UN LAVORATORE SU QUATTRO E’ “STRESSATO”

Un lavoratore su quattro è stressato, e non tutti reagiscono allo stress allo stesso modo, anzi. Per alcuni può essere una fase passeggera, alla quale non dar troppo peso, per altri, invece il primo step di un percorso di vessazioni fino al Mobbing. Inoltre, c’è chi lo sopporta, e chi invece lo subisce, tanto da avere danni materiali e alla salute.

“Stress”, ovvero “sforzo” ed è un termine  preso in prestito dalla fisica dei materiali, che oggi
viene utilizzato per definire una situazione di affaticamento. E’ vero che lo stress fa parte del vivere degli esseri umani da sempre ed indica la naturale reazione, ad una situazione nuova. Ma lo Stress è anche la seconda malattia professionale più diffusa nell’Unione europea dopo il mal di schiena:   ne soffre un lavoratore su quattro. Le più colpite sono le lavoratrici, ma per entrambi i sessi può rappresentare un problema in tutti i settori e a tutti i livelli di organizzazione.

Cosa è lo stress e in che modo agisce sul nostro corpo. A che cosa serve la procedura per rilevarlo sui luoghi di lavoro. Sono domande a cui gli esperti spesso sono chiamati a dare risposte.
Quando non si  sicuri nel far fronte ad un evento inizia la preoccupazione e di conseguenza lo stress.  Ma sono importanti le reazioni del corpo a una sollecitazione “da stress”.
Infatti in una prima fase si assiste alla mobilitazione dell’energia: “il corpo scarica adrenalina, il cuore batte più velocemente, si inizia a respirare più rapidamente; si genera una azione difensiva”.
Successivamente, si ha il consumo dell’energia accumulata: il corpo scarica dalle proprie risorse zuccheri e grassi accumulati; in questa fase ci si sente oppressi e stanchi. Infine si ha l’ esaurimento dell’energia accumulata: il bisogno di energia del nostro corpo diverrà maggiore della
sua abilità a produrlo, si diventerà stressati cronici. In questo caso si avranno sintomi
relazionali come isolamento e solitudine; mentali come la difficoltà di concentrazione;
emotivi come ansia, irritabilità, sbalzi di umore; fisici come ad esempio insonnia e disturbi
digestivi.
Lo stress inoltre può avere una valenza positiva (eustress) quando si tratta di un fenomeno di breve
durata che, in pratica, ci dà la giusta quantità di adrenalina: in questo caso ci sentiamo
particolarmente produttivi ed efficienti. Lo stress diventa nocivo per la nostra salute (distress) quando si protrae per lunghi periodi di tempo assumendo il carattere della cronicità.
Tuttavia, la risposta allo stress è soggettiva. Alcune persone lo sopportano senza problemi, mentre
altre non ne tollerano la benché minima quantità. E’ opportuno perciò che ogni individuo impari a
gestire le proprie energie in funzione degli impegni da assolvere. Lo stress può rappresentare per molti anche un campanello d’allarme, per altri tipi di patologie sul luogo di lavoro, poichè dagli studi effettuati si è riscontrato che spesso rappresenta l’anticamera del Mobbing.
La flessibilità esasperata, propria dell’ attuale contesto lavorativo, è normalmente causa di
una forte situazione di stress ed ha, come logica conseguenza, l’affacciarsi prepotente di malattie di natura psico-sociale. Lo stress legato al’attività lavorativa si manifesta quando
le richieste dell’ambiente di lavoro superano la capacità del lavoratore di affrontarle o
controllarle. Può essere provocato da problemi di natura psicosociale, quali la progettazione,
l’organizzazione e la gestione del lavoro, nonché da comportamenti come le vessazioni e la violenza sul lavoro, ma anche da rischi fisici come la rumorosità, la temperatura.

Da un punto di vista legislativo, la normativa impone la valutazione di tutti i rischi per la salute dei
lavoratori richiedendo, in forma espressa, una valutazione “di tutti i rischi tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro correlato”. In sostanza, il datore di lavoro nel momento dell’assegnazione
dei compiti lavorativi è tenuto a considerare le caratteristiche del lavoratore; i cui elementi
principali da tener presenti sono: l’eventuale stato di gravidanza della lavoratrice;
il livello di fatica richiesto dalle varie mansioni e l’adeguatezza delle stesse ad
uomini e donne; (chiunque abbia esperienza di fabbrica sa benissimo che certe lavorazioni, per la loro tipicità, sono tipicamente maschili o femminili); l’età del lavoratore, tenendo presente che un fisico esente anche da piccoli difetti e con esperienza lavorativa dà risultati certamente positivi;
la presenza di handicap; la provenienza da altri Paesi, dove sia il livello di conoscenza della lingua che una possibile differente percezione del rischio possono divenire causa di stress o incidenti. Anche se, detto questo, alla luce dell’attuale mercato del lavoro, tutto questo sembra appartenere al paese dei balocchi.

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