LIBRI/ 25 NOVEMBRE SEMPRE LA VIOLENZA SULLE DONNE SI COMBATTE TUTTI I GIORNI UN LIBRO PER CONOSCERE TUTTE LE “SFUMATURE” DELLE MOLESTIE PRIMA DEL FEMMINICIDIO

 

LE MOLESTIE MORALI SE INCONTRI IL CANNIBALE UCCIDILO

Un romanzo di Simonetta Ramogida su tutti i caratteri delle violenze

 

Storia di Anna che incontrò il cannibale e lo divorò

 

Un romanzo che ha per tema le violenze morali e si snoda attraverso tre livelli di lettura mentre racconta lo stupore di una bambina, Anna, che non può comprendere a soli a otto anni, le richieste di don Mario nel confessionale e che neppure capisce che la sua compagna di giochi, Angela, è gelosa e proprio per questo la bullizza. La sua gioiosità non si esaurisce con lo scorrere del tempo, neanche quando dovrà difendersi da molestie ben più aggressive e devastanti nel mondo del lavoro. Anche adesso che è adulta, Anna stenta a riconoscerle perchè è difficile mettere in relazione quel sopruso, quelle umiliazioni, quelle offese subite, quei silenzi che minano la sua integrità fisica e psicologica, con le violenze, che sono sempre più complesse ma sempre uguali a se stesse che si chiamino mobbing, stalking, bulling, cyberbullismo, straining, gaslighting, fino alle persecuzioni psicologiche, al femminicidio, fino alla morte.

 

 

È di questo che parla il nuovo romanzo di Simonetta Ramogida Le molestie morali. Se incontri il cannibale uccidilo” edito da Gangemi, con la Prefazione di Laura Muscardin, regista e sceneggiatrice (La guerra di Cam, Billo, Tutti pazzi per amore, I figli di Roma città Aperta, Matrimoni e altre follie).

 

Quante sono le forme di violenza che una donna attraversa lungo l’arco della sua vita spesso senza riconoscerle come tali? E’ questo l’interrogativo che pone il nuovo romanzo di Simonetta Ramogida, senza dimenticare che anche gli uomini possono essere oggetto dimolestie. Lo rivelano i dati statistici, ne parla un film del 2015 di Tom MacCarty, “Il caso Stotilight”. Un racconto che per 160 pagine presenta differenti chiavi di lettura: quello della medicina e del sostegno terapeutico, quello che attiene alle norme e alla giurisprudenza, e infine quello dell’informazione e il giornalismo che fanno da sfondo al romanzo, senza tralasciare qualche pagina di storia, quella con la “S” maiuscola, il dopoguerra a Roma e l’esperienza del Treno dei bambini, o Treno della Felicità, attraverso lo sguardo smarrito di una bambina che fu protagonista di quell’esperienza messa a punto tra il 1946 e il 1947 dall’allora Pci e che prevedeva un grosso progetto di affidamento dei bambini sfollati dopo il bombardamento di Roma del 19 luglio 1943, e di tanti altri bambini poveri del centro-sud d’Italia presso le famiglie dell’Emilia Romagna. Un programma che interessò quasi ottantamila bambini, in un’Italia devastata dalla seconda guerra mondiale ma capace ancora di grande solidarietà che con questa iniziativa cercava di dare un futuro ai suoi figli meno fortunati.

E’ la storia di Anna, una giornalista che la sera esce tardi dalla redazione, che passa dalla libreria, che si siede in chiesa a sfogliare i libri. Che comincia a ricordare: perché quel prete, quando gli raccontava dei primi amori, le aveva chiesto “La notte, cara, la notte… le mani dove le metti?” Una storia che si intreccia con altre storie, come fanno i romanzi, e rivela emozioni, memorie, fino all’incontro che salva la vita e lei piano piano riemerge dalle sue paure. Una storia che ci porta dentro al giornale, mentre si lavora tra sovranisti e Berlusconi, e ai confessionali dove lei non sarebbe mai più entrata per raccontare le molestie che subiva da adulta, quando ha già un lavoro e solo per questo è “fortunata”, in un’epoca storica in cui il lavoro non è più un diritto sancito dalla Costituzione ma è appunto una fortuna. “Anna, di che ti lamenti?”. La depressione, l’ansia, le vertigini, le diete che non servono a niente. Sono prese di coscienza. Fino al Mee-To delle suore che due anni fa raccontano di essere state molestate dai preti…

