PHOTO/ SCANDALOSO MAPPLETHORPE

Robert Mapplethorpe. Le forme del classico una mostra a Venezia 

 

 

 

 

Robert Mapplethorpe, Self Portrait, 1975

© Robert Mapplethorpe Foundation | Robert Mapplethorpe, Self Portrait, 1975

 

 

I PIU’ BEI FIORI I PIU’ BEI NUDI OGGI FORSE MAPPLETHORPE NON FAREBBE PIU’ SCANDALO CON LE SUE PROVOCAZIONI ATTRAVERSO LA FOTOGRAFIA MA DI CERTO HA ESPLORATO UN CAMPO NON ANCORA CONOSCIUTO CON LA SUA VISIONE DELL’ARTE TUTTO E’ CLASSICO TUTTO E’ ARTE LA BELLEZZA SI CELA DOVE E’ PIU’ IMPENSABILE ANDARLA A TROVARE MA E’ LI’ ANCHE SE PORNOGRAFICA…

 

 

 

Dal 10 Aprile 2025 al 06 Gennaio 2026 – Le Stanze della Fotografia – Isola di San Giorgio (Venezia).

 

 

Nasce nel Queens lunedì 4 novembre 1946. La famiglia è cattolica osservante di origini irlandesi, Robert è il terzo di sei fratelli. Cresce a Floral Park, a Long Island. All’estero Mapplethorpe è noto soprattutto per la sua serie “Portfolio X” che fece scandalo per i contenuti erotici, compreso un autoritratto di spalle con una frusta inserita nell’ano[2][3]. In queste immagini il fotografo spezzava deliberatamente il confine tra foto d’arte e foto commerciale destinata al mercato pornografico, adottando soggetti e temi tipici della “pornografia ” nel contesto di immagini d’arte. Come soggetti della sua arte Mapplethorpe scelse ad esempio coppie autentiche della scena S&M gay di New York, ritraendole in pratiche erotiche “estreme”. Ciò che non poteva essere neppure discusso, ora veniva rappresentato in immagini ed esposto nelle gallerie d’arte.

Oltre a questo, Mapplethorpe scelse per modelli celebrità del mercato della pornografia omosessuale, con una particolare predilezione per i neri, ritraendole in pose classiche e statuarie, o al contrario in pose sessualmente esplicite. Come ha scritto di lui Adriano Altamira:

«L’operazione che sta dietro al mondo figurativo e all’imagerie di Robert Mapplethorpe è piuttosto trasparente: trasporre soggetti omoerotici nel territorio eletto e squisitamente formale della classicità, usare la natura morta come un genere allusivo, e infine fare del nudo – indifferentemente maschile o femminile – una forma di studio botanico.»

 

 

 

Robert Mapplethorpe. Le forme del classico è una mostra retrospettiva che racconta la storia del grande artista statunitense, audace protagonista nel panorama della fotografia internazionale. In particolare, le oltre 200 immagini esposte porteranno i visitatori a scoprire la dimensione classica dell’evoluzione intrapresa da Mapplethorpe e il suo dialogo con la scultura antica, ponendo l’attenzione sulla sua ricerca della perfetta sinuosità.

Dalle fotografie di corpi maschili e femminili a quelle di fiori, dai primissimi collage ai ritratti e agli autoritratti, la poetica dell’artista emerge dirompente anche grazie ad Antartica, l’idropittura scelta per l’allestimento del progetto firmata da San Marco, brand di punta dell’omonimo Gruppo. Leader in Italia nel settore delle pitture e vernici per l’edilizia professionale e per l’interior design, San Marco Group è infatti sponsor di Fondazione Cini e partner de Le Stanze della Fotografia: ancora una volta l’azienda conferma il suo impegno verso il territorio, nonché il forte e continuo legame che unisce il mondo dei colori a quello dell’arte.

Le nuance in cui è declinata la soluzione messa a disposizione per la mostra hanno lo scopo di accompagnare il percorso espositivo, riflettendo la fluidità della ricerca artistica intrapresa dal fotografo attraverso sfumature cromatiche che segnano le diverse sezioni: è il rosa salmone il primo colore ad accogliere gli ospiti, seguito da diverse declinazioni di lavanda che trasformano gli ambienti, immergendoli nel blu. A questo punto irrompe un rosso intenso, che ha il ruolo di enfatizzare il fulcro del viaggio nell’arte di Mapplethorpe: la sezione dedicata alla connessione tra fotografie di statuaria classica e ritratti contemporanei che ne reinterpretano pose e gesti.

