·LA CERIMONIA DEL TE’ PRIMA DELLA MODA DELL’APERITIVO E’ UN APPUNTAMENTO AL QUALE E’ DIFFICILE SOTTRARSI PER BREVI PAUSE DAL LAVORO O PER QUATTRO CHIACCHIERE CON LE AMICHE. ECCO DEI DOLCI SEMPLICI, CHE SI POSSONO FARE IN CASA IN CIRCA MEZZ’ORA, GUSTOSI PER POMERIGGI ANCORA DAL SAPORE INVERNALE
Opera di una personalità complessa (Okakura fu al contempo un grande studioso dell’Oriente, un messia autorevole e autoritario e un poeta), “The Book of Tea” (1906) fu scritto in inglese per un pubblico occidentale. Okakura volle spiegare i caratteri dell’orientalità attraverso il simbolo del tè: parla della sua storia e della sua importanza, ne descrive la cerimonia quasi religiosa, fatta di una ritualità e di norme precise, che sanciscono la sottomissione del presente agli avi e al passato. Nella riproduzione di una cerimonia esattamente come si svolgeva nell’antichità si manifesta infatti quell’obbedienza tipicamente giapponese all’autorità degli antenati che non può essere mai contestata o contraddetta. Con uno scritto di Everett Bleiler.
I primi riferimenti testuali certi sul consumo del tè in Cina risalgono al III secolo. Tra i maggiori promotori del tè vi furono i monaci buddisti che lo adottarono come bevanda rituale e tonico. Durante l’epoca Tang il tè si diffuse in tutto il paese cominciando a venire usato anche come moneta, grazie anche al contributo del Canone del tè scritto da Lu Yu nel 760. Durante la dinastia Sung l’arte cinese del tè raggiunse la massima sofisticatezza. In questo periodo si diffuse anche in Giappone, dove nel XVI secolo venne codificata una particolare forma di preparazione ritualizzata (il cosiddetta Cha no yu). In Cina, nel corso della dinastia Ming, si affermò il consumo del tè in foglie e s’incominciò a produrre, oltre ai tè verdi, anche tè ossidati e parzialmente ossidati.
Il tè è stato menzionato per la prima volta dal domenicano portoghese Gaspar da Cruz, inviato in Cina, che nel 1560 scriveva: “A chiunque visiti la casa di un cinese di rango è usanza offrire su un bel vassoio, in tazza di porcellana, una specie di acqua che chiamano “cha”, rossiccia e molto terapeutica”.
Ora faccio una operazione di spoileraggio su un testo che sto ultimando in cui parlo della Cerimonia del the…
…”Avevano scoperto di essere entrambi amanti di questa bevanda orientale, diffusa prima in Cina e adottata in primis dai monaci buddisti, arrivata in Europa, dove venne coltivata nelle Azzorre, attraverso gli olandesi prima e i portoghesi poi, cara ai francesi prima ancora che agli inglesi. Non è un caso che la Cerimonia del the sia associata alle tradizioni dell’Estremo Oriente. Con i suoi aromi, floreale, fruttato, dolce, erbaceo, le diverse qualità delle foglie della Camellia Sinensis vengono trattate con differenti gradi di ossidazione, mentre i the gialli sono ottenuti dalla prime foglie a fermentazione parziale. Si divertivano Mara e Mario a cercarne ogni tipo. Così dovunque andassero in vacanza, o in giro in altre località per motivi di lavoro, si regalavano reciprocamente delle scatoline di the. Dalle Seychelles lei gli aveva portato del the alla vaniglia, e lui l’aveva ricambiata di ritorno da un viaggio nello Sry Lanka con un the nero, dalle foglie completamente ossidate e dal gusto floreale. A Milano, Mara aveva scoperto un negozietto in pieno centro che vendeva quasi tutte le qualità di the, e comprò per Mario il the oolong, o the blu, o verde-azzurro, ad alto contenuto di vitamine e minerali. Lui le regalò a sua volta un the al gelsomino di ritorno da Sorrento. Mara lo sorprese con un the alla menta che aveva portato per lui dal Marocco, dopo aver fatto l’esperienza di gustare la bevanda tra le dune del deserto, dove le era stato offerto da un arabo, apparso misteriosamente tra la sabbia gialla, quasi ocra, diversa da quella che aveva visto in Tunisia quasi bianca, avana, grigia, nel giorno più spirituale che lei avesse vissuto. Il primo di tanti altri trascorsi negli anni tra le dune del deserto. Anche se in quell’occasione la menta immersa nel bicchiere di vetro, verde, fresca e profumata che le era stata aggiunta al the marocchino servito vicino a un’oasi aveva un gusto irraggiungibile e per questo, da quel momento, Mara aveva iniziato a farsi regalare dal verduraio dove comprava la frutta, oltre agli altri odori, come il basilico, il prezzemolo e il rosmarino, anche la menta che aggiungeva in alcune pietanze e naturalmente nel the. Un viaggio a Istanbul consentì a Mario di portare come souvenir alla sua amica del the oolong acquistato nel bazar. Un the blu, come la Moschea Blu. Nessuno dei due amava molto il the verde, nonostante i suoi benefici naturali, celebrati dai naturopati. Era il loro modo di manifestare la grande amicizia che li univa. Lei lo chiamava scherzosamente il francese…”
PREPARAZIONE
Anzitutto preparare la pasta frolla con la farina da mettere su una spianatoia a vulcano e al centro il tuorlo d’uovo, lo zucchero, la vanillina e la scorza grattugiata di mezzo limone, e lavorare con le fruste. Aggiungere il burro a pezzettini e poco alla volta e lavorare il composto in modo omogeneo fino ad ottenere un paninetto omogeneo e liscio. Avvolgerlo in una pellicola trasparente e metterlo in frigo a riposare per una mezz’oretta. Stendere quindi il paninetto con il mattarello e creare prima una sfoglia di circa mezzo centimetro, poi aiutandosi con una formina rotonda, che puo’ essere sostituita anche da un bicchiere creare dei cerchi. In una teglia, mettere un foglio di carta forno e disporre i nostri cerchi-biscotti ma solo la metà. L’altra metà dovrà essere la parte superiore, quindi bisogna utilizzare uno stampino tondo piu’ piccolo, togliendo infine la parte centrale. Questi cerchi più piccoli possono essere fatti anche utilizzando i bicchierini del caffe’ se non si posseggono delle formine più piccole, possono inoltre essere recuperati e utilizzati e diventare agli tipi di biscottini, magari riempiendoli all’interno di marmellata con un po’ di granella di nocciole o di mandorle. Quindi si possono cuocere in forno a 170 gradi per circa 10 minuti come per gli occhi di bue evitando che si imbruniscano troppo. In ultimo lasciare raffreddare i biscotti e poi farcire con marmellata o nutella mettendone un pò al centro aiutandosi con una sac à poche e infine appoggiare sopra il biscotto cui avremo tolto la parte centrale, che è quindi diventato un anello. Spolverizzare con lo zucchero a velo. Et Voilà… I nostri occhi di bue sono pronti. Ligustiamo con una tazza di the o con un calice di Prosecco.
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