ALLORA ANDIAMO A GORIZIA CON ANDY WARHOL A FERMO CON STEVE MACCURRY A ROMA CON BOTERO A PALERMO CON LA CROCEFISSIONE DI RENATO GUTTUSO E IL GUERNICA DI PICASSO A REGGIO EMILIA CON MICHAEL KENNA PER RISCOPRIRE VENEZIA MA C’E’ TANTO ALTRO ANCORA
Torna a Palazzo dei Priori di Fermo il nuovo appuntamento con “Il tempo delle mostre”, questa volta dedicato all’arte del celebre fotografo americano Steve McCurry. Dal 20 dicembre 2024 al 4 maggio 2025 le sale del Palazzo ospitano la mostra “Steve McCurry – Children“, ideata e curata di Biba Giacchetti. La mostra inaugura un percorso emozionante sull’infanzia vista attraverso l’obiettivo di Steve McCurry, uno dei fotografi più amati al mondo.
Con oltre 50 fotografie, il pubblico avrà l’occasione di ammirare l’unica esposizione tematica interamente dedicata ai bambini, realizzata nell’arco di quasi cinquant’anni di carriera. Le immagini, provenienti da ogni angolo del mondo, ritraggono i più piccoli in scene di vita quotidiana, offrendo un omaggio a questo periodo straordinario della vita.
Spiega Steve McCurry: “Ho avuto il grande privilegio di fotografare i bambini di tutto il mondo e ora che ho una figlia anch’io apprezzo ancora di più la loro energia, la loro curiosità, le loro potenzialità. Nonostante il contesto difficile in cui molti di loro nascono, i bimbi hanno la capacità di giocare, sorridere, ridere e condividere piccoli momenti di gioia. C’è sempre la speranza che un bambino possa crescere e cambiare il mondo.”
La mostra inaugurata oggi, è promossa dal Comune di Fermo con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo, in collaborazione con Orion57, partner Mus-e del Fermano. L’organizzazione è affidata a Maggioli Cultura e Turismo.
A Fermo una straordinaria galleria di ritratti esplora tutte le sfaccettature dell’infanzia, accomunate da un elemento universale: lo sguardo dell’innocenza. I bambini immortalati da McCurry, pur diversi per etnia, abiti e tradizioni, condividono la stessa energia inesauribile, la gioia di vivere e la capacità di giocare anche nei contesti più difficili, spesso segnati da povertà, conflitti o condizioni ambientali estreme. Il visitatore sarà guidato in un viaggio ideale accanto a McCurry, attraverso paesi come India, Birmania, Pakistan, Tibet, Afghanistan, Libano, Etiopia e Cuba.
Spiega la curatrice Biba Giacchetti: “Ogni immagine offre uno spaccato delle condizioni sociali più disparate, rivelando una condizione umana universale fatta di sentimenti comuni e sguardi che affermano la stessa dignità. Incontriamo bambini profughi e lavoratori, giovani che trasformano un cannone arrugginito in un gioco, che rincorrono un pallone sotto la pioggia, che creano musica con chitarre fatte di materiali di scarto. Bambini che vivono nelle grandi metropoli o nei villaggi più remoti, protagonisti di storie di gioia e aggregazione, solitudine e resilienza, solidarietà e stupore“.
La mostra racconta storie di gioia, resilienza, famiglia e amicizia, immortalate con empatia e rispetto. Tra le immagini più iconiche spicca quella della piccola afghana ritratta in un campo profughi nel 1984, diventata un simbolo universale delle sofferenze inflitte dalla guerra. Questo scatto precede di anni la stesura della Carta dei Diritti dei Bambini, approvata dalle Nazioni Unite nel 1990, e continua a testimoniare l’urgenza di tutelare l’infanzia in tutto il mondo.
