UN LIBRO SU YOKO ONO ARTISTA PERFORMATIVA “RIABILIATATA”
Anche se ‘riabilitata’ negli anni dall’etichetta di donna più odiata del rock, quale artefice silenziosa della separazione dei Beatles, Yoko Ono è ricordata dal grande pubblico più come moglie di John Lennon che come l’artista e performer innovativa che è stata fin dall’inizio della sua carriera nei primi anni Sessanta.
A ricostruire con fedeltà il suo percorso di artista e attivista da sempre sensibile ai temi della pace, arriva dal 21 febbraio il libro ‘YOKO ONO. In coincidenza con il compleanno di Yoko Ono, nata a Tokyo il 18 febbraio di 92 anni fa. Il libro ricostruisce nella prima parte la nascita delle sue opere e le mostre più recenti, intrecciandole con il contesto sociale, artistico e politico che ha reso possibile quella sperimentazione radicale. La seconda parte del volume indaga invece sull’impatto che l’artista di nascita giapponese ha avuto sulla musica sperimentale, sul punk, sulla new wave e sulla cultura underground. Artista poliedrica ed eccentrica si ricordano le sue performance, la più
nota è certamente “Bed-In” del 1969, durante la quale Yoko Ono e John Lennon rimasero a letto per tutta una settimana per protestare contro la guerra in Vietnam. L’opera prese forma durante il viaggio di nozze della coppia ad Amsterdam. Yoko Ono e John Lennon annunciarono l’evento con un invito criptico: “Vieni alla luna di miele di John e Yoko”. E mentre i media presumevano che la performance si sarebbe trasformata in un atto di sesso pubblico, quello che i due artisti avevano preparato era “una forma poetica e romantica di protesta”.
Dal 25 al 31 marzo, la coppia è rimasta seduta in un letto d’albergo sotto i cartelli “Hair Peace” e “Bad Peace”, mentre rispondeva alle domande della stampa. “La trasformazione della loro luna di miele in performance, – osservano gli autori – ha cambiato la tradizione pacifista dei sit-in, un’ulteriore forma di condivisione di un momento privato e felice, trasformato in una campagna internazionale per la pace che includeva la diffusione del loro famoso slogan: “War is over – if you want it”.
Un omaggio approfondito e appassionato all’arte e al pensiero dell’artista. Il libro esplora la sua carriera, il suo legame con il movimento Fluxus, il suo attivismo pacifista e femminista, e la sua capacità di trasformare l’arte in esperienza condivisa. Smonta i pregiudizi sulla sua figura e ne evidenzia l’impatto rivoluzionario. Con una scrittura coinvolgente e poetica, gli autori ci invitano a riscoprire un’artista che ha ridefinito il concetto stesso di arte, facendo dell’immaginazione e della libertà i suoi strumenti più potenti.
L’arte di Yoko Ono è sempre stata una sfida aperta al mondo. Una provocazione che non si esaurisce nel gesto, ma invita alla riflessione, alla partecipazione, alla trasformazione. Brucia questo libro dopo averlo letto di Francesca Alfano Miglietti (FAM) e Daniele Miglietti (Shake Edizioni) è un tributo appassionato e approfondito alla carriera e al pensiero dell’artista giapponese, una figura che ha ridefinito il senso stesso dell’arte nel XX e XXI secolo. Il titolo suggerisce un gesto radicale, ma il suo significato si svela solo leggendo: questo libro non si distrugge, ma si assimila, si interiorizza, perché il messaggio di Yoko Ono è di quelli che non si dimenticano.
Francesca Alfano Miglietti, critica d’arte e curatrice da sempre attenta alle forme di espressione più sperimentali, affiancata da Daniele Miglietti, offre un ritratto sfaccettato e rigoroso di un’artista troppo spesso fraintesa. Il volume non si limita a raccontare la sua biografia, ma ne esplora il pensiero, l’influenza culturale e il valore rivoluzionario delle sue opere. Yoko Ono emerge come un’artista che ha saputo coniugare minimalismo e concettualismo, poesia e attivismo, costruendo un linguaggio unico nel suo genere, capace di scuotere le coscienze senza mai rinunciare alla delicatezza e alla profondità del messaggio.
