WINE/ QUANDO UNA STORIA D’AMORE E’ ANCHE UNA STORIA DI VINO EDOARDO E CARLA IL CILIEGIOLO SASSOTONDO TRA PITIGLIANO E SORANO NELL’ALTA TUSCIA IN TOSCANA

“Siamo arrivati qui nel 1990. Mio marito, Edoardo Ventimiglia, faceva il documentarista a Roma nella vecchia azienda di famiglia, suo nonno era stato il primo cameraman di Hitchcock, ha insegnato a lungo al Centro Sperimentale di Cinematografia. Io, Carla Benini, ero un’agronoma, trentina di nascita, sognavo di lavorare in campagna mentre passavo il mio tempo tra ufficio, aerei e hotel. Lentamente, ma inesorabilmente, abbiamo perso interesse nelle nostre attività cittadine e abbiamo deciso di vivere tra Pitigliano e Sorano”. Siamo sulle propaggini del bacino vulcanico di Bolsena e il tufo è la materia guida e sul tufo sono impiantati i vigneti, di tufo sono le case, nel tufo è scavata la cantina, di tufo in mezzo a un campo, arrotondato dal tempo, è il Sassotondo, simbolo dell’azienda. Inizia così il racconto di un’avventura piena di vita e di vite, che ha per protagonisti Edoardo e Carla. Li abbiamo incontrati al ristorante Al Ceppo, a Roma per una degustazione dei loro vini, Sassotondo che producono in Toscana nell’alta Tuscia.

 

 

Quando una bella storia d’amore si intreccia con una storia di vino, nella Toscana dove decidono di coltivare il ciliegiolo oltre al sangiovese, incuranti di quanti dicevano che erano matti. Così il ciliegiolo, storico vitigno della Maremma, ha trovato nel vecchio vigneto di San Lorenzo, di fronte allo spettacolo mozzafiato dell’antica città di Pitigliano, il suo terroir ideale: da queste uve, vinificate in purezza, A Sassotondo si crede nel valore di questo antico vitigno, che ripropone nei vini giovani la gioia del frutto condita con abbondanti manciate di pepe bianco, mentre con l’invecchiamento interpreta magistralmente l’ideale compagno di pasti importanti, morbido e speziato, potente ma sempre elegante.

All’inizio c’era molto poco: un ettaro di vigneto, una casa scassata, 72 ettari di terra abbandonata per anni; poi, gradualmente, le cose si sono evolute. 1997 anno della prima vendemmia, nella cantina appena ristrutturata; poi, la prima bottiglia. Da allora ogni giorno il progetto di Edoardo e Carla fa passi in avanti, avvalendosi anche deli consigli dell’enologo Attilio Pagli.

 

 

Quella del Sassotondo è una vecchia cantina sotterranea, completamente scavata nel tufo in una balza dei terreni aziendali. Nell’ultima stanza, separata dal resto della cantina da un lungo corridoio (a circa 14 metri sotto terra e 30 dall’ingresso) c’è il bottaio, che gode in maniera del tutto naturale di condizioni di umidità e temperatura ideali. Edoardo e Carla. Al Ceppo abbiamo assaggiato diverse annate di Monte Calvo e degli altri vini prodotti. Inoltre, Edoardo ci ha illustrato il progetto “Ritorno”, messo a punto per la ricerca dei vitigni autoctoni a bacca bianca sulle colline dell’Etna, praticamente un lavoro con l’università di Catania, per il recupero dei vecchi vitigni e per non disperdere in grande patrimonio dei vini vulcanici dell’Etna (ndr, ne parlo in altro articolo del sito: www.foodwineartefinanza.it). La vendemmia 2023 ha visto una perdita di produzione delle uve di circail 28%, il problema, spiega Edoardo, sono state le bombe d’acqua. La cantina dal 1994 è interamente biologica. Ogni anno l’azienda produce inmedia 50 mila bottiglie.”Far assaggiare il cicliegiolo a Firenze, dice Edoardo, è ancora difficile. C’è l’idea che il ciliegiolo serva per tagliare il sangiovee. Il pensiero dominante è che non è un buon vino. Noi invece pensiamo che meriti un pò più di attenzione”.

 

 

(Progetto GRASPO sui vini vulcanici dell’Etna: Edoardo Ventimiglia e Luigino Bertolazzi, con il vino bianco vulcanico il Ritorno)

 

Passando alla degustazione, abbiamo assaggiato il Monte Calvo 2018, che è stata la prima annata per questa etichetta, il Monte Calvo 2021 che si è rivelata un’annata migliore della 2018,il Poggio Pinzo 2017, il Poggio Pinzo 2020, per passare poi al San Lorenzo 2016 che è piacevolissimo per sfatare il pregiudizio che il ciiegiolo non possa essere invecchiato, e poi al San Lorenzo 2019, che è una vigna che guarda proprio la Rocca di Pitigliano. Il ciliegiolo di Edoardo e Carla nasce proprio dalla vigna di Sa Lorenzo.

 

 

Nel 1991 hanno comprato la vigna e da qui hanno fatto tutte le barbatelle. In tutta Italia sono 1.100 gli ettari vitati a ciliegiolo, di cui 700 in Toscana, 300 in Maremma e una piccola “enclave” in Umbria. L’azienda si trova in alta Tuscia, dove il fiume Flora fa da spartiacuque tra la Maremma classica e il Monte Amiata. Sull’eleganza del vino incide l’altimetria, le vigne si trovano infatti a 300 metri sul livello del mare.

 

Ad accompgnare i vini un menù gourmet del ristorante Al Ceppo che nella entrèe a base di uovo morbido con tartufo nero in polvere di prosciutto crudo adagiato su un letto di parmigiano. Per poi passare ad un piatto di lenticchie di Colfiorito al timo con spuma di malva con l’olio extravergine d’oliva nuovo di Tivoli. Il primo piatto un classico maltagliati al ragù bianxo ma di papera. Infine, la punta di vitella concicoria ripassata e funghi porcini, in ultimo un gelato di castagne con meringa sbriciolata marron glacè e cioccolato caldo.

 

 

La degustazione di vini ha visto anche l’ssaggio del bianco di Pitigliano Isolina 2018 e Isolina 2022, di cui Sassotondo produce circa 6 mila bottiglie, 400 delle quali viene messo da parte e aperte 10 anni dopo.

 

 

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