100 anni. Lo storico bar Necci nel cuore del Pigneto a Romaal giro di boa di un secolo di vita, anche se il bar non è più quello di Pier Paolo Pasolini e anche il Pigneto, quartiere storico di Roma meta di movida notturna ormai ricorda solo vagamente le vie in cui Roberto Rossellini girò Roma Città Aperta. Ma le vie sono tutte lì: via Raimondo Montecuccoli, via Casilina, via fanfulla da Lodi. Il bar Necci era frequentato anche da Franco Citti, protagonista di Accattone. Il Pigneto, set cinematografico del Neorealismo. Nel 2010, una giovane regista, Laura Muscardin, girava il docufilm I figli di Roma Città Aperta, e assieme a Vito Annicchiarico, il piccolo Marcello figlio della sora Pina, Anna Maganani, in Roma Città Aperta, gironzolavano nelle viezze del Pigneto ed entravano nel bar Necci per ricordare com tutto il quartiere fosse diventato un set cinematografico. E’ sempre stato il fiore all’occhiello del quartiere il bar Necci. Poi, una famiglia di imprenditori nel 2020 acquisisce la proprietà di questo antico bar ed eredita nel sotterraneo anche un ipogeo di epoca romana rimasto nell’ombra per molti anni, usato come deposito dalla famiglia Necci e nascondoglio durante la Resistenza.
Il bar Necci dal 1924 a via Fanfulla da Lodi, incarna il fascino di un’epoca passata. Le auto si possono lasciare sulla Circonvallazione Casilina dove c’è il parcheggio e poi ci si addentra nelle stradine nel cuore di questo antico quartiere romano. Un tempo, Roma, arrivava proprio fio al Pigneto, il resto era tutta campagna. Quando Rossellini girò Roma Città Aperta, la città eterna finiva proprio qui. Diventato negli Anni Venti un piccolo bar di quartiere, il locale è noto anche per aver fornito gli arredi a Pier Paolo Pasolini per girare il suo film Accattone nel 1961. Oggi questo bistrot, aperto a tutte le ore del giorno, si prepara ad una nuova avventura con nuovi progetti di espansione anche all’esterno del bar, dopo aver festeggiato il centenario con molti eventi. Sono Massimo Innocenti, imprenditore romano e la sua compagna Agathe Jaubourg e ad altri membri della loro famiglia a gestire a Roma oltre al bar Necci, una rete di strutture ricettive e diversi locali. Ne è stata fatta di strada da quel piccolo bar fino ad oggi ma la storia rimane impressa nelle mura, nell’ipogeo e nel nome, ed è una storia piena di incontri importanti.
La storia svela che negli anni venti il signor Enrico Necci, bracciante di campagna, si innamorò di una fatiscente masseria appartenuta alla Tenuta Roncaglia. Necci acquistò l’edificio e nel 1924 lo ristrutturò, trasformandolo prima in una latteria, poi in un bar e successivamente nella “Gelateria Impero”.
Era un piccolo bar con un biliardo frequentato da uomini che bevevano birre Peroni e caffè. Durante la guerrà aprì le porte del suo ipogeo per ospitare molte famiglie, morì nel 1944, colpito da una granata durante i combattimenti per la liberazione di Roma. L’ipogeo fino a quel momento veniva usato come magazzino, deposito.
Dopo la morte di Necci il bar fu portato avanti dai figli Pietro e Luigi ma solo fino al 2007, quando il bar fu rilevato dalla nuova proprietà che lo acquistò solo nel 2020.
Per il centenario sono state organizzate alcune mostre fotografiche: La prima, Cent’anni di foto al Pigneto e dintorni, raccoglie immagini del quartiere e di aree limitrofe dal 1870 al 1970. La seconda, Incontri al bar. Dieci artisti raccontano un luogo, presenta opere di dieci artisti, illustratori e artigiani ispirate al Necci, sia come luogo fisico che come simbolo. Si è trattato di un lavoro certosino fatto attraverso gli archivi storici come l’Istituto Luce, l’Alma Mater di Bologna, l’Archivio Capitolino e la Biblioteca Hertziana, la National Archives and Records Administration, Washington, l’Archivio della Società Cooperativa Termini, Roma.
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