PHOTO/ ROBERT CAPA IL PIU’ GRANDE FOTOREPORTER DI GUERRA DI SEMPRE ALL’ACCADEMIA DI UNGHERIA IN VIA GIULIA A ROMA SI APRE OGGI LA MOSTRA

OMAGGIO A ROBERT CAPA A 110 ANNI DALLA NASCITA

“SE LE TUE FOTO NON SONO BUONE NON ERI ABBASTANZA VICINO”

 

Che sia autentica o meno la foto della morte del miliziano di Robert Capa rimarrà negli archivi fotografici dei grandi fotoreporter di guerra per sempre. Lui, il più grande. Quello che ha aperto la strada a tutti i fotografi del mondo che negli anni si sono confrontati con questo duro mestiere, che rappresenta una passione, una missione per la vita, a volte così minacciosa da rischiare la morte. E sono tanti i fotoreporter che negli anni la vita l’hanno persa proprio per documentare gli orrori della guerra. E’ successo di recente anche nella guerra tra la Russia e l’Ucraina. Giovani fotoreporter appassionati incapaci di resistere al richiamo di quella che è una vera e propria mission. Robert Capa nasce in Ungheria da una famiglia ebrea proprietaria di una avviata casa di moda. Capa è un bambino vitale e rissoso che in famiglia viene soprannominato “Cápa”, squalo in ungherese. Ha appena diciassette anni quando viene arrestato per le sue simpatie comuniste; appena liberato abbandona la terra natale alla volta di Berlino. Là s’iscrive all’università alla facoltà di Scienze Politiche, sognando di diventare giornalista. Per mantenersi trova un impiego presso uno studio fotografico, cosa che lo avvicina al mondo della fotografia. Inizia a collaborare con l’agenzia fotogiornalistica Dephot sotto l’influenza di Simon Guttmann. Autodidatta, nel 1932 è a Copenaghen, dove Trockij  tiene una conferenza. Nonostante il divieto di fare fotografie, elude la sorveglianza e realizza alcuni scatti. È il suo primo servizio pubblicato.

A causa dell’avvento del nazismo, Capa nel 1933 lascia Berlino per Vienna, per poi, l’anno successivo, partire alla volta di Parigi. Ma in Francia incontra difficoltà nel trovare lavoro come fotografo freelance. Al caffè A Capoulade, nel Quartiere Latino nel settembre 1934 fa la conoscenza di Gerda Taro, una studentessa tedesca di origine galiziana, anch’essa fotografa autodidatta. Robert e Gerda stabiliscono un solido rapporto sentimentale e professionale.
A Parigi Capa conosce anche David Seymour  (nato Szymin), che a sua volta lo presenterà ad Henri Cartier Bresson tutti giovani fotografi di origini sociali e geografiche diverse, ma legati dal linguaggio dell’immagine. Il suo primo servizio importante è quello del maggio 1936 che documenta le manifestazioni per l’ascesa al potere del Fronte Popolare ; una sua foto diventa la copertina della rivista «Vu» (“Visto” in italiano).

Nell’agosto del 1936 Gerda Taro riesce a procurargli un accredito stampa per documentare la Guerra civile spagnola ed assieme prendono un aereo per  Barcellona. Qui, un po’ per sfida, un po’ per opportunità, i due inventano il personaggio di “Robert Capa”, un fantomatico fotografo americano giunto a Parigi per lavorare in Europa. Lo pseudonimo Robert Capa viene scelto per il suono più familiare all’estero e per l’assonanza con il nome del popolare regista italo-statunitense Frank Capra. Grazie a questo curioso espediente, la coppia moltiplica le proprie commesse e guadagna parecchi soldi. All’inizio, in effetti, il marchio “Capa-Taro” fu usato indistintamente da entrambi i fotografi. Successivamente i due divisero la “ragione sociale” CAPA e Endre Friedmann adottò definitivamente lo pseudonimo Robert Capa per sé.

Il 26 luglio 1937  Gerda muore tragicamente a Brunete, nei pressi di madrid  (rimane schiacciata durante un errore di manovra di un carro armato “amico”). L’anno dopo Robert pubblica un libro in omaggio alla sua amata, Death in making, che contiene anche le fotografie, scattate da entrambi, della guerra in Spagna.

