LIBRI/ IL FEMMINISMO LA POLITICA LA FOTOGRAFIA E LA NOSTRA STORIA PAOLA AGOSTI E BENEDETTA TOBAGI RACCONTANO

Paola Agosti e Benedetta Tobagi, Covando un mondo nuovo. Viaggio tra le donne degli anni Settanta (Einaudi, collana Frontiere, 2024)

 

 

 

 

Un libro che è un libro di fotografia di una grande fotografa, Paola Agosti, ma è anche un libro letterario perchè e’ di una giornalista e scrittrice, Benedetta Tobagi, ma è pure un libro di storia, già di storia. Perchè con quel nome che porta, Benedetta Tobagi, figlia del giornalista del Corriere della sera ucciso dalle Br, evoca quel terribile momento storico anche nel racconto di quegli anni. Perchè parla di femminismo che, anche se si sviluppò a partire della fine degli anni ’60 e poi nei ’70 è la storia di tutti, visto che fu attraverso il femminismo e il radicalismo che si arrivò alla riforma del diritto di famiglia, al divorzio e all’aborto. E scusate se è poco. Quindi direi che è un libro che racconta la storia e forse la fa. Perchè anche chi non si riconosce in quei movimenti oggi gode dei diritti che ne sono derivati.

Paola Agosti (nata a Torino nel 1947 vive tra Torino e Roma, nell’ultima pubblicazione che la vede protagonista, Covando un mondo nuovo. Viaggio tra le donne degli anni Settanta (Einaudi, collana Frontiere, 2024), realizzata insieme a Benedetta Tobagi, regala a tuti noi una straordinaria raccolta di fotografie in bianco e nero che rivelano un plurale femminile in Italia, in quegli anni. Nota per aver pubblicato le sue foto su grandi magazine come l’Espresso, Panorama e il Mondo,  dal cuore comunista, per la stessa casa editrice, nel 1992, Agosti aveva pubblicato Mi pare un secolo, fotografando con Giovanna Borgese i grandi personaggi della cultura europea del XX Secolo. Le sue fotografie fanno parte di collezioni museali internazionali tra cui Musée de l’Elysèe di Losanna, Museo de Bellas Artes di Buenos Aires, Istituto Nazionale per la Grafica di Roma, Yale University di New Haven (USA), Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, MAST-Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia di Bologna. Nel 2023 è uscito con Postcart (collana Incontri) il volume che ripercorre la sua vita professionale Paola AgostiIl lungo viaggio di una fotografa, curato da Federico Montaldo con prefazione di Liliana Lanzardo e postfazione di Matteo Di Castro.

 

 

 

Lo studio di Paola Agosti a Roma (ph Manuela De Leonardis)
Lo studio di Paola Agosti a Roma, Ph Manuela De Leonardis 

 

 

Un archivio quello di Paola Agosti che contiene 360 mila scatti in bianco e nero e 40 mila diapositive a colori realizzati nell’arco di quarant’anni. L’archivio è fondamentale, dice, come è stato l’averlo tenuto in ordine. Di questo sono molto grata a Franca De Bartolomeis che ha lavorato per tanti anni come photo editor a L’Espresso, continuando a collaborare per qualche tempo con Contrasto. Quando da Milano arrivò a Roma, diventammo subito molto amiche. All’epoca, poi, lei stava con Mario Orfini un fotografo che frequentavo e con cui feci il mio primo reportage in Sardegna. Fu lei a dirmi come si archiviano le foto, seguire quel sistema è stato importantissimo.

 

Paola Agosti con Con Tano D’Amico, Sandro Becchetti, Fausto Giaccone, Tatiano Maiore erano i corrispondenti romani della DFP. Erano gli anni in cui si pensava di poter cambiare il mondo anche con la fotografia. Lo spazio guardato dal lato degli ultimi. Il suo archivio è pieno di fotografie di manifestazioni di donne, di operai, femministe e metalmeccanici.

Paola Agosti, Cuba 1995 (courtesy the Artist e Archivio Acta International)

 

 

 

Alla fotografia, in realtà, non era così interessata. Fino a quando dopo il liceo artistico e l’Accademia approda a Roma da Torino nello studio chiamato I Fantastici quattro: Giovanni Lussu, Mario Cresci, Luigi Ricci e Mojmir Jezek. Qui ha tutto inizio.

Per anni ha seguito l’attualità politica, il mondo della finanza e dell’economia, con qualche incursione in Vaticano.
Da quando è tornata a stare a Torino ha smesso di fotografare e si è dedicata al lavoro di curatela di mostre con un taglio storico. Ha curato quella su suo padre, Giorgio, antifascista che partecipò alla Resistenza, e quella su Norberto Bobbio e il suo mondo, su Nuto Revelli e sulla storia della famiglia Bianco con i fratelli e le mogli che dopo l’8 settembre 1943 diventarono protagonisti della resistenza cuneese.

Questo nuovo libro, scritto a quattro mani, dà voce al femminismo degli anni settanta.

 

 

«Un’esperienza totalizzante, fondativa, che trasforma l’esistenza: emerge innanzitutto questo, quando chiedo alle donne attive nel movimento degli anni Settanta cosa sia stato, per loro, il femminismo». Questa splendida raccolta di fotografie degli anni Settanta è il frutto di una selezione a quattro mani di Paola Agosti, autrice degli scatti, testimone e interprete unica di un’epoca, e Benedetta Tobagi, che ora ridà loro voce, con grande immediatezza e piglio narrativo, raccontandoci quella che è stata definita la sola rivoluzione riuscita del Novecento, ovvero quella delle donne. All’alba del decennio l’Italia è un Paese plurale, dove convivono ragazze in minigonna e signore nerovestite con lo scialle in testa, battagliere avvocate e altrettanto battagliere operaie e contadine. Plurali sono anche le anime del movimento femminista, sia per i diversi rapporti che intrattengono con i vari partiti sia per quale ritengono la sfera giusta su cui concentrare gli sforzi. A Roma la via prediletta è quella dell’azione politica, a Milano prevale il tentativo di liberarsi attraverso i gruppi di autocoscienza. Nonostante le differenze, però, le grandi lotte del decennio vengono portate avanti a ranghi uniti, in primis quella per il diritto all’aborto. Oltre a illustrare e narrare tutto questo, Agosti e Tobagi trasmettono l’incredibile vitalità e creatività del movimento delle donne negli anni Settanta, che si manifestano negli slogan, come quello che dà il titolo al libro, nei pupazzi che portano ai cortei, nelle pratiche di self help e nei girotondi. La gioia di una stagione dirompente che ha conquistato alcuni dei diritti di cui godiamo oggi, una fonte di ispirazione tuttora valida. «Tenere insieme liberazione individuale e collettiva, l’impegno per una profonda trasformazione ed evoluzione personale e al tempo stesso per un cambiamento radicale della società, per renderla più giusta, aperta, umana, perché l’una e l’altra cosa possono accadere davvero soltanto insieme: è una nota di fondo che dagli anni Settanta si è travasata nel femminismo intersezionale contemporaneo, e mi pare possa essere uno degli elementi più preziosi che il movimento delle donne porta in dote al XXI secolo», questo è il messaggio.

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