Di Folco Quilici ho tutti i libri, i mari gli oceani che lui ha attraversato, fotografato, filmato e descritto, mi hanno accompagnato negli anni, ma soprattutto sono stati l’acqua dove abbeverarmi nella curiosità dell’adeloscenza . Se ne accorse mia madre, un giorno. Mentre guardavo la televisione che trasmetteva appunto un suo documentario, ero quasi ipnotizzata alla visione. Lo chiamavo Quindici… Ma credo sia stato lì il punto di svolta della mia crescita, e l’inizio dell’interesse per la fotografia, l’immagine, il racconto, sì certo il documentario, l’esplorazione dei luoghi sconosciuti ancora, e non solo al grande pubblico. Penso che Quilici sia stato uno dei più grandi, in assoluto. Uomo colto, garbato, fortunato. Sì, perchè ha avuto quella grande fortuna di avventurarsi in luoghi incontaminati e varcarli per primo, proprio come un esploratore, ma con tutti i suoi attrezzi fotografici, la telecamera, la camera subacquea. Il suo patrimonio di filmati, fotografie, documenti è immenso, la sua conoscenza ricca e con innumerevoli sfaccettature.
Ha fotografato la barriera corallina, i paesaggi acquatici della Groenlandia, il Mediterraneo. E poi tutto il mondo che vive attorno al mare, i pescatori con le loro tradizioni, le barche, i bambini.
Se n’è andato questa mattina, in punta di piedi all’ospedale di Orvieto aveva 87 anni vissuti pericolosamente in giro per il mondo. Era nato a Ferrara il 9 aprile del 1930 e dopo aver iniziato un’attività cineamatoriale si è specializzato in riprese subacquee. Suoi i tanti film-documentari pluripremiati dedicati al rapporto tra uomo e mare. Nel 1954 immerse la telecamera nei mari dell’emisfero australe per “Sesto continente”. Vinse l’Orso d’Argento a Berlino con “Ultimo Paradiso” e presentò alla Mostra del Cinema di Venezia “Paul Gaugin” nel 1957. Nel 1971 uno dei suoi documentari della serie L’Italia vista dal cielo, “Toscana”, gli vale una candidatura agli Oscar. Con “Oceano” si aggiudicò il Davide di Donatello. Il suo luogo del cuore erano le isole di “Pontinesia”, Ponza, Palmarola e Ventotene, ribattezzate così da lui negli anni 70, “un autentico paradiso terrestre, tra fondali di acqua cristallina, una straordinaria ricchezza di fauna e flora sottomarine, rocce multicolori, piccole baie e spiagge incantevoli, oltre a una posizione strategica vicina a due grandi città, Napoli e Roma”.
Nel 2009 poi è stato donato dal regista e successivamente integrato nel corso del 2011 il Fondo Folco Quilici al Centro Sperimentale di Cinematografia. E’ composto da n. 346 tra: monografie, soggetti, trattamenti, sceneggiature, tesi, press book, dvd e cartelle di corrispondenza prodotta e ricevuta dal regista; rassegna stampa (articoli di quotidiani su e di Folco Quilici), brochure promozionali e inviti relativi a film e libri presentati durante conferenze e festival cinematografici.
Folco Quilici, documentarista cinematografico e televisivo e scrittore italiano. Ha frequentato infatti il Corso di Regia del Centro Sperimentale di Cinematografia. Il suo primo lungometraggio è stato “Sesto continente” (Premio Speciale alla Mostra del Cinema di Venezia del 1954); il volume con lo stesso titolo vince il Premio Marzotto. Seguono negli anni a venire cortometraggi e film che hanno fatto storia, tra i quali: “L’ultimo paradiso” (1956), “Dagli Appennini alle Ande” (1959), “Ti-Koyo e il suo pescecane” (1961), “Oceano” (1971), “Fratello mare” (1974), “Il Dio sotto la pelle” (1974), “Cacciatori di navi” (1991). Ha alternato la documentaristica cinematografica con l’attività giornalistica, segnalandosi per le inchieste ed i servizi speciali riguardanti l’ambiente e la civiltà. Nel periodo che va dal 1966 al 1978 realizzò quattordici documentari, aventi come titolo “L’Italia vista dal cielo”, affiancati da volumi illustrati, scritti e filmati con i maggiori nomi della letteratura italiana contemporanea. Dal 1971 al 1989 ha diretto e curato la rubrica Geo rete Rai 3. Ha pubblicato numerosi testi di narrativa tra i quali “Cielo verde” (1997). Nel 2002 ha ricevuto il premio Neos dell’Associazione Giornalisti di Viaggio, per la sua attività di scrittore. Dal febbraio 2003 al giugno 2006 ha presieduto l’Icram (Istituto Centrale per la ricerca Scientifica e Tecnologica Applicata al Mare), ente pubblico di ricerca sul mare vigilato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Nell’arco di tredici anni furono prodotti quattordici filmati e realizzate anche edizioni in lingua straniera che furono diffuse in tutti i continenti: l’Europa, le Americhe, l’Africa e l’Australia. “L’Italia vista dal cielo” ottenne numerosi premi, venne trasmessa dalla Rai e dalle maggiori televisioni internazionali.
Dal 1969 al 1984 furono pubblicati anche sedici volumi illustrati, che accompagnarono tutta la serie dei film. Poi tra il 2002 ed il 2006 la Esso italiana ha riproposto un programma di restauro dell’intera opera con i filmati restaurati con le tecniche più avanzate.
“L’Italia vista dal cielo” è infatti un omaggio all’Italia e alla sua bellezza, un viaggio alla scoperta di civiltà e luoghi, un ritorno al passato ed alla storia attraverso lo sguardo di uno dei più affermati registi del cinema italiano e la voce di alcune delle più autorevoli firme della letteratura nazionale.