Anche il Brunello ha una Fondazione. Sulla falsariga di quelle delle banche.
Tenuta a battesimo sabato scorso, la “Fondazione Territoriale Brunello di Montalcino” è stata voluta fortemente dai produttori del territorio e ha iniziato ufficialmente la propria attività. Guidata da Fabrizio Bindocci potrà dedicarsi fattivamente alla sua mission, che è quella di reinvestire a Montalcino parte dei profitti ottenuti dalla produzione e dalla vendita del Brunello.
Sul modello di quelle bancarie, la Fondazione, la cui creazione è stata approvata nel 2016 dall’Assemblea del Consorzio del Brunello, è nata per sostenere finanziariamente progetti di sviluppo del territorio su diversi fronti: dal turismo al recupero e restauro di beni artistici e culturali ma anche nel campo del sociale e dell’integrazione. Il Cda è composto da Fabrizio Bindocci (Presidente), Remo Grassi (vice presidente), Silvio Franceschelli (Sindaco di Montalcino), Andrea Cortonesi, Patrizio Cencioni (Presidente del Consorzio del Brunello), Manuele Bartolommei e, in qualità Responsabile Comitato Tecnico Scientifico, Bernardo Losappio.
Come ha sottolineato il presidente della Fondazione Fabrizio Bindocci “è un traguardo veramente importante perché ci consente di contribuire fattivamente alla crescita del sistema montalcinese. Questo consiglio di amministrazione si è dato il compito di tracciare il programma con obiettivi specifici: quello primario è di investire sul sociale, ma anche sulla scuola, senza dimenticarci della cultura e della ricerca. Ci faremo aiutare da un comitato tecnico-scientifico di cui faranno parte personaggi di rilievo, non solo di Montalcino, che avrà il preciso compito di esaminare i progetti, che siano fattibili e di interesse, per poter gestire i fondi in modo oculato. Crediamo che sia una grande opportunità per prenderci cura del nostro territorio, sopperendo alla sempre crescente mancanza di fondi pubblici in vari settori. E’ un gesto di solidarietà e rispetto nei confronti del territorio, per dimostrare che le nostre non sono mani “pigre” nel dare e veloci nel prendere, e che vogliamo restituire al nostro territorio parte di quello che ci ha dato e che continua a darci”.
La Fondazione, pur essendo espressione del Consorzio, avrà una gestione autonoma e soprattutto sarà aperta partecipazioni e contributi esterni. La scelta di inserire il Sindaco di Montalcino nel board – in veste istituzionale e senza alcun ruolo politico – vuole ad esempio essere un contributo alla migliore comprensione di quali siano ambiti e progetti che necessitano di maggiore intervento.
Per Patrizio Cencioni, presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino “la costituzione della Fondazione rafforza il nuovo ruolo dei consorzi che da ente di tutela stanno diventando attori insostituibili della crescita e promozione. Noi crediamo nel ruolo del Consorzio come forza economica che deve essere parte attiva dello sviluppo del territorio, territorio che nel suo complesso è uno dei grandi elementi che danno valore al Brunello di Montalcino e lo rendono unico, così come il Brunello continua a rendere importante Montalcino nel mondo”.
Per quanto riguarda le risorse da destinare al territorio, una base importante dovrebbe venire dai contributi volontari dei produttori. I contributi non saranno distribuiti a pioggia ma, di anno in anno, puntando su progetti e idee concrete e ben delineate. Obiettivo è sostenere la crescita del sistema economico e sociale di Montalcino. La strada di una Fondazione di un Consorzio del Vino, è già stata sperimentata in passato (dal Consorzio del Chianti Classico che, nel 1991, ha lanciato una sua Fondazione, per la tutela del territorio e valorizzazione dei suoi beni artistici, culturali e ambientali).
“Tuttavia – come evidenzia il presidente – la nostra ha alcune peculiarità e soprattutto il valore del brand del Brunello di Montalcino, tra i più forti a livello mondiale. Per questo potrebbe aprire una strada virtuosa che altre importanti denominazioni del vino italiano che, in qualche modo, diventano “banche” per i loro territori. E’ un modello innovativo perché il valore aggiunto creato da Brunello rimane sul territorio e lo fa crescere.”