”NO WALL 1989” e’ il titolo della gallery che celebra la caduta del Muro di Berlino nel novembre 1989 e diventa cosi’ l’occasione per una riflessione sul graffitismo e la street art, attraverso i differenti ‘segni’ che gli artisti lasciano su Die Mauer, che e’ diventato un monumento involontario con un forte impatto emotivo, sociale e culturale, non solo sui cittadini di Berlino o della Germania, ma anche nel resto del mondo.
Ma che succede se su un Muro che e’ esso stesso un simbolo proliferano altri segni? Col Muro esplode il graffitismo che si era gia’ affermato in America tra la fine degli anni ’70 e gli ’80, dove artisti metropolitani come Keith Haring avevano saputo esprimere, primi in assoluto, il proprio segno che rimane per sempre e che ancora oggi e’ riconoscibile e lo definisce come arte: il suo bambino raggiante e radioattivo (the radiant child).
La storia del Muro di Berlino e’ singolare, perche’ furono proprio gli artisti underground a disegnare The Wall, e non e’ neppure un caso che è proprio il titolo che i Pink Floyd hanno voluto dare al loro album, in cui il Muro fa da sfondo al video girato dal gruppo rock.
Die Mauer rappresenta ad un certo punto della storia non piu’ solo la Cortina di Ferro che i due blocchi della Guerra Fredda avevano costruito perche’ la ‘separatezza’ fosse evidente. Diventa, loro malgrado una tendenza culturale, il miraggio della liberta’, l’arte dei graffiti che si espande in tutte le grandi metropoli, e viene definita ‘arte di frontiera’, arte di strada, non e’ neanche un caso che i graffiti vengono disegnati nella parte occidentale del Muro, con una combinazione simbolica di surrealismo, mista ad espressionismo, a cubismo fino alla transavanguardia.
Oggi il graffitismo si presenta come un fenomeno traversale e complesso, che non ha niente in comune con la deturpazione vandalica dei monumenti, ma si rifa’ all’arte povera nel senso di arte nata nei ghetti delle grandi metropoli, al neoeclettismo, e si contamina con i ‘segni’ del nostro tempo che vengono poi raffigurati nella pubblicita’, nella moda. E paradossalmente proprio per questo Die Mauer e’ terribilmente attuale.
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