PHOTO/ MAN RAY LA MOSTRA A VENEZIA DI UN ARTISTA VISIONARIO

VENEZIA E MAN RAY L’ARTE DI UN FOTOGRAFO ECLETTICO RIVIVE NELLA CITTA’ LAGUNARE

 

Quando:  29/03/2025 – 21/06/2025

Dove:  Palazzo Donà Brusa – Venezia

 

 

 

Venezia ama Man Ray. Ogni tanto la città lagunare rende omaggio al grande maestro e pioniere della fotografia. Io stessa la prima volta che vidi una mostra su Man Ray alla fine degli anni ottanta fu a Palazzo Fortuny, a Venezia. E anche la “location” in quella esperienza sembrava essere estremamente appropriata per ospitare il genio americano della fotografia che amava Parigi. Un pò surrealista, un pò dadaista. Non c’è Storia della fotografia senza Man Ray. Un esploratore della luce che ha un posto di rilievo nell’arte. Le sue immagini sono ormai iconiche, leggendarie per la sua originalità e capacità innovativa. La mostra su uno dei più visionari ed innovativi artisti del ventesimo secolo, presenta una selezione di oltre quaranta opere – dipinti, assemblages, fotografie, gouaches e grafiche – realizzate tra gli anni Venti e gli anni Settanta, ed offre una panoramica sulla varia e intensa produzione dell’artista americano, che fece di Parigi la sua casa per gran parte della sua vita. Il suo vero nome è Emmanuel Radnitzky (Philadelphia, 1890 – Parigi, 1976),  più conosciuto come Man Ray, nasce negli Stati Uniti in una famiglia ebrea di origine russa. Adotta il suo pseudonimo nel 1909 dopo essersi trasferito a New York, dove si avvicina all’arte e agli ambienti dell’avanguardia.

 

 

 

Nel corso della sua lunga carriera artistica, Man Ray adotta diversi linguaggi, facendo della sua arte un continuo spettacolo di metamorfosi. Con i suoi rinomati oggetti come Cadeau (1921-1974), il celebre ferro da stiro con i chiodi, nega l’uso ordinario degli oggetti, spostando la fruizione dall’intelletto all’emozione, seguendo i principi di Duchamp. Ironia e iconoclastia, in una fusione di sperimentazione e arguzia, sono espressioni del suo spirito di ricerca e della sua volontà di reinventare il mondo attraverso l’arte. Il caos e il disordine di una realtà in continua evoluzione – travolta dagli eventi politici – penetrano nell’animo dell’artista, scontrandosi con la resistenza della materia e dando vita a incessanti trasformazioni creative.

 

Con Lee Miller fu amore intenso. A Parigi decide di tornare nel 1929 perché fare la modella non è il suo sogno: «Preferisco fare una foto che essere una foto», diceva. Ha visto i lavori di Man Ray e vorrebbe saperne di più. La strada da prendere le appare chiara durante un viaggio in Italia: «Era la primavera, l’inizio dell’estate del 1929, ed ero a Venezia e avevo appena visitato tutta Italia guardando quadri – ricordò Miller nel 1975 – Fu allora che ebbi quella repulsione per l’arte classica e tutta quella roba lì…. Così presi un treno, andai a Parigi e bussai alla porta di Man Ray. Miller in seguito disse di Man Ray: «Se Ray ti prendeva la mano o ti toccava sentivi un calore quasi magnetico».
(Lee Miller)
Negli anni che seguono, più volte per lui torna a essere modella e musa ispiratrice, ma la loro è soprattutto un’unione creativa. Insieme, tra stampe e camere oscure, mettono a punto tecniche innovative come la solarizzazione. La commistione tra arte e amore per un certo tempo è totale. Lui le scrive nel 1931: «Mia adorata Lee, cercherò di essere tutto ciò che vuoi che io sia con te, perché mi rendo conto che è l’unico modo per tenerti. Sei così giovane, bella e libera, e mi odio per cercare di reprimere tutto questo in te».

 

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