DALLA DISTILLERIA ALLA VITICOLTURA EROICA IN VAL D’AOSTA LA CANTINA ROSSET TERROIR DI NICOLA ROSSET SCOMMETTE SULLA QUALITA’ IN UN TERRITORIO TRA I PIU’ DIFFICILI IN ITALIA PER L’ENOLOGIA CON I VITIGNI AUTOCNONI COME CORNALIN E PETIT ROUGE E IL PROGETTO DI RIACQUISIZIONE DEI VIGNETI TRASFORMATI IN BOSCHI
Azienda Agricola Rosset Terroir in località Torrent de Maillod
Nicola Rosset aprendosi al mondo della viticoltura in uno dei territori più difficili d’Italia si è imposto una mission: “Portare fuori dalla Val D’Aosta la Val D’Aosta”. Così per effetto trascinamento, e di conseguenza, anche gli altri vini della regione potrebbero essere conosciuti ed apprezzati meglio fuori dalla Val D’Aosta. Il progetto inizia con tre ettari di vigneto a Saint Christophe, dove vengono impiantati Chardonnay, Syrah e l’autoctono Cornalin. Ora, la cantina Rosset Terroir, cresce rapidamente, arrivando a 12 ettari e ad una produzione annua di circa 50.000 bottiglie con l’obiettivo di arrivare al target di quota 80.000 bottiglie. Vini di montagna. Vini derivanti da una viticoltura “eroica”.Un momento di svolta si verifica nel 2017, quando Rosset Terroir acquisisce vigneti oltre a i 900 metri di altitudine nel comune di Villeneuve, dove viene coltivata la Petite Arvine. Da questo vigneto nasce il Sopraquota 900, premiato nel 2021 come miglior vino bianco d’Italia dal Gambero Rosso, consacrando l’azienda anche a livello internazionale.
La storia dell’Azienda Agricola Rosset Terroir è una vicenda che si intreccia con la distilleria ed è una storia del tutto originale. Nasce nel 2001 quando la famiglia Rosset decide di trasferire la propria esperienza secolare nel campo della distillazione alla viticoltura valdostana. Situata in Valle d’Aosta, una delle regioni vitivinicole più difficili d’Italia, l’azienda ha scelto fin da subito di puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Con un obiettivo preciso: quello di far conoscere i vini di un’esperienza enologica “eroica” il più possibile fuori dalla Val D’Aosta.
L’azienda si distingue per una produzione sostenibile e rispettosa dell’ambiente, con impianti fotovoltaici e un impegno verso la conversione biologica. La filosofia di Rosset Terroir si fonda su un principio chiave: la valorizzazione delle peculiarità del terroir valdostano. Collocata in un contesto montano estremo, dove altitudini elevate e suoli poveri di nutrienti pongono costanti sfide, l’azienda ha abbracciato un approccio produttivo che esalta la qualità sopra ogni cosa. La viticoltura in Valle d’Aosta è eroica per definizione, e la scelta di coltivare vitigni autoctoni come Cornalin e Petit Rouge, insieme a varietà internazionali, riflette il desiderio di coniugare tradizione e innovazione.
Rosset Terroir attualmente in conversione biologica, adotta tecniche di agricoltura sostenibile, evitando l’uso di prodotti chimici dal 2014 e facendo affidamento su materiali naturali come legno e terracotta in cantina. Rosset Terroir è pioniera in Valle d’Aosta nell’utilizzo di anfore per la vinificazione, segno di un continuo impegno verso l’eccellenza e la sperimentazione. Il legame con la montagna non è solo geografico, ma si riflette in ogni aspetto della produzione: freschezza, acidità e aromaticità sono i tratti distintivi dei vini di Rosset, che mirano a raccontare la storia e le sfide di un territorio unico.
Abbiamo degustato i vini Rosset Terroir al ristorante il Ceppo di Roma con un menu’ studiato per accompagnare le produzioni dell’azienda negli anni 2020 2021 e 2022 del Sopraquota 900. Il Sopraquota 2021 è stato premiato dal Gambero Rosso. Il Sopraquota 900, come Bianco dell’anno si è inoltre aggiudicato 98 punti. L’annata 2020 mostra maggiore freschezza, la 2021 è più calda, più matura, al naso arriva il sentore di biancospino, di gelsomino, inoltre si sente tanto il fiore che deriva dalla macerazione delle bucce. La 2022 è la più giovane. L’annata 2019 si presentava come l’attuale 2022 mentre l’annata 2017, la prima annata solo in acciaio, è stata una delle migliori. Nel 2018 per la prima volta alla vinificazione in acciaio si è aggiunta quella in legno. La degustazione è proseguita con un calice di Petite Arvine, uno di Chardonnay Moscato, un calice di Nebbiolo e uno di Syrah.