Uno degli aspetti più affascinanti del libro è il modo in cui gli autori ricostruiscono la parabola artistica di Yoko Ono, sottolineandone l’originalità e la portata innovativa. A differenza di molti artisti che cercano di lasciare un segno attraverso la materialità dell’opera, Ono ha sempre privilegiato l’intangibile, il processo creativo, il concetto più che il manufatto. L’arte, per lei, è una questione di relazione, di esperienza condivisa, di invito all’azione. Da questo punto di vista, la sua adesione al movimento Fluxus è stata una scelta naturale: il gruppo fondato da George Maciunas mirava a cancellare le barriere tra arte e vita, promuovendo un’estetica della partecipazione e dell’evento effimero.
Gli autori analizzano con precisione anche il rapporto tra Yoko Ono e il femminismo. La sua opera è attraversata da una profonda consapevolezza della condizione femminile e del ruolo dell’arte nella lotta per l’uguaglianza. Performance come Cut Piece o My Mommy Was Beautiful (2004) affrontano in modo diretto e coraggioso temi come la violenza di genere, la sessualizzazione del corpo femminile e la maternità. Il libro evidenzia come la sua arte non sia mai stata un semplice esercizio estetico, ma sempre un atto politico, una forma di resistenza e di rivendicazione.
Dal punto di vista stilistico, Brucia questo libro dopo averlo lettoè un testo coinvolgente e appassionato. La scrittura di Francesca Alfano Miglietti riesce a trasmettere l’intensità e la vitalità dell’opera di Yoko Ono senza scadere nell’agiografia. Il tono è al tempo stesso analitico e poetico, con passaggi che sembrano rispecchiare la leggerezza e la profondità dei testi della stessa Ono. Il libro è arricchito da numerose citazioni e riferimenti culturali che ne ampliano la prospettiva, collocando l’artista all’interno di un contesto storico e filosofico più ampio.
Un altro aspetto interessante è la struttura del volume, che alterna parti saggistiche a riflessioni più personali e suggestive. Questo approccio rende la lettura dinamica e stimolante, invitando il lettore a entrare in contatto con l’arte di Ono in modo diretto e intuitivo. Non è un semplice libro di storia dell’arte, ma un’esperienza che rispecchia l’estetica partecipativa dell’artista stessa.
Brucia questo libro dopo averlo letto è molto più di una monografia su Yoko Ono: è un manifesto di un’arte che rifiuta le convenzioni, che si nutre di immaginazione e libertà, che crede nel potere della bellezza per cambiare il mondo. È un libro che invita a guardare l’arte con occhi nuovi, a riconoscere il valore dell’intangibile, a comprendere che un’opera non è solo un oggetto, ma un’esperienza, un processo, una possibilità.
Per Yoko Ono l’arte è un processo di ricerca, un modo di vivere, ma è anche uno strumento di pace sociale e individuale. Idee e opinioni personali sono centrali nella sua pratica, spesso espresse con modalità poetiche che l’hanno resa protagonista dell’avanguardia di New York, Tokyo e Londra al fianco dello sperimentalismo di John Cage, all’arte concettuale, alla Swinging London, alla scena rock, ai movimenti politici e alle lotte per i diritti civili. Nata a Tokyo nel 1933 da una famiglia benestante (padre banchiere e madre pianista) caduta in rovina con la Seconda Guerra Mondiale, Yoko Ono si trasferì negli Stati Uniti da giovanissima. Sin dall’adolescenza frequentò artisti, scrittori, poeti, musicisti. Il suo interesse era rivolto principalmente alla pittura e alla musica, ma dalla metà degli anni Cinquanta iniziò ad esplorare la scena dell’arte concettuale e performativa, che fece immediatamente sua.
Pochi sanno che Yoko Ono fu una pioniera di Fluxus, il movimento internazionale di artisti, poeti, designer, musicisti che negli anni Sessanta sotto la ‘guida’ di George Maciunas rappresento’ l’avanguardia artistica più radicale. In molti dei suoi primi lavori, Ono forniva agli spettatori delle istruzioni perché partecipassero all’opera o alla performance, e come in Cut Piece richiedeva loro di tagliare un pezzo del suo abito (performance andata in scena anche in anni recenti ) oppure impartiva istruzioni surreali come nel libro Grapefruit. Per lei arte e attivismo andavano di pari passo e molte delle sue opere sono manifesti contro la guerra.
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