Una esperienza di psicoterapia ericksoniana diviene l’espediente per ridisegnare quel file rouge che lega forse quasi tutte le forme di violenza. Il ricordo di bambina della protagonista Anna, di don Mario e del confessionale rappresenta solo il primo incontro con le molestie. Il bullismo della sua amica Angela quando ancora bambine si contendono il fidanzatino è un colpo al cuore che Anna non aveva messo in conto. Le amiche possono tradire, impara Anna. L’amore pure. Il lavoro diventa una “fortuna” che deve essere conquistata giorno per giorno, non c’è certezza per il futuro che diventa fragile come la protagonista, una lotta impari a base di colpi di scena, un andare avanti e indietreggiare anche nella professione col solo scopo di sopravvivere al terrore psicologico, alle calunnie, alle molestie ma il finale è lieve perchè lui “muore”… il cannibale, in senso metaforico, naturalmente.

 

Vuoi essere felice o vuoi avere ragione? Continua come una ninna nanna che si perpetua ogni sera l’invito della sua dottoressa. Anna sceglie di essere felice, non ha bisogno di vendette e anche se è successo proprio a lei riesce ancora a guardare il mondo attorno con quegli occhi pieni di stupore, di magia, di emozione. La stessa emozione della Brunetta quando per la prima volta scende dal Treno della Felicità che la porta da Roma a Mirandola nel periodo postbellico e dove partecipa a quel programma di assistenza ai bambini sfollati messo a punto tra il 1946 e il 1947 dall’allora partito comunista in Emilia Romagna.

 

 

Simonetta Ramogida è giornalista e scrittrice, autrice di “Le molestie morali – Se incontri il cannibale, uccidilo”, un libro in cui racconta storie di mobbing, stalking, gaslighting, bossing, cyberbullismo e femminicidio, passando per le recenti vicende del Me Too.

 

Allora l’Italia era capace di grande generosità. L’accoglienza di Ines e Daniele le cambia per sempre la vita. La stessa emozione di nonno Ettore che rivede la sua figlioletta 48 ore dopo il bombardamento di San Lorenzo a Roma il 19 luglio del 1943 e le dice solo: “Ora papà ti compra il gelato”, non sapendo come esprimere la sua contentezza per averla ritrovata mentre lui la tiene stretta a sè per mano e si aggirano lungo le macerie di una città in ginocchio in cerca di un bar. Come quella di suo padre, che riuscì a scappare dai nazifascisti nascondendosi lungo il dorso di un rigagnolo, tra gli arbusti e i canneti quando era andato a cercare generi di prima necessità per sè e per la sua famiglia a Norcia, in Umbria, con i suoi amici Angelo e Luciano. Già, Luciano, un omone grande dal cuore d’oro con la faccia ferita, deturpata da una mina che gli era esplosa troppo vicino durante la seconda guerra mondiale e da cui Anna impara l’amore per la fotografia. Luciano aveva immortalato suo nonno, per la prima volta in Abruzzo, dove erano andati in vacanza sulla neve. Nonno Ettore era un invalido della prima guerra mondiale, lo avevano mandato in fanteria ancora giovanotto a combattere per degli ideali che non sapeva di avere, era tornato a Roma con un ginocchio spappolato e non aveva potuto lavorare più. Quando Anna già adulta vede per la prima volta quella foto che ritraeva proprio lei bambina con il nonno pensa che quella immagine sia magica. Era stata scattata da un invalido della seconda guerra mondiale, e ritraeva un invalido della prima guerra mondiale…

 

(Milano, ph di Salvatore Licciardello)

 

Alla fine c’è anche il glossario, da mobbing a burn out, da strainig a stalking, da cyberbullismo a gaslighting… E una bibliografia che si allunga per pagine e pagine.

 

Ecco un brano tratto dal libro, un documento storico arricchito da tre fotografie originali di bambini che parteciparono al progetto Il Treno della Felicità, e furono accolti dalle famiglie di Mirandola (per gentile concessione della Brunetta…)

 

“Il treno della Felicità”

