Parma città del cinema. Una rassegna di eventi incentrati sulla figura di Bernardo Bertolucci, gigante del cinema italiano, che comincia al Teatro Regio della città. Un manifestazione piena di eventi e di iniziative dedicata ai sessanta anni del film Prima della rivoluzione. Un confronto a più voci sull’artista e il melodramma. A sei anni dalla morte del grande regista, la sua città natale gli dedica un grande progetto espositivo, con una mostra sul suo capolavoro cinematografico “Prima della rivoluzione”, di cui si festeggiano proprio i 60 dalla realizzazione
Parma ama ritrovare se stessa e in particolare attraverso i propri artisti. Lo si nota nel progetto dedicato al regista Bernardo Bertolucci (Parma, 1941 – Roma, 2018), il quale ha continuato a sentire in questa città le sue radici; forte e profondo anche il legame con Verdi, inserendo ovunque le sue musiche nei suoi film.
Il progetto è stato messo a punto in sinergia tra Fondazione Bernardo Bertolucci e Fondazione Teatro Regio. Tra gli altri anche La Nave di Teseo, che ha pubblicato la sceneggiatura del film a cura di Marcello Garofalo, il quale ha anche guidato l’incontro e curato la mostra Prima della rivoluzione oggi 1964>2024. Quest’ultima comprende immagini del backstage, momenti della lavorazione – Giovanni Lunardi e Carlo Bavagnoli tra gli autori delle fotografie – e inoltre sono esposti anche appunti autografi, recensioni, manifesti.
Alessio Vlad ha ricordato come le opere attualmente in programma al Regio per il Festival Verdi, si trovino anche nei film di Bertolucci. Macbeth, ad esempio, proprio in Prima della rivoluzione, compare come elemento reale: durante la rappresentazione, si vede il saluto definitivo di Fabrizio (Francesco Barilli) all’amante, Gina (Adriana Asti), la zia che abitava a Milano. Con malinconia, la porta del palco si chiude, lasciando all’interno colei che sarebbe diventata sua sposa, insieme alla madre. Un rientro all’ordine, alla staticità, “come pietre”.
Ma la musica è per lui anche introspezione psicologica, evocazione della memoria, o ancora, presenza strutturale del film e sviluppo per visioni poetiche al di là del racconto.
Parma, 1962. Fabrizio, un giovane studente, avverte la difficoltà di conciliare la propria estrazione socioeconomica borghese con la militanza nel Partito Comunista Italiano. Resta traumatizzato dalla morte del suo amico Agostino, annegato nel Po. L’arrivo della zia Gina, una giovane ed elegante donna che risiede a Milano, aumenta il suo disorientamento: la zia si innamora di lui e Fabrizio ricambia. La zia tuttavia ritorna a Milano. Fabrizio, conscio della sua debolezza e dell’impossibilità di realizzare le sue aspirazioni personali e politiche, sceglie il rispetto delle convenzioni: rinuncia a Gina e sposa Clelia, una giovane e bella fanciulla di buona famiglia.
I nomi di battesimo dei protagonisti del film corrispondono a quelli de La Certosa di Parma di Stendhal: il protagonista e voce narrante, Fabrizio come Fabrizio del Dongo, è un giovane marxista di famiglia borghese, amato dalla giovane zia, Gina come Gina Sanseverina, alla fine sposa una ragazza di buona famiglia, Clelia come Clelia Conti.
Il film è stato girato tra settembre e novembre del 1963. Le riprese si sono svolte a Parma e nei suoi dintorni, come la scena della camera ottica nella Rocca Sanvitale di Fontanellato.
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