Dopo Roma e Milano, dal 29 febbraio 2024 al 13 ottobre 2024 la grande mostra Amazônia di Sebastião Salgado è a Trieste, presso il Salone degli Incanti.
“Il mio desiderio, con tutto il cuore, con tutta la mia energia, con tutta la passione che possiedo, è che tra 50 anni questa mostra non assomigli a una testimonianza di un mondo perduto. L’Amazzonia deve continuare a vivere – e, avere sempre nel suo cuore, i suoi abitanti indigeni.”
Sebastião Salgado
“Disegnando ‘Amazônia’, ho voluto creare un ambiente in cui il visitatore si sentisse all’interno della foresta, integrato con la sua esuberante vegetazione e con la vita quotidiana delle popolazioni indigene. La mia idea era quella di presentare queste immagini, accompagnate da testi pertinenti, in modo da sottolineare la bellezza di questa natura e dei suoi abitanti, nonché la sua dimensione ecologica e umana, tutti elementi che oggi sono così minacciati e che è fondamentale proteggere e preservare”
Lélia Wanick Salgado
In mostra oltre 200 fotografie che ritraggono la vegetazione, i fiumi, le montagne e le persone che popolano la foresta amazzonica:un’immersione nella foresta, un viaggio attraverso le culture dei popoli che la abitano, un’esperienza folgorante alla scoperta dell’Amazzonia.
La mostra è accompagnata dalla traccia audio appositamente composta dal musicista francese Jean-Michel Jarre.
Lélia Wanick Salgado, compagna di lavoro e di vita del fotografo, è curatrice della mostra e della scenografia.
Sebastião Salgado è un fotografo brasiliano nato nel 1944 a Minas Gerais, Brasile. Ha iniziato la sua carriera a Parigi nel 1973, lavorando come fotografo professionista con agenzie fotografiche fino al 1994, quando insieme a Lélia Wanick Salgado ha fondato Amazonas images, un’agenzia dedicata esclusivamente ai suoi lavori. Oggi questa agenzia è stata sostituita dallo Studio Sebastião Salgado.
Salgado ha viaggiato in oltre 100 paesi per realizzare i suoi progetti fotografici, che sono stati pubblicati in numerose riviste e libri come Other Americas, 1986; Sahel: l’homme en détresse, 1986; Sahel: el fin del camino, 1988; An Uncertain Grace, 1990; Workers, 1993; Terra, 1997; Migrations and Portraits, 2000; Africa, 2007; Genesis, 2013; The Scent of a Dream, 2015; Kuwait, a desert on fire, 2016, Gold, Serra Pelada Gold Mine, 2019 e recentemente Amazônia, 2021.
Lélia Wanick Salgado ha ideato, disegnato e curato la maggior parte delle sue pubblicazioni e delle mostre itineranti di queste opere, presentate in musei e gallerie di tutto il mondo. Nel 2013 è stato pubblicato De ma terre à la Terre (“Dalla mia terra alla Terra”), una narrazione sulla vita e la carriera di Salgado della giornalista francese Isabelle Francq. Alcuni viaggi e progetti fotografici del Maestro sono raccontanti nel film documentario Il Sale della terra (2014), co-diretto da Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado, che ha vinto il premio speciale per la sezione “Un Certain Regard” al festival del cinema di Cannes del 2014 e il premio César per il miglior film documentario nel 2015. È stato anche nominato come miglior documentario all’87ª edizione degli Academy Awards.
Sebastião Salgado negli anni ha ricevuto molti riconoscimenti internazionali. In particolare è Godwill Ambassador dell’UNICEF e, tra le altre onorificenze, è stato nominato membro onorario della US Academy of Arts and Sciences. Ha ricevuto numerosi premi fotografici e prestigiose onorificenze, come il Grand Prix National (Ministero della Cultura, Francia), il Premio Príncipe de Asturias per le Arti (Spagna), la Medaglia della Presidenza della Repubblica Italiana (Centro Internazionale di Ricerca Pio Manzù, Italia). È stato nominato Comendador da Ordem do Rio Branco, Brasile, e Commandeur de l’Ordre des Arts et des Lettres in Francia (Ministero della Cultura). Nel 2016 Salgado è stato eletto membro dell’Académie des Beaux-Arts dell’Institut de France e, nello stesso anno, la Francia lo ha nominato Chevalier de la Légion d’Honneur. Nel 2018 è stato nominato Chevalier de l’Ordre du Mérite Culturel dal Principato di Monaco. Nel 2019 è stato eletto Foreign Honorary Member dell’American Academy of Arts and Letters (New York, USA) e ha ricevuto l’International Peace Prize of the German Publishers‘ Association (Germania). Nel 2021 ha ricevuto il titolo di Honorary Doctor of Arts dell’Università di Harvard (Cambridge, USA) ed è stato insignito del Praemium Imperiale Award della Japan Art Association, considerato il “Nobel delle arti”.
