LE CASE CHE RIDONO LE TROVI SOLO A CIVITA IN CALABRIA BORGO SULLE GOLE DEL RAGANELLO DOVE I COMIGNOLI SCACCIAGUAI SONO DEI TOTEM SCACCIASPIRITI E LE ABITAZIONI PAIONO AVERE OCCHI NASO E ORECCHE BENVENUTI NEL BORGO ARBERESHE DOVE ALBANIA E CALABRIA SI INCONTRARONO NEL LONTANO 1471 QUANDO I PROFUGHI IN FUGA DALL’AVANZATA OTTOMANA COSTRUIRONO UN BORGO CHE CONSERVA ANCORA OGGI IL SUO FASCINO CON L’ANTICO IMPIANTO A “GIITONIA” E LE CASE ANTROPOMORFE IN PIETRA CON COMIGNOLI STRAVAGANTI CHE TESTIMONIANO LA FIRMA DEL MASTRO MURATORE E LA SUA ESPLOSIVA FANTASIA.
La vocazione difensiva del paese è ben rappresentata dalla sua collocazione: un altopiano a strapiombo. Il centro storico è un saliscendi di pietra grigia, scale ripide e bizzarre case cubiste che sembrano volti umani. I famosi comignoli decorati che le adornano, costruiti tra fine Seicento e inizio Novecento per tenere lontani gli spiriti maligni, sono opere d’arte uniche, nate dell’estro di artigiani arbëreshë, che, per secoli, si sono tramandati un sapere antico, fino a dare a Civita il suo aspetto inconfondibile. Altro tratto peculiare della destinazione è la disposizione a semicerchio delle gjitonie – microsistemi sociali, come una sorta di famiglie allargate, con la “casa madre” al centro, a riflettere un’organizzazione comunitaria basata sulla condivisione degli spazi e sulla solidarietà.
Uno spaccato intrigante di questa cultura è offerto anche dalla liturgia bizantino-ortodossa, uno spettacolo di canti, icone e rituali che va in scena regolarmente nella cinquecentesca chiesa di Santa Maria Assunta. Per chi vuole approfondire, c’è infine il Museo Etnografico Arbëreshë, che espone costumi tradizionali, monili e scatti d’epoca. Alla pari della cultura, anch’essa è un affresco vertiginoso capace di stupire. Il borgo si affaccia infatti sulle Gole del Raganello, un canyon profondo fino a 600 metri scavato dal torrente, meta ideale per chi ama dilettarsi con attività adrenaliniche come il trekking il canyoning e il rafting. Poco distanti e altrettanto gradevoli sono anche i sentieri del Parco del Pollino, che regalano panorami mozzafiato, in tutte le stagioni.
Anche a tavola si onora la tradizione, ma stavolta a prevalere sono i geni locali, affidati a piatti come i cavatelli con mollica tostata, noci e peperoncino, la rafanata (frittata al rafano) e U pastecc, pasticcio di carne e formaggio. Ad addolcire il tutto ci pensano il miele di castagno e la liquirizia selvatica, raccolti nei boschi circostanti. Civita, insomma, è un mondo a sé, una realtà unica e tutta da scoprire, dove non si viene semplicemente per una vacanza, ma per imparare qualcosa di nuovo: una storia di migrazione, identità e resilienza che non può lasciare indifferenti.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.