In questo scenario globale, McCurry vuole anche sensibilizzare il pubblico sul tema dello sfruttamento infantile. Nei suoi viaggi, soprattutto in Asia, ha documentato le vite di molti bambini costretti a lavorare quando dovrebbero giocare o frequentare la scuola. “La visione dell’infanzia di McCurry è varia e diversificata, proprio come lo sono i bambini nel mondo. Eppure, ovunque si posi il suo obiettivo, emerge un messaggio chiaro: finché ci sono bambini, c’è speranza”, afferma Owen Edwards, critico fotografico. Attraverso le sue immagini, McCurry cattura l’eterna resilienza dei bambini, la loro capacità di trovare gioia anche nelle situazioni più difficili. Un esempio è lo scatto dei bambini che giocano su un carro armato arrugginito, trasformando uno strumento di morte in un giocattolo, oppure quello in cui giocano con delle ruote sotto antichi esemplari di baobab in Madagascar, venerati per la loro età e la capacità di immagazzinare acqua durante i periodi di siccità. Il loro è un modo di divertirsi semplice e accessibile, seppur in un contesto con risorse sempre più limitate. Lo stile di vita dei bambini, specialmente nel sud del mondo, è infatti minacciato anche dal cambiamento climatico, che troppo spesso impedisce loro di avere condizioni di vita sostenibili. Ma i bambini, come sappiamo, sono sempre in grado di approcciarsi ai contesti più anomali con estrema creatività. “Non c’è ideologia o filosofia alla base del loro gesto: solo il desiderio di gioco e leggerezza“, prosegue Edwards.
Grazie alla sua capacità narrativa, ogni fotografia diventa una finestra sulla vita dei soggetti, capace di trasmettere autenticità, spensieratezza e purezza. La mostra si apre con una serie di ritratti intensi e si snoda attraverso immagini che alternano guerra e poesia, sofferenza e gioia, stupore e ironia.
Steve McCurry, uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea, è una figura iconica capace di raccontare il nostro tempo con profondità e poesia. La mostra a Palazzo dei Priori di Fermo è arricchita da un video esplicativo sulle esperienze vissute da Steve McCurry nei suoi reportage e sul suo rapporto con la fotografia.
“Steve McCurry – Children” è più di una mostra: è un viaggio nei ricordi della nostra stessa infanzia, una riflessione profonda sulle responsabilità di ciascuno verso le nuove generazioni. In ogni scatto ritroviamo un invito a costruire un futuro più giusto, consapevoli che il cambiamento inizia dalle azioni del presente. Botero.
Fernando Botero. La grande mostra è la prima grande esposizione a un anno dalla morte del maestro colombiano, ritenuto oggigiorno uno dei pittori più importanti del XX secolo e il cui principale risultato fu la creazione di uno stile unico e originale, con cui riuscì a esaltare i volumi come mai visto prima nella storia dell’arte.
Spese fino all’ultimo dei suoi giorni, come disse lui stesso, “ad apprendere la complessa tecnica della pittura“; quando, nel 2020, gli chiesero: “Cosa le piacerebbe fare?“, con grande umiltà rispose: “Imparare a dipingere. L’aspetto meraviglioso della pittura è che nessuno può decidere di saper dipingere. La pittura, ogni singolo giorno, ti porta a percorrere nuove strade e a non smettere mai di fare pratica“.
Fernando Botero morì il 15 settembre 2023 realizzando il suo sogno di continuare a lavorare fino all’ultimo, lasciando un’eredità monumentale che continua a ispirare il mondo dell’arte. Botero, profondamente innamorato della pittura e portato per l’arte come pochi altri, si è guadagnato un posto nel pantheon delle eccellenze studiando le opere dei grandi maestri classici e confrontandosi con esse. Inizialmente lo ha fatto presso il Museo del Prado di Madrid, durante l’apprendistato, dove è stato copista delle opere di Velázquez e Goya, poi studiando i grandi maestri del Rinascimento italiano in Toscana. Nel tempo, poi, ha sviluppato un interesse per le creazioni di Dürer, Van Eyck, Rubens, Ingres e Manet. L’ammirazione per i maestri della pittura ha lasciato un segno indelebile in tutte le sue opere: era ben consapevole che la grandezza, nell’arte, ha sempre origine da una conoscenza profonda della tradizione. Inarrestabile, Botero è stato un classico moderno, convinto che “la ricchezza di un artista consiste nel connubio delle influenze che ne hanno segnato la vita e il lavoro“.
