PHOTO/ A BOLOGNA SI RISCOPRE IL MITO DI TINA MODOTTI FOTOGRAFA E RIVOLUZIONARIA A TORINO DA CAMERA SI ESALTA LA SUA POLIEDRICITA’

A Bologna si riscopre il mito della fotografia italiana femminista di Tina Modotti a Torino da Camera si esalta la sua poliedricità con l’esposizione di 300 opere della sua breve ma intensa opera di artista dietro l’obiettivo

Fu amica di Frida Khalo anche lei artista pittrice e compagna nonchè musa ispiratrice di Edward Weston che le dedicò scatti memorabili, come quelli pubblicati sopra, ancora oggi studiati da chi vuole intraprendere la professione di fotografo nelle migliori università.

 

L’esordio della Modotti da attrice è del 1920 con il film The Tiger’s Coat,  il primo dei tre film hollywoodiani da lei interpretati, per il quale ricevette l’acclamazione del pubblico e della critica, anche in virtù del suo “fascino esotico”. Ma “il modo in cui il suo corpo e il suo viso erano stati lanciati sul mercato indusse Tina a mettere fine alla breve avventura hollywoodiana. Conosce il fotografo Edward Weston e la sua assistente Margrethe Mather.. Nel giro di un anno, Tina diviene la sua modella preferita e poi anche la sua compagna. In Messico,

Modotti e Weston entrano rapidamente in contatto con i circoli bohèmien della capitale messicana, ed usarono questi nuovi legami per creare ed espandere il loro mercato dei ritratti.

Il 1927  è l’anno dell’iscrizione al PCM e l’inizio poi della fase più intensa del suo attivismo politico, proprio come per la sua attività fotografica. Il suo impegno politico la porta a partecipare alle manifestazioni a favore di Sacco e Vanzetti.

 

con Frida Kahlo

 

 

L’NTITOLAZIONE DELLA PIAZZA, IN ZONA ROGOREDO,A MIALANO

Piazza Tina Modotti a Milano
Piazza Tina Modotti a Milano

 

Una piazza cittadina a una delle fotografe italiane più importanti e influenti del Novecento a livello internazionale.

 

A 17 anni Tina Modotti (Udine, 1896 – Città del Messico, 1942) lascia la città natale per trasferirsi in California e raggiungere il padre. Misteriosa, bellissima e ribelle, sposa il pittore Roubaix de l’Abrie Richey. Successivamente intraprende la carriera di attrice e conosce Edward Weston, fotografo tra i più importanti del Novecento, di cui diviene amante e modella. Rimasta vedova, insieme a Weston frequenta i circoli bohémien del Messico, conoscendo, tra gli altri, Julio Mella, Vittorio Vidali, Diego Rivera e Frida Kahlo. Ingiustamente accusata di aver preso parte all’attentato al presidente messicano e all’assassinio di Mella, viene esiliata dal Messico. Vive in Europa per i successivi dodici anni. Questo periodo segna la fine della sua produzione artistica. Secondo alcune testimonianze, viene ingaggiata come spia russa e coinvolta negli accadimenti che portano all’uccisione del politico Lev Trockij, amico e amante di Frida. Dopo l’instaurazione del regime franchista, torna in Messico con il compagno Vidali. Tina è sepolta nel Panteón de Dolores a Città del Messico.

Un’artista ribelle, determinata, che diede voce al senso di libertà di molte donne e molti uomini della sua epoca. Dalle umili origini, fino alla fine della carriera di fotografia e all’attivismo che le fece girare il mondo. Questa è la storia raccontata nella mostra bolognese

 

 

 

Artista, attivista politica, musa, moglie, amante, queste sono alcune delle caratteristiche racchiuse in Tina Modotti. Una donna anticonformista che ha affascinato e continua a farlo uomini e donne, quale rappresentante di quel senso di libertà tanto ricercata da ognuno di noi. Ha lasciato in eredità un’arte vera, pura, sincera dove la fotografia va oltre la ricerca estetica, fuori dalle regole imposte dal mercato dell’arte. Le sue immagini ci mostrano ciò che lei stessa vedeva e sentiva, senza censure o volgarità.
Per questo autunno 2024, le sale di Palazzo Pallavicini a Bologna aprono le porte a una mostra dedicata a questa artista straordinaria, esponente di spicco della fotografia e dell’attivismo politico della prima metà del Novecento.

