reso nel tempo la terra di Langa così speciale, sono il fulcro della filosofia di questa azienda. La continua ricerca di tecniche innovative che possano preservare l’ambiente è di pari passo un altro dei caposaldi.

 

Il nostro viaggio termina a Bolzano, con la prestigiosa azienda Kellerei Bozen. “Piccoli viticoltori per una grande qualità”. Così si definiscono i 224 soci viticoltori protagonisti della produzione vinicola che si estende in 350 ettari di vigneti. I soci discendono da stirpi nobili o da famiglie contadine, vivono e lavorano in Masi o in residenze storiche, coltivano vigneti sui ripidi pendii o nei terreni di fondovalle. Quindici varietà di uve diverse vengono coltivate su terreni differenti, che portano alla vinificazione di vini unici e dall’inconfondibile carattere regionale. L’80% dei soci si dedica in maniera esclusiva alla coltivazione della vite; sono agricoltori dediti alla viticoltura da generazioni, e questo profondo legame con la terra si riflette nella qualità dei vini. Fulcro fondamentale di questa “grande famiglia” è l’enologo Stephan Filippi. Infatti, Cantina Bozen sa bene che per produrre in modo costante vini di alta qualità, è fondamentale un interscambio diretto e sistematico tra i soci viticoltori e l’enologo. Egli mantiene personalmente i contatti con i soci e li affianca nelle scelte quotidiane nel vigneto, lì dove nasce la qualità.

 

Siamo felici di partecipare a questo evento importante con tutta la famiglia di Slow Wine, condividendone con loro i valori e la filosofia che mira a valorizzare il vino non soltanto perchè buono da bere, ma come mezzo che porta con sé valori fondamentali, come la tutela della biodiversità, la difesa del paesaggio agricolo e la salvaguardia delle risorse. Un vino che afferma l’importanza di diffondere tra le cantine la cultura del vino – e non la moda – del vino. Un vino autentico, riflesso del territorio di riferimento, senza sofisticazioni né compromessi.

 

 

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