Oggi questo antico mestiere è ancora praticato nei boschi della Carbonai con qualche beneficio introdotto dal progresso. Le quantità prodotte da ogni carbonaio sono aumentate ed una carbonaia può arrivare a contenere anche 700 quintali di legna. Ogni zona d’Italia ha ovviamente sviluppato termini tecnici differenti a seconda del dialetto parlato. L’arte consiste nel tagliare legna nei boschi, trasportarla in spiazzi piani e aperti (chiamati ial) accatastarla in carbonaie ed innescare il processo di combustione lenta che porta alla carbonizzazione ossia alla trasformazione della legna che è un composto organico incarbone
In passato il carbone vegetale veniva utilizzato come bene succedaneo del carbone fossile e per alcuni usi speciali dovuti all’alto potere di assorbimento. Ora il carbone vegetale, noto anche come carbonella, è richiesto per alimentare i barbecue e i forni a legna delle pizzerie. Il carbone vegetale ha forti proprietà adsorbenti, ma questo tipo di carbone vegetale viene prodotto con un processo di distillazione secca o carbonizzazione artificiale.
I carbonai, per esercitare il loro mestiere, dovevano abbandonare il paese dall’inizio della primavera fino ad autunno inoltrato per trasferirsi con la famiglia in montagna dove c’era la legna da tagliare e dove bisognava sorvegliare giorno e notte la carbonaia per 5 o 6 giorni, per ottenere da 30 a 40 quintali di legna circa 6 forse fino a 8 quintali di carbone.
Le donne, oltre a partecipare alla produzione, badavano ad ogni altra cosa di necessità della famiglia.
Il comune di Bondone ha ricordato il mestiere di carbonaio nell’art. 1 del proprio statuto e ha dedicato a quel mestiere un monumento posto nella piazza principale del paese. Qui la figura del carbonaio viene ricordata ogni anno il 9 settembre in occasione dell’adempimento del voto fatto ai tempi della peste del 1630, poiché quel giorno di festa i carbonai con le loro famiglie tornavano in paese.
All’interno del Parco naturalistico Forestale di Poggio Neri vi è un “museo del parco” che descrive la tradizionale attività di carbonai della popolazione ivi residente.
Il punto di riferimento è appunto la famiglia Grenci, senza la cui arte la pipa non avrebbe avuto un successo così duraturo. Il capostipite, il maestro Domenico Grenci, dopo essere emigrato negli Stati Uniti riuscendo a diventare famoso per la sua abilità, fece ritorno in Calabria, nel suo paese natale, dove continuò la produzione di questi veri capolavori di artigianato, apprezzati anche all’estero. Le pipe di Brognaturo risultano, infatti, al primo posto nelle collezioni degli amatori più illustri. Questi piccoli capolavori dell’artigianato locale, realizzati con la migliore radica di Erica arborea che nasce in questa zona, sono pronti dopo una lunga e paziente attesa per la stagionatura del legno, che può durare dagli otto agli undici anni.
Le venature del legno rivelano la preziosità degli esemplari creati, piccole sculture in miniatura che hanno un valore di mercato molto alto e vengono vendute in tutto il mondo. Il segreto di tanto successo risiede in tre fattori: la qualità dei materiali impiegati, la cura dei particolari, la fantasia dei modelli. Ancora oggi la famiglia Grenci tiene alta la fama delle pipe di Brognaturo, che nel corso dei decenni hanno conquistato una vera e propria clientela d’élite, dal presidente Pertini sino a Bearzot e al sindacalista Luciano Lama.
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