BANKITALIA/ NEL MERCATO DEL LAVORO SI E’ RIDOTTO IL DIVARIO DI GENERE. NEL TURISMO 22 MILA POSTI DI LAVORO IN PIU’

TRA GENNAIO E FEBBRAIO SALDO POSITIVO DI 100 MILA UNITA’ TRA NUOVI INGRESSI E CESSAZIONI

 

Sorpresa: si è ridotto il divario di genere. La distanza tra i lavoratori e le lavoratrici, almeno nel numero, non anche nella capacità di reddito. Tre anni fa l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19 aveva ulteriormente ampliato i divari di genere che caratterizzano il mercato del lavoro italiano.  Nel 2020 le donne hanno infatti perso più di 70.000 posti di lavoro mentre l’occupazione maschile è aumentata di oltre 60.000 unità. Dalla metà del 2021 l’occupazione femminile è invece cresciuta più velocemente, raggiungendo livelli storicamente elevati. Nell’ultimo anno e mezzo le donne hanno contribuito per quasi il 40 per cento alla creazione di posti di lavoro, un valore superiore di 2,5 punti percentuali rispetto al biennio 2018-19. Dopo essere state più penalizzate rispetto agli uomini durante la crisi pandemica, dalla fine del 2021 l’occupazione femminile è cresciuta fino a raggiungere livelli storicamente elevati. A questa dinamica ha contribuito l’alta incidenza nel biennio 2021-22 della domanda di lavoro nei settori del commercio, del turismo e dei servizi alla persona, dove la quota di donne impiegate è maggiore. Negli ultimi due anni le donne hanno però occupato solo un terzo dei posti a tempo indeterminato.

La crescita della domanda di lavoro è stata complessivamente più marcata nelle regioni centro‑settentrionali, dove nei primi due mesi del 2023 si è concentrato oltre l’80 per cento dei posti di lavoro creati. Le  regioni meridionali hanno tuttavia superato il sostanziale ristagno della seconda metà del 2022, registrando una dinamica occupazionale in lieve espansione.

 La crescita dell’occupazione si è finora concentrata nella componente a tempo indeterminato, grazie anche alle numerose trasformazioni di contratti a termine. Nei prossimi mesi la ricomposizione della forza lavoro verso impieghi stabili potrebbe essere meno intensa: la quota dei contratti a tempo determinato, sul totale delle assunzioni, sta lentamente aumentando.

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Lo dice la Banca d’Italia in uno studio diffuso oggi, “Il mercato del lavoro: dati e analisi”, redatto congiuntamente dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e dall’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (ANPAL).

 

Negli ultimi due anni le donne hanno occupato però solo circa la metà dei nuovi impieghi a termine, e solamente un terzo di quelli a tempo indeterminato Il divario, evidente anche prima della pandemia, è riconducibile alla forte presenza femminile nelle attività di alloggio e ristorazione. In questi comparti più della metà dei posti di lavoro creati sono stati a tempo determinato, a fronte di un quarto nel resto dell’economia. Anche nel 2022 è proseguita la flessione della disoccupazione amministrativa, misurata dalle dichiarazioni di immediata disponibilità al lavoro; alla fine dell’anno erano 80.000 in meno rispetto a dodici mesi prima. Anche a causa del rallentamento della domanda di lavoro nei servizi si è osservato nella seconda metà dell’anno, la tendenza è stata però nettamente più debole rispetto al 2021 (-300.000 persone). Emergono, inoltre, ampie differenze territoriali. Tra le regioni più grandi, il calo di disoccupati amministrativi si è attenuato in Campania e si è arrestato in Lombardia, Lazio, Sicilia ed Emilia Romagna; si è invece intensificato in Veneto. Nel secondo semestre del 2022, al calo delle uscite dallo stato di disoccupazione connesse con l’ottenimento di un impiego (circa un quinto in meno nel confronto con gli stessi mesi del 2021) si è associato a un incremento del numero di lavoratori che sottoscrivono mensilmente una nuova disponibilità immediata al lavoro. In linea con i dati dell’Istat, che segnalano una diffusa crescita dei tassi di partecipazione, questi flussi si sono rafforzati in tutte le classi di età, aumentando soprattutto nel Mezzogiorno.

 

Tra gennaio e febbraio l’incremento di posti di lavoro ha riguardato esclusivamente la componente a tempo indeterminato; quella a termine è rimasta sostanzialmente stabile e l’apprendistato ha registrato un calo di circa 8.000. La ricomposizione dell’occupazione verso forme di impiego più stabili, in atto dall’anno passato, potrebbe essere meno intensa nei prossimi mesi. Il tasso di trasformazione delle posizioni a termine in contratti a tempo indeterminato si è stabilizzato negli ultimi otto mesi; la quota di nuovi contratti temporanei sul totale delle assunzioni ha ripreso ad aumentare. La domanda di lavoro è stata trainata soprattutto dai servizi, che avevano registrato tassi di crescita complessivamente contenuti nell’ultima parte del 2022. In particolare nel turismo si sono osservati 22.000 nuovi posti di lavoro, pari a un quinto del totale delle posizioni create nel primo bimestre del 2023. Nell’industria in senso stretto, dopo il rallentamento della scorsa estate, la dinamica dell’occupazione ha continuato a rafforzarsi, anche per la ripresa dei settori a maggiore intensità energetica che, nell’ultima parte del 2022, hanno beneficiato del calo dei prezzi dell’energia. Le costruzioni fanno registrare andamenti sostanzialmente stabili.

Si è ridotto il divario di genere; il Centro Nord continua a trainare l’aumento dell’occupazione Dopo la frenata degli ultimi mesi del 2022, l’occupazione femminile è tornata a salire in gennaio e febbraio.

Dopo la frenata dell’ultima parte del 2022, l’occupazione cresce nel primo bimestre del 2023 Dopo il marcato rallentamento nella seconda metà dell’anno scorso, nei primi due mesi del 2023 la domanda di lavoro nel settore privato non agricolo è tornata a crescere a ritmi sostenuti. Tra gennaio e febbraio sono stati creati oltre 100.000 posti, al netto delle cessazioni, un incremento superiore al doppio di quello del bimestre precedente e maggiore di circa un terzo rispetto agli stessi mesi del 2019, precedenti la pandemia.

La domanda di lavoro è stata trainata soprattutto dai servizi, che avevano registrato tassi di crescita complessivamente contenuti nell’ultima parte del 2022.  In particolare nel turismo si sono osservati 22.000 nuovi posti di lavoro, pari a un quinto del totale delle posizioni create nel primo bimestre del 2023. Nell’industria in senso stretto, dopo il rallentamento della scorsa estate, la dinamica dell’occupazione ha continuato a rafforzarsi, anche per la ripresa dei settori a maggiore intensità energetica che, nell’ultima parte del 2022, hanno beneficiato del calo dei prezzi dell’energia. Le costruzioni fanno registrare andamenti sostanzialmente stabili.

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