Capa divenne famoso in tutto il mondo per una foto scattata nel 1936 a Cordova  in cui ritrae un soldato dell’esercito repubblicano, con addosso una camicia bianca, ripreso nell’attimo in cui appare colpito a morte da un proiettile sparato dai franchisti. Quest’immagine è tra le più famose fotografie di guerra mai scattate. Fu pubblicata per la prima volta sulla rivista francese Vu il 23 settembre del 1936, poi su Regards il mese dopo. Ma solo quando apparve sulla rivista americana Life  (12 luglio 1937), l’immagine si diffuse in tutto il mondo.

La foto è stata al centro di una lunga diatriba in merito alla sua presunta non autenticità.

FRANCE. Normandy. Omaha Beach. The first wave of American troops lands at dawn. June 6th, 1944.
Contro l’autenticità

In base al lavoro svolto dallo storico della fotografia Snado Gilardi, che ha analizzato, nei primi anni ’70, i negativi originali di Capa, il quotidiano di Barcellona “El Periodico de Catalunya”[9] avrebbe accertato che la celebre foto fu scattata nei pressi di Cordova, in Andalusia, nel villaggio di Espejo, e non nella località di Cerro Muriano, come affermato da Robert Capa. Il quotidiano, inoltre, precisa che le due località si trovano a 50 km di distanza, con il decisivo particolare che ad Espejo, nei giorni in cui venne scattata la foto, non si sarebbe svolto alcun combattimento tra i miliziani repubblicani e le forze fasciste agli ordini di Francisco Franco. La foto di Capa sarebbe stata scattata ai primi di settembre del 1936, quando Espejo era ancora nelle mani delle forze repubblicane, mentre una battaglia era invece in corso a Cerro Muriano. Solo a fine settembre si registrò qualche scontro isolato ad Espejo, peraltro senza vittime.

A metà degli anni ’90 si diffuse, poi, la notizia che il miliziano ritratto da Capa fosse un anarchico, tale Federico Borrel Garcia il quale sarebbe morto effettivamente in combattimento, ma non in campo aperto come nella celebre foto, bensì dietro un albero. A sostegno della tesi dell’inautenticità è anche un libro dello studioso José Manuel Susperregui, Sombras de la fotografia (Ombre della fotografia), in cui si afferma che l’immagine sarebbe stata scattata con una Rolleiflex appartenuta a Gerda Taro, mentre Capa in quel periodo fotografava probabilmente con una Leica ed in seguito con una Contax.  I negativi prodotti da questi due apparecchi non sono compatibili con la Rolleiflex, apparecchio medio formato che impiega una pellicola in formato 1297220 su cui imprime immagini quadrate di dimensioni 56×56 mm (formato detto anche 6×6). Leica e Contax sono invece apparecchi piccolo formato che impiegano una pellicola in formato 35 mm su cui imprimono immagini rettangolari di dimensioni 24x36mm e rapporto altezza/base pari a 2:3. Ancora a sostegno di questa tesi, esistono anche video che sarebbero frutto di ricerche digitali e geo-morfologiche, effettuate per un documentario tedesco sulla figura di Capa.

Di per sé, l’eventuale inautenticità della foto nulla toglierebbe al valore storico che essa ha acquisito come simbolo dei soldati lealisti morti durante la guerra civile spagnola.

A favore dell’autenticità

A favore dell’autenticità vi sono d’altro canto lunghe ricerche storiche condotte dal biografo di Capa, Richard Whelan.  Il miliziano sarebbe, in effetti, l’unico morto quel giorno, Federico Borrell Garcia – morto effettivamente a Cerro Muriano, nei pressi di Cordova, nel 1936 – e la notizia sarebbe registrata negli archivi ufficiali. A sgombrare definitivamente il campo da questa lunga diatriba, nel 2013 il Centro Internazionale di Fotografia ha scoperto e diffuso un’intervista radiofonica, risalente all’ottobre del 1947, in cui Robert Capa spiega esattamente cos’è successo. “Ho scattato la foto in Andalusia – racconta – mentre ero in trincea con 20 soldati repubblicani, avevano in mano dei vecchi fucili e morivano ogni minuto”. La foto è stata scattata mentre i soldati con cui viaggiava correvano ad ondate verso una mitragliatrice fascista per abbatterla. Al terzo o quarto tentativo di assalto dei miliziani “ho messo la macchina fotografica sopra la mia testa – continua nell’intervista – e senza guardare ho fotografato un soldato mentre si spostava sopra la trincea, questo è tutto. Non ho sviluppato subito le foto, le ho spedite assieme a tante altre. Sono stato in Spagna per tre mesi e al mio ritorno ero un fotografo famoso, perché la macchina fotografica che avevo sopra la mia testa aveva catturato un uomo nel momento in cui gli sparavano. Si diceva che fosse la miglior foto che avessi mai scattato, ed io non l’avevo nemmeno inquadrata nel mirino perché avevo la macchina fotografica sopra la testa”. A chi poneva domande su quella foto, Capa rispondeva: “Per scattare foto in Spagna non servono trucchi, non occorre mettere in posa. Le immagini sono lì, basta scattarle. La miglior foto, la miglior propaganda, è la verità.”[13]

Angleterre.
Robert CAPA.photographer on a destroyer during the ship arrivals in French beach for landings and liberation of Fance.

