LIFESTYLE/ “IO SONO UN BERLINESE” DISSE JHON FITZGERALD KENNEDY NEL SUO DISCORSO DURANTE LA SUA VISITA A BERLINO OGGI SONO GIA’ 34 GLI ANNI SENZA IL MURO

Vicino alla porta del Brandeburgo si era aperta già una breccia nel Muro. Il 9 novembre 1989 il governo della DDR aveva cancellato le restrizioni sulla circolazione tra le due Germanie e alcuni tedeschi occidentali stavano cercando di oltrepassare il Muro andando nell’area dell’Est. Erano passati già troppi anni da quando il 13 agosto 1961 il Muro di Berlino divise le famiglie. Era domenica, esattamente nella notte all’1.10 quando lo speaker della radio di Berlino Est informò che i ‘’Governi del Patto di Varsavia avevano invitato governo e parlamento della DDR ad effettuare un controllo più efficace delle proprie frontiere. Qualche ora più tardi la notizia dalle agenzie di stampa diceva che nella notte il confine tra Berlino Est e Berlino Ovest era stato chiuso. La ‘’barriera di protezione antifascista’’ era stata costruita all’alba del 13 agosto. Die Mauer, il Muro, era una parete di cemento alta quattro metri e lunga centosessanta chilometri, di cui quaranta dentro Berlino per impedire qualsiasi tipo di collegamento tra le due parti della città.

 

Sono passati 34 anni dalla caduta del Muro di Berlino. Die Mauer è diventato il monumento involontario di quella separatezza tra le due Germanie, che portò così tanta sofferenza nei berlinesi, spezzato le vite di quanti non tolleravano il loro quotidiano ad est, e caddero nel tentativo di oltrepassare quel limite invalicabile sotto il fuoco esploso dal fucile di un altro berlinese. Che stava però di lò da quella cortina di ferro. Berliner Mauer ebbe ovviamente un forte impatto emotivo, sociale e culturale, non solo sui cittadini di Berlino o della Germania, ma anche nel resto del mondo. Die Mauer separò, apparentemente per sempre, famiglie e amicizie, lasciando entrambe le parti della città, dopo l’incredulità iniziale, nello sconforto e nella disperazione. Il Muro divenne così una delle rappresentazioni fisiche della Cortina di ferro della Guerra Fredda con la separazione in due blocchi dell’Europa.

 

”SIAMO TUTTI BERLINESI” disse Jhon Fitzgerald Kennedy nel suo storico discorso a Berlino.

Un Muro è una parola afona, non detta che però significa sempre ‘‘alt’’ e definisce un di qua e un di là. Ma che succede se su un Muro che è esso stesso un simbolo su cui proliferano altri segni? Col Muro esplode il graffitismo che si era già affermato in America tra la fine degli anni settanta e gli ottanta dove artisti metropolitani come Keith Haring avevano saputo esprimere, primi in assoluto, il proprio segno che rimane per sempre e che ancora oggi è riconoscibile e definito come arte: il suo bambino raggiante e radioattivo (the radiant child).
lI fenomeno dei graffiti nasce alle fine degli anni settanta a New York ed è legato alla metropoli e al disagio che le grandi città creano. Già allora, molti artisti non conosciuti avevano scelto i grandi spazi lasciati vuoti dal degrado urbano o dalle strutture abbandonate per esprimere una loro idea di plasticità e decoro. I graffiti, cominciano a diffondersi in quartieri come il Bronx  e Harlem come semplici scritte sui muri delle periferie dei sobborghi più degradati dei neri o degli ispano-americani nella grande mela.

 

La storia del Muro di Berlino è singolare, perchè furono proprio gli artisti underground a disegnare The Wall, e non è  neppure un caso il titolo che i  Pink Floyd hanno voluto dare al loro album, in cui il Muro fa da sfondo al video girato dal gruppo rock. Die Murer rappresenta ad un certo punto della storia non più solo la Cortina di Ferro che i due blocchi della Guerra Fredda avevano costruito perchè la ‘separatezza’ fosse evidente. Diventa, loro malgrado una tendenza culturale, il miraggio della libertà, l’arte dei graffiti che si espande in tutte le grandi metropoli, e viene definita ‘arte di frontiera’, arte di strada, non è neanche un caso che i graffiti vengono disegnati nella parte occidentale del Muro, con una combinazione simbolica di surrealismo, mista ad espressionismo, a cubismo fino alla transavanguardia. Ma la cosa importante è che i critici d’arte sono ormai costretti a riconoscere nei graffiti quella corrente sotterranea dell’underground.

 

 

Proprio Keith Haring organizzatore di mostre allo Studio 54 della grande Mela, dissemina di graffiti la superficie e le cavità sotterranee delle subway newyorkesi. Haring è solo il primo degli artisti a dipingere Die Mauer. Altri lo seguiranno. Questo significa che l’arte d’avanguardia ha dissotterrato l’ascia di guerra ed è diventata arte di frontiera, di confine, proprio perchè’ nasce in alcuni sobborghi di New York come South Bronx e Lower Est Side, e da qui si diffonde in Europa, nel resto del mondo. E’ un pregiudizio credere che i graffiti sono arte selvaggia, naif, arte incolta. In Italia è al Dams di Bologna che si studiano i segni di questa corrente sotterranea che vede nell’esplosione del colore il suo tratto distintivo.

 

Oggi il graffitismo si presenta come un fenomeno traversale e complesso, che non ha niente in comune con la deturpazione vandalica dei monumenti, ma si rifà all’arte povera nel senso di arte nata nei ghetti delle grandi metropoli, al neoeclettismo, e si contamina con i ‘segni’ del nostro tempo che vengono poi raffigurati nella pubblicità, nella moda. Se si guarda alle raffigurazioni sul Muro, si possono tradurre i ‘segni’, e realizzare che tutto quanto è stato graffitato dagli artisti ha a che fare con la realtà di quel momento, in quello o in altri luoghi del mondo. In questo proprio la visione artistica di The Wall offre una lettura affatto realistica di quella precisa epoca e del cambiamento che annunciava. E paradossalmente proprio per questo Die Murer è terribilmente attuale.

 

‘’Il Muro è la dimostrazione più eclatante del fallimento del comunismo’’, sottolineò Jhon Fitzgerald Kennedy nella sua memorabile visita a Berlino. ‘’Sono orgoglioso di dire: IO SONO UN BERLINESE’’, aggiunse tra gli applausi di tutta la popolazione accorsa ad ascoltarlo. A distanza di tempo in occasione del quarantesimo anniversario della DDR, fu chiesto a Gorbaciov di abbattere Die Mauer. Dalla Polonia il sindacalismo di Solidarsnov arruolava le fila e a un mese dalla caduta del Muro, l’Ungheria aveva già aperto le frontiere. Tutto ciò aveva preparato la ‘rottura’ del Muro.

 

Benvenuti nel paese senza Die Mauer, dove una città importante come Berlino grazie  alla sua riunificazione risorge e vive un grande momento di rinascita storica ed esplosione artistica, architettonica, attraverso la ricostruzione della città dove vengono peraltro abbattuti molti dei palazzi storici, ma cupi e grigi che ancora portavano i segni della seconda guerra mondiale soprattutto nei fori lasciati dalle mitragliatrici sui prospetti delle case, quasi sempre ad altezza d’uomo, e dove adesso finalmente la costruzione di palazzi più moderni diventa il segno inequivocabile di una nuova nascita.

 

FOTOGRAFIE  E TESTO DI SIMONETTA RAMOGIDA

 

 

 

 

 

 

 

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