LA TENDENZA DEL MERCATO DEL LAVORO NON LASCIA DUBBI SULLO STATO DELLA NOSTRA ECONOMIA: DIMINUISCONO DEL 7,8% I CONTRATTI A TEMPO INDETERMINATO. E QUESTA NON E’ UNA BUONA NOTIZIA, NE’ PER L’ITALIA, NE’ PER LA POLITICA CHE CONTINUA A SPARLARE SU VAGHE PROMESSE ELETTORALI PRIVE DI FONDAMENTO. CRESCE A DISMISURA IL LAVORO “A CHIAMATA”. E QUESTO SI E’ TUTTO MERITO DI MATTEO RENZI. MA IL LAVORO A CHIAMATA NON SOLO AUMENTA, MA REGISTRA UN INCREMENTO DEL 120%. LO STATO DI SALUTE DEL MERCATO DEL LAVORO E’ LO SPECCHIETTO DELLE ALLODOLE PER COMPRENDERE SE UN PAESE CRESCE OPPURE NO. I NUMERI PARLANO CHIARO MA VANNO INTERPRETATI SENZA LIMITARSI AL SALDO DEI CONTRATTI IN ESSERE CHE RISULTA POSITIVO PER IL FORTE PESO DEL LAVORO PRECARIO (CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO, A CHIAMATA…).
L’Inps oggi rende infatti noti i flussi del mercato del lavoro alla fine del 2017, e al di là del saldo che risulta positivo, i dati vanno letti attentamente sulla base delle sottocategorie di attivi.
In particolare continuano a diminuire i contratti a tempo indeterminato di ben 117.000 unità, mentre aumentano quelli a tempo determinato, in cui sono compresi anche contratti di pochi giorni lavorativi, di 537.000, come pure crescono di 58.000 quelli di apprendistato, e salgono infine di 10.000 quelli stagionali.
Alla fine del 2017, nel settore privato si registra un saldo tra i flussi di assunzioni e cessazioni registrati nel corso dell’anno pari a +488.000, superiore a quello corrispondente del 2016 (+326.000) e inferiore a quello del 2015 (+613.000). Ma questo, si sa, un saldo che incorpora sia i contratti a tempo determinato che quelli a tempo indeterminato.
Nel corso del 2017 è aumentato il turnover dei posti di lavoro grazie soprattutto alla forte crescita delle assunzioni (tra gennaio e dicembre 2017 in aumento del 18,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Sono aumentate anche le cessazioni ma ad un ritmo inferiore (+17%).
Alla crescita delle assunzioni il maggior contributo è stato dato dai contratti a tempo determinato (+27,3%) e dall’apprendistato (+21,7%); sono invece diminuite le assunzioni a tempo indeterminato (-7,8%), contrazione imputabile soprattutto alle assunzioni a part time.
Tra le assunzioni a tempo determinato appare significativo l’incremento dei contratti di somministrazione (+21,5%) e ancora di più quello dei contratti di lavoro a chiamata che, con riferimento sempre all’arco temporale gennaio-dicembre, sono passati da 199.000 (2016) a 438.000 (2017), con un incremento del 120%. Questo significativo aumento – come, in parte, anche quello dei contratti di somministrazione e dei contratti a tempo determinato – può essere posto in relazione alla necessità per le imprese di ricorrere a strumenti contrattuali sostitutivi dei voucher, cancellati dal legislatore a partire dalla metà dello scorso mese di marzo e sostituiti, da luglio e solo per le imprese con meno di 6 dipendenti, dai nuovi contratti di prestazione occasionale.