ED ECCO IL MENU’ DEGUSTAZIONE:
Aliciotti croccanti e maionese alle acciughe
Risotto al topinambur e scalogno glassato allo zafferano
Coniglio ripieno alla cacciatora con scarola pinoli e uvetta
Bignè ripieni di crema con squaglio di cioccolato
La produzione della cantina Rosset, hanno spiegato l’enologo Matteo Moretto e la direttrice marketing Martina Vierin nel corso della degustazione, assomma a circa 50 mila bottiglie con l’obiettivo di arrivare alle 80 mila. L’azienda si avvale anche della consulenza esterna di Luca D’Attoma. Rosset Terroir conta in tutto 13 ettari di terroir. LA vigna ha 35 anni. Il cambiamento climatico sta influenzando in modo particolare la produzione del vino, ha detto Moretto, in particolare si è visto nel 2024, annata disastrosa, in cui il calo della produzione è stato del 70% rispetto ad una media di zona del 51%. L’azienda ha virato al biologico già nel 2014 e questo di conseguenza impone dei vincoli. L’estate non piove, gli acini sono piccoli, la buccia molto consistente e colorata. C’e’ anche carenza d’acqua perchè in queste zone non nevica più e proprio la neve costituiva la nostra riserva d’acqua. E allora si continua ad impiantare a valle, ha aggiunto l’enologo, ma il sole scotta molto piu’ di prima sulle uve. In realtà, invee di impiantare a valle, sarebbe opportuno far riemergere le antiche vigne ora coperte dai boschi.
La degustazione è poi proseguita con un calice di Petite Arvine, uno di Chardonnay, un calice di Nebbiolo e uno di Syrah. L’enologo Matteo Maretto ha infatti spiegato che ora l’azienda si sta impegnando in una ricerca di vigneti abbondonati anche se ci sono delle difficoltà burocratiche perchè questi terreni sono ormai tutti accatastati a bosco e allora si continua ad impiantare a valle.
La vinificazione, ha poi spiegato l’enologo, avviene per il 30% in acciaio, c’e’ una parte di legno e una grossa parte di anfore trentine e orci toscani. Fino al 2020 si imbottigliava in estate, successivamente più in là nei mesi, verso Natale.
Circa il 30% della produzione vinicola è destinata ai mercati europei ed extraeuropei, come Francia, Svizzera, Belgio, Paesi Bassi, Danimarca, Repubblica Ceca, Stati Uniti (California, Vermont, New York), Giappone, Indonesia. In futuro, l’azienda punta a rafforzare la propria presenza verso la Cina e altri paesi orientali, dove il fine dining è in continua crescita.
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La cantina è stata ristrutturata nel 2018. Il legane col territorio dell’azienda è molto forte. Quanto alla vinificazione il Nebbiolo doc a quota 870 metri in montagna è un vino molto fresco, affinato 18 mesi, ed è un vino che paradossalmente viene venduto molto in Piemonte, terra del Nebbiolo. Il Syrah invece è un vino storico, nasce in un terroir vicino alla cantina, quindi in centro zona San Cristoforo ad una altezza tra i 700 e gli 800 metri. Il 50% viene vinificato in orci toscani mentre un ulteriore 50% fermenta in tino da 2000 litri e dopo un mese viene svinato e messo in barrique, mentre le uve del Moscato di Chambave crescono in una sottozona con una vinificazione in anfore, con buccia per 8 mesi. | |
La Cantina Rosset Terroir si inserisce nel contesto della regione più arida d’Italia, caratterizzata da terreni poveri che richiedono alle viti di adattarsi a condizioni estreme. La viticoltura eroica, praticata su ripidi terrazzamenti in Val D’Aosta, permette alla cantina di coltivare vitigni autoctoni selezionati per resistere a queste sfide. Grazie all’esposizione al sole del versante sud, Rosset Terroir produce vini unici, profondamente legati al territorio montano. |
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