Dagli anni ‘90, Lélia e Sebastião hanno lavorato assieme al ripristino di parte della Foresta Atlantica del Brasile, nella Valle del Rio Doce, nello Stato di Minas Gerais. Nel 1998, sono riusciti a trasformare questo territorio in una riserva naturale e hanno fondato l’Instituto Terra, impegnato in attività di riforestazione, conservazione ed educazione ambientale.
Ad oggi, l’Instituto Terra ha dato vita a una foresta che accoglie centinaia di varietà di specie vegetali e animali tipiche della foresta atlantica. Dal 2010, ha inoltre sviluppato un programma chiamato Olhos d’Água che si occupa di recuperare, proteggere e conservare le risorse idriche del bacino idrografico del Rio Doce, ad oggi ripristinando decine di migliaia di sorgenti.
Con oltre 200 fotografie esposte, la mostra si sviluppa attorno a due grandi temi: le fotografie di ambientazione paesaggistica e le fotografie delle popolazioni indigene, la mostra offre ai visitatori un’ampia panoramica di immense cascate e cieli tempestosi.
La foresta amazzonica è l’unico luogo al mondo in cui il sistema di umidità dell’aria non dipende dall’evaporazione dagli oceani: ogni albero disperde centinaia di litri d’acqua al giorno, creando fiumi aerei anche più grandi del Rio delle Amazzoni. Piogge torrenziali, nuvole, catturate drammaticamente, offrono uno spettacolo sempre diverso. Il Brasile vanta anche catene montuose, con cime avvolte nella nebbia e pendii inferiori ricoperti dalla foresta pluviale. Un tempo chiamata “inferno verde”, oggi èla foresta è considerata un tesoro naturale unico.
Salgado ha fotografato ancheIsole nella Corrente, è un arcipelago che conta tra le 350 e le 450 isole di ogni forma immaginabile che emergono dalle acque scure del Rio Negro.
Al centro del Salone degli Incanti di Trieste i visitatori trovano tre alloggiamenti che rappresentano le case indigene chiamate ocas. Nell’insieme, questi spazi ospitano 100 fotografie delle popolazioni dell’Amazzonia, con alcune interviste video dei leader indigeni. Questa parte è dedicata a 12 gruppi indigeni che Salgado ha immortalato nei suoi numerosi viaggi: Awa-Guajá, Marubo, Korubo, Waurá, Kamayurá, Kuikuro, Suruwahá, Asháninka, Yawanawá, Yanomami, Macuxi and Zo’é. Il percorso espositivo è accompagnato da una traccia audio immersiva commissionata appositamente per l’allestimento della mostra Amazônia da Jean-Michel Jarre che fa rivivere i suoni della foresta pluviale.
Con una vera e propria sinfonia del mondo composta dai suoni della foresta – il fruscio degli alberi, i pianti degli animali, il canto degli uccelli o lo scroscio delle acque che sgorgano dalla cima delle montagne – la mostra restituisce anche la voce e i canti degli indigeni, tutti provenienti dagli archivi sonori del Museo di Etnografia di Ginevra.
I video in mostra
Ad arricchire l’allestimento di Amazônia presso il Salone degli Incanti di Trieste, sono allestite due sale dedicate alle proiezioni: in una è mostrato il paesaggio boschivo, le cui immagini scorrono accompagnate dal suono del poema sinfonico Erosão, opera del compositore brasiliano Heitor Villa-Lobos (1887-1959); nell’altra sono esposti alcuni ritratti di donne e uomini indigeni con in sottofondo una musica composta appositamente dal musicista brasiliano Rodolfo Stroeter.
All’interno delle ocas sono invece presenti delle video interviste ad alcuni capi delle popolazioni indigene, che raccontano l’Amazzonia del loro punto di vista, le difficoltà che hanno incontrato nel far sentire la propria voce nel quadro delle politiche nazionali e l’importanza che la foresta ha per loro.
La mostra Amazônia di Sebastião Salgado vuole raccontare l’ecosistema dell’Amazzonia, fornendo molte informazioni sulla sua biodiversità e sulla ricchezza culturale di chi la abita, rappresentando un monumentale lavoro di divulgazione oltre che di grande valore artistico.
L’esposizione si pone in continuità con l’impegno dei coniugi Salgado per la preservazione dell’ambiente naturale della foresta attraverso iniziative di grande rilevanza per la collettività, come l’Instituto Terra.
Nell’ambito dell’allestimento è presente anche l’iniziativa Amazônia Touch, il primo volume fotografico concepito e progettato per non vedenti e ipovedenti. Grazie alla partnership tra Lélia e Sebastião Salgado con la Fondazione Visio, un’istituzione che promuove l’inclusione dei non vedenti nelle attività culturali, presso il Salone degli Incanti è a disposizione dei visitatori un libro che offre l’accesso alle fotografie della foresta amazzonica e delle sue comunità indigene grazie ad immagini tattili realizzate su lastre di ottone. Ventuno tavole in resina acrilica e minerali naturali permettono di sperimentare la lettura tattile.
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