LIBRI/ L’ORLANDO INNAMORATO E LA PITTURA COME POESIA IN UN VIAGGIO FANTASMAGORICO CON TRENTA DISEGNI DI MIMMO PALADINO

Trenta disegni di Mimmo Paladino impreziosiscono il racconto dell’Orlando Innamorato viaggiando tra pittura e poesia in un mondo fantastico così come aveva già fatto per L’Odissea, l’Eneide e la Divina Commedia. Il libro di Rosita Copioli, Acque della Magia. Matteo Boiardo e l’inamoramento de Orlando, Metilene edizioni, si arricchisce delle illustrazioni fantasmagoriche di Paladino, un omaggio a un poema amato e ricco di significati, di miti e leggende.

 

 

 

Mimmo Paladino, tra gli artisti italiani più influenti, uno dei padri della Transavaguardia, torna a confrontarsi con una grande opera letteraria: si tratta stavolta dell’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo, a cui dedica una serie di splendidi lavori su carta, confluiti nel volume Acque della magia. Matteo Maria Boiardo e L’inamoramento de Orlando (Metilene edizioni, 2024), scritto da Rosita Copioli. La Transavanguardia è quel movimento artistico fondato e messo a punto da Achille Bonito Oliva, molto discusso in ambito artistico tanto da far dire ad alcuni che la Transavanguardia non esiste. Tuttavia, poichè nutro una indiscussa simpatia per Achille Bonito Oliva e per i suoi studi – all’Università la Sapienza andavo a seguire i suoi interventi pur essendo iscritta a Scienze Politiche –  posso da profana affermare che la Transavanguardia “esiste”. Quest’ultimo progetto di Mimmo Paladino è un lavoro complesso in cui la critica letteraria e l’arte visiva si incontrano, ruotando intorno al celebre poema cavalleresco del 1483 e sviluppano temi, profili dei personaggi, riferimenti storici e stilistici. Undici capitoli, intitolati ognuno a una parola chiave e suddivisi in paragrafi tematici: la struttura segue lo sviluppo narrativo del poema e lascia fiorire letture, comenti, approfondimenti intorno a frammenti del testo, mentre le trenta illustrazioni di Paladino scandiscono tempi e luoghi di questo viaggio a più dimensioni.

 


Paladino riferisce così :“La mia non è una mera trascrizione visiva delle parole di Boiardo ma un’interpretazione. Raramente disegno ciò che è scritto, preferisco che l’immagine nasca da una lettura emotiva e simbolica del testo. Orlando è per me un simbolo che ho conosciuto sin da bambino, attraverso i pupi siciliani e le leggende popolari. È un personaggio che appartiene al nostro immaginario comune e che ha il potere di parlare a tutti, indipendentemente dall’epoca in cui lo leggiamo.” Le figure ci giungono come fantasmi apparsi tra sogni, meditazioni, pagine di libri, vecchi disegni, iconografie personali, scavando nel bianco del foglio e accendendo scintille di memoria. Le avventure di Angelica, Orlando e Renaldo trovano nuovi paesaggi, nuovi oggetti di scena e arsenali simbolici, con cui declinare ancora e ancora le loro straordinarie avventure, a distanza di secoli da quella fortunata genesi letteraria, a cui Boiardo non poté dare una fine: rimasta incompiuta a causa della morte dell’autore, l’opera in tre parti stimolò il genio di Ludovico Ariosto, che concepì così il suo Orlando Furioso, innestatosi sul corpo luminoso e aperto dell’altro poema, con tutte le evoluzioni linguistiche, di registro, di contesto e di sensibilità che ne derivarono. Scrive Copioli a proposito di Boiardo: “Come solo i poeti più grandi scaval­ca il tempo. I suoi classici non sono più soltanto quelli dei suoi contemporanei. Anzi, anche in loro capta le origini. Li sottrae dai bassorilievi con i centauri e le ninfe mosse dal vento, dai decori di cui adornano le sale della mente; li scioglie dai glifi alessandrini, gli ornati squisiti, le eleganze murali della Domus Aurea (scoperta nel 1480), che Pinturicchio rifà con i compagni; ridà colore al bianco dei marmi, polpa e sostanza alle ombre sottili prigioniere di ricordi stinti o di tenaci allegorie; rinfonde sapore alle storie, suono presente immediato alle parole. Un medium che cede un po’ della sua vita, perché dalla loro estrae qualcosa delle loro stesse origini. Riporta l’amore alle radici di Afrodite, a quelle di Elena, all’alternarsi di scompenso e di equilibrio nel ciclo della natura; con una devozione, accompagnata de un certo tremore, per l’oscurità della terra: non alla ragione sublimata. Coltiva dunque una sapienza “fisica”, come quella descritta da Lucrezio: la possediamo nel corpo che sente il potere lievitante della primavera.

Due sono gli elementi cardine individuati: l’amore, assoluto protagonista e il motivo atavico della fonte miracolosa, che torna nelle narrazioni di tutti i tempi, a tutte le latitudini. Acqua divina, come intoccabile ambrosia, sorgente dell’amore o del disamore, oppure della forza, della rinascita, dell’eterna giovinezza. Acqua che incatenò a un artificio sentimentale Angelica e Renaldo, costringendoli alla passione erotica o al disprezzo, al desiderio o alla repulsione: “Boiardo sceglie un filo da seguire: quello del boivre amoureux. Ne considera il tema, insieme ai miti greci e latini, da Platone agli alessandrini, e alle storie orientali, in una sintesi simbolica che sembra ispirata dalla philosophia perennis. Essa è costruita anche secondo lo schema dell’opera alchemica, ma va letta delicatamente, piano su piano, livello su livello, particolare che illumina particolare ed episodio, in infiniti raccordi di senso, che permettono sempre nuove interpretazioni“.

 

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