Oltre che per l’impatto estetico ideale per vestire al meglio un contesto di così alto valore, Antartica si distingue per una serie di caratteristiche tecniche che ne fanno una scelta ottimale: a partire dall’elevato potere coprente, che permette di mascherare le imperfezioni e di ottenere così finiture dall’aspetto opaco e uniforme. Inodore e facile da applicare, è priva di formaldeide e plastificanti, e assicura basse emissioni di VOC per un maggior benessere abitativo.

 

 

 

La maggior parte delle sue foto è realizzata in studio. I suoi temi più comuni furono ritratti di celebrità (tra cui Andy Warhol, Deborah Harry, Patty Smith e Amanda Lear),  e soggetti sadomaso.

Robert Mapplethorpe morì nel 1989. Nel 2016 è stato distribuito un documentario sulla sua vita, intitolato Look at the pictures.[1]

 

 

Nel 1973 la prima mostra personale, “Polaroids”, presso la Light Gallery di New York. Sempre nel 1973 Robert acquista una Graflex 4×5 pollici con dorso Polaroid. È sempre Sam Wagstaff che regala a Robert la prima Hasselblad, nel 1975. La nuova macchina fotografica consente a Mapplethorpe il controllo della scena che stava cercando. È con la Hasselblad che produce le centinaia di capolavori che lo renderanno famoso, prima il controverso “The X portfolio”, una serie di fotografie sadomaso poi gli innumerevoli ritratti di personaggi famosi, di Lisa Lyon, e infine le nature morte. Non contento delle qualità formali ottenute con il medio formato e il sapiente uso della luce, Robert stampa le sue foto in grandi formati e con tecniche raffinate e costose come la stampa al platino e le inserisce in inserti che completano l’effetto di grande lusso.

Mapplethorpe, ricoverato a Boston al New England Deaconess Hospital, muore il 9 marzo 1989 ed ancora una volta non ci sono parole migliori per ricordarlo di quelle che gli dedica la sua amica di sempre, Patti Smith, nel libro “Just kids“:

 

 

Ci salutammo e lasciai la stanza. Qualcosa mi spinse a tornare indietro. Era scivolato in un sonno leggero. Restai a guardarlo. Così sereno, come un bambino vecchissimoAprì gli occhi e mi sorrise. “Sei già tornata?” Poi si riaddormentò. L’ultima immagine di lui fu come la prima. Un giovane che dormiva ammantato di luce, che riapriva gli occhi col sorriso di chi aveva riconosciuto colei che mai gli era stata sconosciuta”.

 

 

Come accade ai grandi maestri della storia dell’arte la sua importanza continua a crescere negli anni successivi alla sua morte. La Fondazione Robert Mapplethorpe si occupa di gestire il suo patrimonio e di promuovere la fotografia e la lotta contro l’Aids La serie di esposizioni dei suoi lavori ne accresce la notorietà, e il suo modo di fare fotografia è quello che maggiormente influenza le generazioni di fotografi dagli anni novanta in poi.

Di tutte le sue mostre deve essere assolutamente citata La perfezione nella Forma che si tenne a Firenze nel 2009, e dove i lavori di Mapplethorpe furono accostati ai capolavori di Michelangelo nella Galleria dell’Accademia di Firenze.

Questa rottura deliberata di confini codificati da decenni fu la principale ragione dell’ostilità nei confronti del suo lavoro. Fu però soprattutto per merito suo se in fotografia è caduta la barriera artificiale fra “arte” e “pornografia”. Al punto che oggi l’imitazione mimetica dei codici e delle convenzioni della fotografia pornografica nella foto d’arte non sorprende più nessuno, tanto da essere ormai utilizzata perfino in campagne pubblicitarie di moda. In Italia Mapplethorpe è invece, prudentemente, ricordato soprattutto per le serie di primi piatti di fiori.[7] Queste foto estremamente raffinate e stilizzate ripetevano in senso inverso il lavoro già fatto col corpo umano, sottolineando il fatto spesso dimenticato che i fiori sono gli organi sessuali delle piante, e che anche nel loro caso Bello Artistico e Sesso non possono essere arbitrariamente separati e collocati in due sfere separate. Le foto di Mapplethorpe mostrano quindi in dettaglio, con grande creatività e spesso anche ironia, gli organi riproduttivi delle piante, richiamando i suoi più convenzionali lavori omosessuali.

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