La fotografia come ponte, come strumento di dialogo con il diverso, con “l’altro da noi”, la fotografia come linguaggio che sa azzerare le distanze, che sa ripristinare confini o, perché no, anche annullarli. La fotografia come mezzo per raccontare storie che possono essere intime o personali oppure condivise ma che hanno sempre e comunque un valore universale.
Chiedeva di lavorare su questo lo “Statement” della “Open Call” che gli organizzatori della 12esima edizione di Giovane Fotografia Italiana hanno aperto a tutti gli artisti Under 35 con cittadinanza italiana pronti a contendersi il Premio Ghirri2025. Hanno risposto in più di 300. Alcuni sono italiani che vivono all’estero, altri sono stranieri residenti in Italia: tutti accomunati dal desiderio di declinare “Bridging”, il tema di quest’anno, in mille modi diversi e attraverso il linguaggio artistico che più amano.
Premio Ghirri: un ponte, vent’anni e il dialogo
La scelta del tema parte da quello che Fotografia Europea ha scelto per la sua edizione in corsa, “Avere vent’anni”, la stessa età del Festival. E proprio nel 2025 cade il ventennale della riapertura del ponte di Mostar in Bosnia un capolavoro di ingegneria ottomana, considerato uno dei ponti più belli al mondo: Stari Most, il Ponte Vecchio, è il simbolo della guerra civile che negli Anni ’90 ha insanguinato i Balcani. Un ponte che doveva rimettere in dialogo le due parti della città separate dal fiume Neretva. Una sorta di promessa, in larga parte disattesa, di riappacificazione e di convivenza fra popoli.
Gli scatti dei sette finalisti di Giovane Forografia Italiana, (selezionati dalla giuria composta da Tim Clark, Rä di Martino, Adele Ghirri, Damiano Gullì e Mauro Zanchi) resteranno esposti fino all’8 giugno a Palazzo dei Musei a Reggio Emilia,
nella collettiva a cura di Ilaria Campioli e di Daniele De Luigi. Sono fotografie che ci aiutano a riflettere sul valore che le immagini possono avere non soltanto nel raccontare, ma anche nel ricostruire, nell’avvicinare punti di vista molto diversi. Che ruolo possono avere le immagini in un mondo pieno di domande e di incertezze, un mondo in cui si ha sempre più la sensazione che le istituzioni esistenti vengano messe in discussione?

Davide Sartori, il vincitore del Premio
Il ponte generazionale, il legame che c’è tra un nonno ed un padre e tra un padre ed il figlio. La riflessione critica sul concetto di mascolinità. I ponti come testimonianze, parentele, come passaggio di situazioni analoghe dentro anime diverse ma simili. Si può ritrovare tanto di sé nell’indagine interiore di una persona a noi così vicina, dentro un legame ancestrale come quello che lega un figlio a chi lo ha generato, a chi gli ha donato la vita. É quello che ha mosso il lavoro fotografico di Davide Sartori (Gallarate, 1995). Si è aggiudicato lui il Premio Ghirri di questa edizione e quindi non solo il compenso di 4.000 euro bensì la possibilità di esporre negli spazi della Triennale di Milano con una propria personale ad inizio 2026.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.