Dai cappotti per i baby vitellini alle coperte per le verdure fino alle torce anti gelo per i vigneti. Nei campi e nelle stalle d’Italia è iniziata la corsa alle difese contro l’assalto del freddo siberiano. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che è allarme nelle campagne per salvare piante e animali da Burian. Gli allevatori stanno mettendo i cappotti ai vitellini e hanno acceso le lampade termiche a luce rossa, mentre l’acqua negli abbeveratoi – spiega la Coldiretti – viene scaldata fino a una temperatura di 20 gradi oppure lasciata sgocciolare per evitare il congelamento delle tubature e i rubinetti sono foderati in modo che il ghiaccio non blocchi le valvole di apertura. Inoltre il pasto degli animali è stato rinforzato per garantire una razione supplementare di energia e calorie. A rischio anche gli impianti di irrigazione nelle serre con il congelamento dell’acqua, per questo – spiega www.coldiretti.it – le tubature vengono svuotate, mentre le piantine di verdura vengono difese con un doppio strato di coperte. Negli uliveti sono state sospese le potature e protette le ferite mentre per i vigneti – sottolinea la Coldiretti – ci si sta preparando ad accendere fuochi e torce anti gelo per creare uno scudo di aria tiepida che protegga le piante dall’assalto del ghiaccio, in modo da rimescolare l’aria ed evitare che il freddo ristagni al suolo. In Liguria – continua la Coldiretti – la maggior parte delle mimose per la festa delle donne l’8 marzo è stata già raccolta per sottrarla alla morsa del gelo, ma si teme per i fiori ancora rimasti sui rami. Nei frutteti e negli uliveti la paura è che il ghiaccio artico prolungato arrivi a spaccare i tronchi uccidendo gli alberi.
Quello che si teme – evidenzia la Coldiretti – è il ripetersi di uno scenario critico come quello del 1985 quando le gelate hanno compromesso il 90 per cento degli ulivi toscani, ma danni superiori al 50 per cento si verificarono in Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Campania, Molise e Basilicata con una strage di almeno 30 milioni di piante. Una preoccupazione che – continua la Coldiretti – riguarda anche i vigneti se le temperature minime dovessero scendere per lungo tempo su valori estremamente bassi. I danni strutturali alle piante – precisa la Coldiretti – sono destinati a compromettere le produzioni nel tempo poiché servono anni prima che le nuove piante messe al posto di quelle uccise dal freddo inizino a produrre. Ma l’allarme – continua la Coldiretti – riguarda anche gli animali con migliaia di morti causati allora dal freddo negli allevamenti tra mucche, cavalli, pecore, conigli e polli.
Gia con le temperature a lungo sotto lo zero nelle produzioni orticole di pieno campo, con temperature sotto lo zero sono a rischio le coltivazioni invernali come cavoli, verze, cicorie e broccoli mentre il tepore quasi primaverile delle scorse settimane ha provocato in alcuni casi un risveglio vegetativo delle piante da frutto, dalle albicocche ai ciliegi, dalle pesche alle pere che – continua Coldiretti – in alcune zone sono già con le gemme gonfie particolarmente sensibili al freddo.
L’ondata di gelo arriva dopo un mese di gennaio caldo con temperature massime di 3,3 gradi superiori alla media storica e un 2017 che si è classificato in Italia come il sesto più caldo della storia con una temperatura superiore di 1,16 gradi la media di riferimento, secondo una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr. Non si tratta pero’ di un caso isolato ma siamo di fronte – sostiene la Coldiretti – agli effetti dei cambiamenti climatici che si stanno manifestano con pesanti effetti sull’agricoltura italiana che negli ultimi dieci anni ha subito danni per 14 miliardi di euro. Si moltiplicano gli eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi, ma intense e il repentino passaggio dal sereno al maltempo. Siccità e bombe d’acqua con forti piogge a carattere alluvionale, ma anche gelate e picchi di calore anomali si alternano lungo l’anno e lungo tutta la Penisola.