PHOTO/ TANO E GLI ZINGARI DOMANI AL RIONE MONTI IL FOTOGRAFO INAUGURA UNA MOSTRA E PRESENTA IL LIBRO “ORFANI DEL VENTO”

 

Tano D’amico non è solo un fotoreporter e giornalista. Le sue immagini brulicano di poesia. Tanto più è evidente quando il soggetto che fotografa fa parte di quella categoria che viene definita “gli ultimi”, come fossero relitti della società opulenta. Tano, invece, riesce a coglierne la bellezza, l’autenticità, al di là delle categorie discriminanti basate sulla ricchezza. Sono uomini e donne di cui disvela il mistero, come se ne toccasse il cuore, ne interpretasse l’anima. Ho avuto il piacere di intervistarlo in occasione dell’uscita del suo precedente libro, “Misericordia e Tradimento”, in cui spiegava, “Siamo quello che fotografiamo”. Una frase che sinceramente non ho mai più dimenticato, che racchiude la sua storia, la sua poetica, il suo sguardo sul mondo. A Roma, di nuovo una sua mostra fotografica e la presentazione del suo ultimo libro. Si chiama
“Via degli Zingari”  l’esposizione delle immagini in programma dal 24 febbraio al 1° aprile. Proprio qui si possono osservare le sue fotografie presso Libri Necessari, libreria antiquaria che ha sede in via degli Zingari 22/a nel rione Monti di Roma, una piccola stradina nel cuore dello storico rione Monti lungo la quale ci si imbatte in una lapide commemorativa del comune sterminio patito da Rom Sinti e Camminanti e dal popolo ebraico “ad opera della barbarie genocida del nazifascismo”. Il libro, invece, si chiama “Orfani del vento. L’autunno degli zingari”, Mimesis edizioni/Sguardi e Visioni, e contiene parole e foto, il suo approccio sul mondo, le sue sensazioni nell’avvicinarsi al popolo Rom.

Tano D’Amico si confronta da sempre con le questioni storiche e la sua fotografia gronda sangue e memoria mista a poesia. I suoi libri, sono concepiti come dei taccuini in cui le immagini si alternano a pagine di solo testo, di riflessione sulle metamorfosi della realtà sociale e culturale.

Con l’ultimo di questi libri, ormai  il terzo pubblicato con Mimesis Edizioni, Tano D’Amico rilegge e riscrive un nucleo significativo del proprio archivio, a cui in passato aveva già dedicato due pubblicazioni: Zingari. Fotografie di Tano D’Amico (Marcello Baraghini Editore, 1988) e Il giubileo nero degli zingari (Editori Riuniti, 2000).

 

L’incontro con i Rom e dunque il primo nucleo di fotografie a loro dedicate risalgono ai primissimi anni Ottanta del secolo scorso. Ma nelle stampe fotografiche pubblicate nel libro, così come in quelle esposte in mostra (stampe sempre analogiche), accanto al suo nome Tano ha preferito non scrivere luogo e anno dello scatto. Il risultato è un insieme di visioni e composizioni in cui, al di là degli scenari attraversati (per lo più desolati, spesso drammatici) e delle figure ritratte (soprattutto donne e bambini), l’occhio del fotografo pare accordato su una persistente nota di struggimento.

 

Scrive Tano “Ho cercato gli zingari quando il mio mondo era ormai crollato. […] Ho seguito le loro vicende, le loro feste i loro lutti. Vorrei queste immagini fossero guardate come i fotogrammi di un film muto. Sono gli zingari della mia vita. Le immagini le regalano loro”.
Tano D'Amico, Roma, anni '80. Bambina Rom.

Dai suoi primi scatti fino ad oggi, Tano D’Amico ha scelto di mettere a fuoco gli attori più marginalizzati della scena sociale (disoccupati, senza-casa, malati mentali, detenuti, immigrati, donne, studenti, operai) e di raccontare con continuità le battaglie dei diversi movimenti che contestano l’ordine su cui si regge il mondo in cui viviamo.
Roma è stata ed è tutt’ora la protagonista della fotografia di strada di Tano D’Amico, che nel corso di più cinquant’anni ha raccontato soprattutto la vita di chi vive ai margini della città storica: ha fotografato gli ultimi di tutte le borgate e le manifestazioni per il diritto alla casa, oltre alle occupazioni delle case, da Tor Bella Monaca a Casal Bruciato, dalla Magliana a San Basilio, da Primavalle a Rebibbia.

Anche lontano dalla capitale, Tano D’Amico ha seguito da vicino i passaggi più intensi e anche drammatici della nostra storia (dal colera a Napoli del 1972 all’occupazione della FIAT a Torino nel 1980 alla morte di Carlo Giuliani a Genova nel 2001) e ha continuato ad avvicinare e a mettere a fuoco un’umanità per lo più ignorata o deformata dal sistema dei media.

(PH, Simonetta Ramogida, inaugurazione della mostra di Claudio Bassi a Roma, dicembre 2019)

 

Nei viaggi e negli incontri fuori dall’Italia (da Francoforte a Gerusalemme, da Mogadiscio a New York), nei fotogrammi nati dal confronto diretto con gli urti della storia (l’Irlanda della guerra civile, la Grecia dei colonnelli, la Spagna franchista, il Portogallo della Rivoluzione dei garofani, la guerra in Bosnia, il conflitto in Palestina, la resistenza in Chiapas) si riconosce la sua poetica, il suo “segno”. Una fotografia di Tano D’Amico non può, in definitiva, essere confusa con nessun altro autore.

Tano D’Amico nasce nel 1942 nell’isola siciliana di Filicudi, ma a sette anni si trasferisce a Milano. Frequenta la facoltà di scienze politiche alla Cattolica, ma dopo il servizio militare si trasferisce a Roma, già in pieno fermento sociale nei mesi che precedono il fatidico ’68. La partecipazione attiva ai movimenti lo conduce, quasi suo malgrado, sul difficile sentiero della fotografia: i compagni riconoscono l’originalità del suo sguardo, e il fotografo sceglie di condividere il loro impegno in giornali e riviste come Potere OperaioOmbre Rosse, e soprattutto Lotta Continua, con cui collaborerà fino alla definitiva chiusura del quotidiano. Successivamente, le sue immagini troveranno spazio anche sull’altra storica testata della nuova sinistra italiana, il Manifesto.

 

L’archivio di Tano D’Amico non è stato ancora adeguatamente valorizzato dalle istituzioni culturali italiane.

Alla mostra, curata da Matteo Di Castro si accompagnano due testi di Michela Becchis e Christian Raimo. La sera dell’inaugurazione, il 24 febbraio, a partire dalle 18, Tano D’Amico firmerà copie del suo nuovo libro Orfani del vento. L’autunno degli zingari.

 

Clicca sotto per chiudere la ricerca