LIFESTYLE/ BOB DYLAN PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA UN’ARTISTA AFFASCINATO DALLE ARTI VISIVE UNA MOSTRA A ROMA SVELA TUTTI I LINGUAGGI DELLA SUA POETICA

Il premio Nobel per la letteratura, si, proprio quello che non andò a ritirate, viene celebrato a Roma in tutta la sua potenzialità artistica e poetica, dopo l’esordio a Shanghai nel 2019 e la tappa a Miami nel 2021, la mostra che invita a scoprire Bob Dylan disegnatore, pittore e scultore Un narratore dei nostri tempi, capace di comunicare in modo comprensibile a tutti, con quel linguaggio transgenerazionale che gli è valso il Nobel per la letteratura nel 2016, oltre all’aura di artista iconico che lo accompagna ormai da svariate decadi, in nuce già negli esordi degli Anni Sessanta. E non solo per quel che pertiene all’ambito musicale. Retrospectrum, il progetto espositivo curato da Shai Batel che si visita al MAXXI dal 16 dicembre al 30 aprile 2023, non fa che confermarlo, rivelando un Bob Dylan affascinato dalle arti visive, in quanto ulteriore, e fecondo, strumento di creatività, e prolifico veicolo per rielaborare osservazioni, spunti, riflessioni appuntati costantemente durante i suoi viaggi attraverso l’America. Bob Dylan non ha mai smesso di cercare nuovi stimoli, neanche oggi che ha ormai superato gli ottant’anni. L’uomo nato con il nome di  Robert Allen Zimmermann ha avuto a volte bisogno di strumenti inediti per esprimersi e, durante la sua vita, è arrivato a “tradire” la musica quando quest’ultima non bastava a raccontare tutto ciò che aveva dentro. Ormai da sessant’anni Dylan ha iniziato un percorso che lo ha portato a sperimentare nuove strade come pittore, scultore e in generale artista visivo. Una dimensione parallela a quella di menestrello che è stata davvero riscoperta tutto sommato solo in tempi recenti ma che sembra sempre più apprezzata, tanto da portare a retrospettive applaudite in Asia e Nord America. La mostra Bob Dylan. Retrospectrum arriva ora dal 16 dicembre al MAXXI di Roma per mostrare anche al pubblico europeo un’altra faccia del multiforme genio di Duluth, facendo trapelare un’eredità troppo a lungo sottovalutata. C’è, infatti, innanzitutto l’America che si srotola davanti allo sguardo prensile e rigoroso del musicista, sin dal tragitto che dal Minnesota conduce a New York, quando negli Anni Sessanta Dylan si muove dalla cittadina di Duluth per approdare al Cafe Wha nel Greenwich Village. Motel e tavole calde incontrate nel bel mezzo del nulla, luna park abbandonati e skyline maestosi, che invece immortalano l’energia respirata nella grande città. E poi gesti e abitudini di persone incontrate per caso, o strade che tagliano paesaggi deserti, guidando lo sguardo verso un orizzonte che sembra infinito. Come la Route 61 che dal Minnesota, scendendo verso sud – non a caso ribattezzata The Blues Highway – porta a New Orleans, città natale del jazz, che per Dylan sarà profonda fonte di ispirazione: “Ci sono molti posti che mi piacciono, ma nessuno come New Orleans” spiega “questa città offre mille angolazioni da cui guardarla, è un’unica, lunghissima poesia”. Alla città della Louisiana, non a caso, è dedicata una delle otto sezioni tematiche che scandiscono la visita, nella Galleria 5 del museo romano, che accompagna l’allestimento con le linee e i piani sinuosi disegnati da Zaha Hadid.

 

Subterranean Homesick Blues Series, Installation view at Bob Dylan Retrospectrum, MAXXI, 2022 ®Musacchio, Ianniello, Pasqualini, Fucilla (1)
Subterranean Homesick Blues Series, Installation view at Bob Dylan Retrospectrum, MAXXI, 2022 ®Musacchio, Ianniello, Pasqualini, Fucilla

Sono oltre cento le opere esposte, tra dipinti, acquerelli, disegni a inchiostro e grafite, sculture in metallo, video. Gran parte della produzione è riconducibile a un arco temporale che dall’inizio degli Anni Duemila conduce a oggi: a 82 anni, Bob Dylan non ha smesso di esercitare la propria creatività con l’obiettivo di continuare a lavorare sulla lettura della realtà. Still, ancora, è la parola chiave che Shai Batel sottolinea in merito al fermento produttivo di un artista che non esita a definire “uomo del Rinascimento”, per la capacità di esprimersi in modo versatile, sempre chiaro e comprensibile, come le opere in mostra certificano. Ma è ricorrente anche il riferimento all’esercizio, inteso come pratica costante e predisposizione all’osservazione e all’ascolto. C’è un che di meticoloso, nella produzione grafica e pittorica di Bob Dylan, dettato dall’urgenza di mettere l’accento su ciò che merita di essere raccontato, e può trovarsi ovunque. L’ispirazione, oltre che da fonti letterarie e artistiche come Hemingway e Hopper, arriva dal contesto familiare (come per le sculture in ferro della sezione Ironworks, legate al ricordo dell’infanzia vissuta nella zona mineraria del Nord del Minnesota), da luoghi e incontri (particolarmente evidente nelle sezioni The Beaten Path, The Drawn Blank – serie nata da schizzi realizzati durante le tournée in America, Europa e Asia tra ’89 e ’92, poi tradotti in dipinti – e New Orleans), da copertine iconiche di celebri riviste (con il progetto Revisionist), da film cult che ispirano il lavoro condotto durante la pandemia, debitore a scene e tecniche cinematografiche (la sezione si intitola, dunque, Deep Focus).

 

Il linguaggio elaborato è decisamente personale, ed efficace specialmente quando lavora sulla connessione tra parole e immagini, come illustra il “capitolo” Mondo Scripto, che raccoglie alcuni testi di celebri canzoni dell’autore, da lui personalmente trascritti e associati a disegni a grafite, che riassumono visivamente il messaggio. Del resto, già nel ’65, Bob Dylan presentava al mondo il primo video musicale della storia – Subterranean Homesick Blues – mostrandosi intento a far cadere una serie di fogli – sfogliati uno dopo l’altro assecondando l’andamento della musica – su cui la sera precedente un gruppo di amici aveva trascritto il testo della canzone. Nel 2018, Dylan ha riscritto il testo su 64 cartelli, che insieme al video sono presenti in mostra, ed entreranno a far parte della collezione permanente del MAXXI, per concessione dell’artista. E pure la pubblicazione del volume Writings and Drawings, nel 1973, conferma la precoce e costante ricerca di una relazione tra parole e immagini nella poetica di Dylan: all’epoca, il volume raccoglie i brani musicali scritti tra il ’61 e il ’72, accompagnandoli con disegni, parte dei quali visibili in mostra, all’inizio del viaggio nell’universo espressivo meno conosciuto, ma suggestivo al pari della sua musica, di Bob Dylan.

 

 

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