TRAVEL/ LE CASE CHE RIDONO E CHE SEMBRANO AVERE OCCHI NASO E ORECCHIE A CIVITA IN CALABRIA CON I COMIGNOLI SCACCIAGUAI BENVENUTI NEL BORGO ARBERESHE SULLE GOLE DEL RAGANELLO VICINO AL PARCO DEL POLLINO

LE CASE CHE RIDONO LE TROVI SOLO A CIVITA IN CALABRIA BORGO SULLE GOLE DEL RAGANELLO DOVE I COMIGNOLI SCACCIAGUAI SONO DEI TOTEM SCACCIASPIRITI E LE ABITAZIONI PAIONO AVERE OCCHI NASO E ORECCHE BENVENUTI NEL BORGO ARBERESHE DOVE ALBANIA E CALABRIA SI INCONTRARONO NEL LONTANO 1471 QUANDO I PROFUGHI IN FUGA DALL’AVANZATA OTTOMANA COSTRUIRONO UN BORGO CHE CONSERVA ANCORA OGGI IL SUO FASCINO CON L’ANTICO IMPIANTO A “GIITONIA” E LE CASE ANTROPOMORFE IN PIETRA CON COMIGNOLI STRAVAGANTI CHE TESTIMONIANO LA FIRMA DEL MASTRO MURATORE E LA SUA ESPLOSIVA FANTASIA.

 
 
TRA IL 1448 E IL 1534 LA COMUNITA’ ITALO ALBANESE PORTATRICE DI UNA LINGUA ARCAICA, L’ARBERESH, E DI UN RITO BIZANTINO-ORTODOSSO SI STABILI’ IN CALABRIA E CIVITA FU EDIFICATA PROPRIO DA QUESTI ESULI CHE NON RECISERO MAI IL PROPRIO CORDONE OMBELICALE CON LA LORO TERRA NATIA LO STESSO NOME CIVITA DERIVA DA CIFTI CHE IN ARBERESH SIGNIFICA COPPIA OPPURE AQUILA I PROFUGHI COLTIVARONO ANCHE I LORO USI E COSTUMI E ANCHE I SAPORI DELLA LORO TAVOLA COSI’ CHE LA LORO CULTURA GIUNGESSE FINO A NOI E AI NOSTRI GIORNI

La vocazione difensiva del paese è ben rappresentata dalla sua collocazione: un altopiano a strapiombo. Il centro storico è un saliscendi di pietra grigia, scale ripide e bizzarre case cubiste che sembrano volti umani. I famosi comignoli decorati che le adornano, costruiti tra fine Seicento e inizio Novecento per tenere lontani gli spiriti maligni, sono opere d’arte uniche, nate dell’estro di artigiani arbëreshë, che, per secoli, si sono tramandati un sapere antico, fino a dare a Civita il suo aspetto inconfondibile. Altro tratto peculiare della destinazione è la disposizione a semicerchio delle gjitonie – microsistemi sociali, come una sorta di famiglie allargate, con la “casa madre” al centro, a riflettere un’organizzazione comunitaria basata sulla condivisione degli spazi e sulla solidarietà.

Uno spaccato intrigante di questa cultura è offerto anche dalla liturgia bizantino-ortodossa, uno spettacolo di canti, icone e rituali che va in scena regolarmente nella cinquecentesca chiesa di Santa Maria Assunta. Per chi vuole approfondire, c’è infine il Museo Etnografico Arbëreshë, che espone costumi tradizionali, monili e scatti d’epoca. Alla pari della cultura, anch’essa è un affresco vertiginoso capace di stupire. Il borgo si affaccia infatti sulle Gole del Raganello, un canyon profondo fino a 600 metri scavato dal torrente, meta ideale per chi ama dilettarsi con attività adrenaliniche come il trekking il canyoning e il rafting. Poco distanti e altrettanto gradevoli sono anche i sentieri del Parco del Pollino, che regalano panorami mozzafiato, in tutte le stagioni.

 

Anche a tavola si onora la tradizione, ma stavolta a prevalere sono i geni locali, affidati a piatti come i cavatelli con mollica tostata, noci e peperoncino, la rafanata (frittata al rafano) e U pastecc, pasticcio di carne e formaggio. Ad addolcire il tutto ci pensano il miele di castagno e la liquirizia selvatica, raccolti nei boschi circostanti. Civita, insomma, è un mondo a sé, una realtà unica e tutta da scoprire, dove non si viene semplicemente per una vacanza, ma per imparare qualcosa di nuovo: una storia di migrazione, identità e resilienza che non può lasciare indifferenti.

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