Quella mattina sul treno che portava verso il Nord c’erano una ventina di bambini. La Brunetta assieme al suo fratellino Carlo erano seduti nell’ultimo scompartimento di un treno a vapore con i sedili in legno e notavano che ad ogni stazione scendeva qualche bambino. Bruna era preoccupata perché scendevano tutti gli altri bambini e loro invece no. Allora cominciò a piagnucolare e a dire: “A noi non ci prende nessuno?” “Non ti preoccupare sorella mia, le diceva Carlo per rasserenarla, prima o poi ci prenderanno anche a noi”… Mirandola era l’ultima fermata, e lì finalmente scesero anche loro da quel treno. Con Ines e Daniele, c’era anche un’altra coppia di coniugi, Ines, le due donne si chiamavano stranamente allo stesso modo, e Italo che avevano anche un figlio maschio. Fu per questo che decisero di prendere il maschietto, cioè Carlo, così avrebbe giocato con il loro figliolo, tanto più che, come sembrava, avevano più o meno la stessa età. Ines e Ines abitavano con i loro mariti nello stesso palazzetto antico, nella piazza centrale di Mirandola, praticamente in piazza Pico della Mirandola, e i loro appartamenti erano collocati uno sopra l’altro. Lo avevano deciso insieme quelle due donne dal cuore d’oro di aderire al progetto di affidamento per i bambini sfollati del bombardamento di Roma. Confortate dal fatto che si sarebbero aiutate l’una con l’altra. Erano due sarte e appena la Brunetta e Carlo arrivarono da Roma, fecero loro il bagnetto, e cucirono un pigiamino tutto nuovo, con la stoffa di flanella che era avanzata dalla manifattura delle lenzuola. Ci misero solo un’ora e mezza, tanto erano brave, a realizzare quei pigiamini caldi come l’amore che erano pronte a donare a quei due bambini. Ma quando la Ines tolse la canottiera alla piccolina per immergerla nella vasca da bagno e insaponarla dalla testa ai piedi, trovò una cosa che non si sarebbe mai aspettata. Nonna Lucia le aveva cucito nella parte interna di quella maglietta bianca il libretto della scuola. Così, vedendolo si accorse che la Brunetta andava a scuola… Chiese alla bambina ancora incredula: “Ma che tu vai a scuola”? E la Brunetta le rispose che si, lei faceva la prima elementare. La Ines si affacciò subito alla finestra, per parlare con la Ines del piano di sotto e tutta affannata le disse: “Oh, guarda che questa qua va a scuola”! Ma l’altra Ines la tranquillizzò dicendole che l’avrebbe aiutata, di non preoccuparsi. La piccola Bruna capì subito che poteva esserci un problema e tremante le disse: “Ma che adesso mi rimandi indietro?” Ma la Ines era una donna troppo generosa e a rimandarla a Roma non ci pensava proprio.

 

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Le molestie morali. Se incontri il cannibale uccidilo” di Simonetta Ramogida

Gangemi editore

 

 

 

SIMONETTA RAMOGIDA, giornalista e scrittrice ha lavorato per diverse testate, il Messaggero, Prima Comunicazione, Ansa, Agi, Askanews e come fotografa ha realizzato alcune mostre come “La Magia dei ponti” e “Farda tra i Profughi”. Sue immagini sono state pubblicate su Vanity Fair, Repubblica.it, Sole24ore. it; ha lavorato per l’Anica ed è iscritta al SNGCI, il Sindacato Nazionale dei Giornalisti Cinematografici. E’ stata Responsabile dello Sportello Mobbing e presidente della Commissione Pari Opportunità (CPO) di Stamparomana, e pertanto componente della CPO Fnsi. Il suo primo libro: Roma Città Aperta Vito Annicchiarico il piccolo Marcello racconta il set con Anna Magnani Aldo Fabrizi Roberto Rossellini, pubblicato nel 2015 da Gangemi editore. Sito ufficiale: https://www.foodwineartefinanza.it mail: siramoda@yahoo.it

 

LAURA MUSCARDIN, regista e sceneggiatrice debutta nel mondo del cinema nel 1990 come assistente alla regia del film Una vita scellerata di Giacomo Battiato, collabora poi con Pappi Corsicato, Marco Risi e dirige nel 1998 il cortometraggio Le coeur-Il cuore. Successivamente, nel 2001 dirige il film Giorni. Nel 2005 gira il docu-film I figli di Roma città Aperta con Vito Annicchiarico (Marcello nel film di Roberto Rossellini) e ottiene un premio al Tribeca Film Festival di New York, ideato e diretto da Robert De Niro, poi nel 2007 dirige il film Billo e successivamente Tutti pazzi per amore e successivamente Matrimoni e altre follie. Il suo lavoro più recente: La guerra di Cam, che ha vinto il premio Cial per l’ambiente al Giffoni Film Festival 2020,

Sito ufficiale: http://www.lauramuscardin.it mail: muscamail@gmail.com

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