WINE/ VICINO CAPALBIO NELLA MAREMMA TOSCANA LA TENUTA MONTAUTO FA VINI ECCELLENTI RICCARDO LEPRI E LA FILOSOFIA DELL’AZIENDA FONDATA DA NONNO ENOS

Il vino ha una duplice natura: materiale, in quanto frutto di un lavoro e immateriale, in quanto espressione di una progettualità e di una filosofia di produzione. Ecco perché può considerarsi il prodotto artigianale per eccellenza, ed ecco perché a Montauto amano definirsi da sempre “semplicemente artigiani”, perchè : “quando compri qualcosa da un artigiano non compri un semplice oggetto, compri centinaia di ore di esperimenti, fallimenti e prove. Compri giorni, settimane e mesi di frustrazione e momenti di pura gioia: non stai comprando un oggetto ma un pezzo di cuore, una parte dell’anima, un momento di vita di qualcun altro. Compri dell’artigiano il tempo impiegato per fare quello che è la sua passione e il tuo piacere”.

 

 

E’ Nonno Enos tra le colline selvagge della Maremma Toscana a iniziare la storia di un sodalizio perfetto tra un uomo e il territorio in uno dei luoghi più suggestivi della Toscana. Siamo nei dintorni di Capalbio e la Tenuta Montauto dista solo circa 10 km dalla costa, una vicinanza che regala ai suoi vini importanti escursioni termiche su colline argillose e ricche di quarzo a un’altitudine di circa 200 metri sul livello del mare. Si trova in località Campigliola a 10 km da Manciano in provincia di Grosseto. L’azienda, fondata nel 1960 ha una superficie totale di 200 ettari, di cui 14 coltivati a vigneto, 8 a oliveto e 40 a seminativo. Tutto il resto è coperto da boschi sconfinati che si susseguono fino al mare regalando un isolamento che si può definire, senza ombra di dubbio, privilegiato. Il mare non si vede ma si intuisce nel vento che soffia da ovest ed asciuga le vigne sanificandole dall’umidità e scongiurando il rischio di malattie. Questo consente di limitare allo stretto necessario i trattamenti in vigna.

 

 

Un habitat incontaminato che esprime un terroir capace di dare vita a vini espressivi e gioviali come il Sauvignon di nonno Enos prodotto da vigne vecchie o il Gessaia che racconta storie di menta marocchina e frutta tropicale. La natura qui regna sovrana, fruscia con le fronde dei boschi, delle viti e degli ulivi, al vento che soffia dal mare portando in dote storie di antiche civiltà etrusche e avventure di briganti e leggende popolari. E’ Riccardo Lepri, “vignaiolo con la gicca”, come lui stesso si definisce, la terza generazione di Tenuta Montauto, a raccontare la terra, i vini e la grande intuizione di nonno Enos del quale raccoglie l’eredità. La sua è un’azienda boutique che rifiuta l’uso dei pesticidi, si concentra sulla gestione manuale delle uve, al fine di realizzare vini freschi e minerali, a basso contenuto di solfiti, ricchi di personalità e territorialità. “Qui le vigne non soffrono molto la siccità – dice Lepri – il territorio è molto sano, siamo in mezzo ai boschi, il terreno collinare è molto ferroso caratterizzato dall’argilla rossa. La nostra scelta – prosegue – è quella di portare il territorio nel bicchiere e intervenire poco in cantina: sono un perfezionista. Produciamo in tutto circa 86-100 mila bottiglie a seconda delle annate”.

 

 

L’azienda vende soprattutto in Italia, ma parte dei vini va anche in Inghilterra, Norvegia, Usa e Australia, con un appunto: “Mai al supermercato”. In pratica il 35% della produzione è esportata, la parte rimanente si vende soprattutto in Toscana ma si trova facilmente in tutte le enoteche. Lepri infatti afferma di prediligere il rapporto umano. L’azienda produce anche un rosè molto delicato da Sangiovese, Staccione, che è l’emblema stesso della bevibilità: ha infatti una vinosità fresca e floreale, nonchè dolcezza olfattiva al gelsomino e pesca a polpa bianca. Ma è il Gessaia il vino forse più rappresentativo di Tenuta Montauto, con una sapidità slanciata che si rinfresca con ritorno mentolati.

 

 

Il Sauvignon del nonno, invece è Enos I e – sottolinea Lepri – come lui, è profondo e celebrale, ampio e verticale. Col tempo emergono note di fiori di campo appena essiccati, balsamiche di macchia mediterranea, mirto e mango. In bocca ha un’acidità vibrante e tesa, stratificata e molto, molto complessa”. Ma un vino godibilissimo è anche il Pinot Nero, un incipit di mirtilli e cassis slanciato da un accenno di menta piperita anticipa un sorso espressivo e leggiadro, facile da bere, carezzevole al palato e delicato. Il Vermentino Montauto  svela una doppia natura: il velluto tattile della pesca e la sapidità slanciata di agrumi tipica dei vini della tenuta Montauto, mentre il Ciliegiolo ha . come dice Lepri – il dono della temperanza, con una dolce sensazione di frutto rosso, amarena in confettura e corbezzolo anche nell’intrecciarsi di note di macchia mediterranea. Nella produzione dell’azienda non poteva mancare un vino spumante: Metodo Classico Montauto realizzato con uve Sangiovese con un sorso succoso di agrumi, punteggiato da un velo di spezie bionde. Tra gli agrumi emerge il pompelmo, innervato di acidità e di sapidità. E infine un Vermouth Tenuta Montauto, gradevolissimo da gustare con i cantucci o con le ciambelline al vino… strepitoso.

 

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