Fin dal primissimo viaggio in Europa nel 1952, egli ha realizzato numerosi omaggi a sommi esponenti della storia dell’arte universale, che influenzarono e arricchirono la sua vita artistica.
Omaggi che si si sono tradotti in una serie di Versioni, in cui si è appropriato di temi creati da altri per trasformarli, con il proprio stile, in opere originali completamente diverse. E così, benché il tema di partenza fossero le opere di Leonardo, Velázquez o Piero della Francesca, il linguaggio è rimasto chiaramente quello di Botero. Sono versioni meravigliose perché danno vita a opere diverse, che sono proprio dello stile “Botero”.
Per la prima volta, tre capolavori della storia dell’arte a confronto: Il Trionfo della Morte, splendido affresco medievale ospitato in pianta stabile alla Galleria Regionale Siciliana – Palazzo Abatellis, una delle più rappresentative rappresentazioni della morte raffigurata in groppa ad un cavallo scheletrico; il famosissimo Guernica di Picasso riprodotto nell’arazzo (1976) esposto nel Museo Unterlinden di Colmar, il secondo dei tre realizzati dalla tessitrice Jacqueline de La Baume-Dürrbach, uno è esposto nella sede del Consiglio di sicurezza dell’ONU che l’artista spagnolo aveva realizzato in soli due mesi nel 1937, denunciando l’orrore dei bombardamenti italo-tedeschi che avevano raso al suolo la cittadina basca di Guernica; e Crocifissione di Renato Guttuso, olio su tela dipinto appena quattro anni dopo nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, prestato dalla GNAM di Roma, saranno esposti nella mostra “Attraversamenti – Il Trionfo della Morte, Guernica e Crocifissione di Guttuso” dal 14 dicembre 2024 al 2 marzo 2025 a Palazzo Abatellis.
Inoltre, nella mostra sono presenti il disegno preparatore di Guernica, in prestito dal Museo Reina Sofia di Madrid; disegni, fotografie e materiale vario che testimoniano il rapporto di amicizia tra Picasso e Guttuso, la grande influenza che l’artista spagnolo ebbe su quest’ultimo e le affinità che intercorrono tra il Trionfo della Morte e Guernica.
A Reggio Emilia: Incontro con Michael Kenna il 22 dicembre 2024
Conversazione con Sandro Parmiggiani
Domenica 22 dicembre non perdetevi l’incontro con Michael Kenna curato dalla sua gallerista Sara Cavagnari e promosso dalla Galleria13 di Reggio Emilia.
Il celebre fotografo americano Michael Kenna dialogherà con il critico Sandro Parmiggiani nella bellissima cornice della Sala del Capitano all’Hotel Posta di Reggio Emilia; a seguire incontrerà il pubblico e firmerà le copie del suo nuovo libro Venezia. Memorie e Tracce. Una Venezia da (ri)scoprire attraverso l’obiettivo di Michael Kenna. Questo splendido libro offre un’indagine approfondita dei capolavori in bianco e nero del virtuoso fotografo inglese, la maggior parte dei quali sono riprodotti nello stesso formato delle stampe originali. La tecnica fotografica di Kenna è caratterizzata da lunghi tempi di esposizione, che possono durare fino a diverse ore, che rivelano dettagli inediti del paesaggio veneziano. Il suo obiettivo cattura una vasta gamma di soggetti: cupole avvolte dalla nebbia, stelle cadenti nel cielo sopra i campanili, maestosi porticati di palazzi, prue di gondola, ponti e statue, pali contorti che emergono dalla laguna nera e che ricordano figure antiche. Le fotografie di Michael Kenna giocano sapientemente con luci, ombre e riflessi per mostrare l’intensità poetica di Venezia. Dalle mostre personali in prestigiosi musei alle retrospettive che attraversano i continenti, questa suggestiva raccolta di immagini veneziane aggiunge un nuovo capitolo all’illustre carriera di Kenna. Testimonianza della sua impareggiabile capacità di catturare il fascino senza tempo di Venezia, il volume offre al lettore un’esperienza unica e coinvolgente attraverso l’obiettivo di un grande maestro.
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