In occasione dei 110 anni dalla nascita di Robert Capa, giovedì 21 settembre, alle ore 19:30 presso la Galleria dell’Accademia d’Ungheria in Roma si terrà il vernissage della mostra fotografica Robert Capa, il fotorepoter. L’esposizione organizzata in collaborazione con il Robert Capa Contemprary Photography Center Budapest, resterà aperta al pubblico fino al 19 novembre 2023.

Robert Capa (22 ottobre 1913–25 maggio 1954), il fotografo di fama mondiale nato a Budapest, fu testimone oculare degli eventi storici che hanno determinato il XX secolo nonché messaggero in ventitré paesi di quattro continenti. Per tutta la sua vita sostenne che il linguaggio universale della fotografia potesse apportare cambiamenti, rendendo il mondo un posto migliore. Seppe guardare le cose con uno sguardo “creativo”, qualunque cosa toccasse prendeva una forma nuova, mai vista prima. Fu in grado di vedere ciò che gli altri non riuscirono e, con il suo cambio di prospettiva, seppe dare una nuova definizione alle cose, avvicinandosi al mondo con un nuovo approccio. Il suo talento incandescente e pervasivo ha permeato tutte le sue attività e la sua vita. Il suo coraggio, la sua audacia, il potere visivo delle sue fotografie non hanno pari. La sua immensa empatia e umanità hanno caratterizzato tutte le sue attività, è stato uno degli “avventurieri etici”, secondo le parole di Henri Cartier-Bresson, e l’atteggiamento morale nelle sue immagini è un esempio per tutti.

La mostra rende omaggio all’uomo che vide cinque campi di battaglia e, corpo a corpo con la morte, documentò la storia dando una nuova definizione alla metodologia della fotografia di guerra.

Conquistò fama mondiale grazie alla fotografia scattata durante la guerra civile spagnola, intitolata Morte di un miliziano lealista, fronte di Córdoba, Spagna nel 1936. Questo periodo fu tra i più tristi della sua vita, segnato dalla tragica perdita della sua compagna, la collega di origini polacche Gerda Taro.

 

 

 

 

Capa scattò fotografie di soldati e partigiani, raffigurandoli sia in momenti di vita quotidiana che durante le battaglie, dalla posizione dell’osservatore partecipe e infinitamente empatico. Era lì con loro, ed è da molto vicino che scattò le sue fotografie. Famose sono le sue parole al riguardo: “Se le tue foto non sono abbastanza buone, non eri abbastanza vici

Robert CAPA in a Paris cafŽ. 1952. Photo Courtesy @ Ruth ORKIN.

 

Su suggerimento di Capa, insieme ai fotografi Henri Cartier-Bresson, George Rodger e David “Chim” Seymour, nel 1947 fu fondata l’agenzia Magnum Photos.

La selezione della mostra Robert Capa, il fotoreporter presenta settantacinque immagini della sua vita, dalla foto che cattura la conferenza di Trockij (una delle sue prime commissioni) a quella scattata durante la guerra d’Indocina. Le fotografie in mostra raccontano sia il mondo della guerra che i momenti di pace di Robert Capa.

Grazie alle fotografie acquistate nel 2008, quello di Budapest è diventato uno dei centri di riferimento del patrimonio Capa insieme ai centri di New York e di Tokyo. La serie intitolata Raccolta Master III (Master’s Set III) che documenta la vita di Robert Capa, comprende 937 ingrandimenti realizzati negli anni ‘90. Queste fotografie sono state selezionate da Cornell Capa (fratello minore di Robert Capa) e dallo storico della fotografia Richard Whelan (monografista di Robert Capa) tra il 1990 e il 1992 tra quasi 70mila negativi lasciati da Capa.

Le fotografie in mostra sono state selezionate dalle immagini della collezione ungherese Robert Capa Master Collection, conservata nel Centro di Fotografia Contemporanea Robert Capa di Budapest.

 

Clicca sotto per chiudere la ricerca