La personalità esplosiva di Tina Modotti, si evince sin dall’adolescenza. Appena diciassettenne emigra in solitudine negli Stati Uniti, dove conosce il poeta Roubaix de l’Aubrey Richey, detto Robo, grazie al quale incontra artisti e intellettuali dell’epoca. Dolcissima e intima è l’immagine fotografica dei due presente in mostra: Tina e Robo che dipingono Batik, fotografati in un momento di spensieratezza e immortalati in uno squarcio temporale nel quale li troviamo intenti nel loro lavoro, in solitudine ma comunque uniti.

Proseguendo lungo il percorso espositivo, troviamo il contributo di Tina Modotti al mondo del cinema. Nel 1920 si trova a Hollywood, ove recita in The Tiger’s Coat, per la regia di Roy Clement, in cui interpreta il ruolo di Maria de La Guardia, una mistificatrice messicana che si appropria dell’identità di una donna defunta. Le immagini presentate denotano ancora di più il suo carattere e il suo modo di essere determinato.
L’incontro, nel 1922, con Frida Kahlo sembra un percorso già scritto nella vita dell’artista. Diventano ben presto amiche e amanti grazie alla loro passione par l’arte e il loro impegno politico.
Sorprendente è anche la foto del volto di Julio Mella, catturata dopo la sua morte. Nel settembre 1928, Tina diventa compagna di questo giovane rivoluzionario cubano, con cui vive un amore profondo. Il loro legame dura pochi mesi, poiché la sera del 10 gennaio 1929, egli viene assassinato dai sicari del dittatore di Cuba, Gerardo Machado, proprio mentre stava rincasando con lei. Dopo l’assassinio, Modotti viene arrestata e interrogata dalle autorità messicane come sospettata. L’immagine esposta è carica di amore.

La potenza totalizzante delle istantanee delle donne di Tehuantepec, presenti lungo il percorso, avvolge e produce una sorta di totale ammirazione.
Tehuantepec è un comune messicano situato nella parte sud-orientale dello stato messicano di Oaxaca, città famosa per le sue donne ed i loro abiti tradizionali. Ha inoltre una reputazione di società matriarcale, dove erano sempre state loro a gestire la vita economica della comunità. Il costume tradizionale simboleggia forza e indipendenza; venne indossato spesso anche da Frida Kahlo che ne riconosceva i valori che esso rappresentava.
Gli scatti effettuati di Modotti mettono in luce la dignità e la forza di queste donne, sottolineandone gli sguardi fieri e disarmanti. Anche i bambini Aztechi immortalati dall’artista sono intrisi da questa medesima forza espressiva. A colpire è l’immagine di una fanciulla – il suo sguardo è una freccia scagliata verso lo spettatore – che cattura, facendoci sobbalzare per la straordinaria profondità che emana.

Il Centro Italiano per la Fotografia di Torino prosegue il palinsesto espositivo dedicato alle fotografe del Novecento e ospita Tina Modotti. L’opera. La mostra, a cura di Riccardo Costantini, si annovera tra le più complete dedicate a Tina Modotti e animerà gli spazi di Camera da ottobre a febbraio con 300 scatti che ne ripercorrono la vita e la carriera trascorsa tra l’Europa e il Messico.

La mostra Tina Modotti. L’opera non solo offre al pubblico l’opportunità di approfondire la ricerca e  lo sguardo della fotografa italiana, ma ha una rilevanza dal punto di vista documentalepoiché riunisce diversi materiali inediti, come video, riviste, documenti, ritagli di quotidiani, ritratti dell’artista, nonché fotografie che risalgono alla prima e unica esposizione che realizzò Modotti nel 1929.

 

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