
Sono i primi Anni Ottanta, l’immagine dell’Italia è profondamente mutata e Luigi Ghirri con altri fotografi della sua generazione, ne
proporrà a breve una rappresentazione destinata a diventare pietra miliare per la storia della fotografia. Proprio per volere di Ghirri allo scrittore Gianni Celati è chiesto di accompagnare i fotografi in un tour attraverso il Paese. Iniziano così mesi di vagabondaggio per la valle del Po, si va in corriera, a piedi, tra pernottamenti casuali e arrangiati. Ghirri e i colleghi fotografi scattano soggetti senza posa, seguendo gli umori dei paesaggi, le voci che incontrano lungo la strada, e così fa Celati al loro seguito, che riempie quaderni di appunti di storie colte per pochi istanti. Lo sguardo fotografico di Ghirri trova un sodalizio letterario nei ‘racconti d’osservazione’ di Celati, entrambi in cerca di una poetica del già visto Come gli scatti del Viaggio in Italia, lo stile di Celati si fa nebbioso, lento, padano.
“Al mattino presto in queste pianure la luce è tutta assorbita dai colori del suolo. C’è un vapore azzurrino che fa svanire le distanze, e oltre un certo raggio si capisce soltanto che le cose sono là, disperse nello spazio. È col sole alto e la luce netta che cominciano a vedersi grandi separazioni, i tagli di luce e ombra fanno apparire forme desolate su tutti i muri, pezzi d’asfalto, siepi o cartelli ai margini d’un movimento generale di traffici e vendite” (G. Celati, Verso la foce, Milano, Feltrinelli 1989, p. 78).

Dalla serie “Studio di Aldo-Rossi”
(Luigi Ghirri)
Al modello spettacolare tipico dell’estetica del cinema industriale, in cui nulla è abbastanza interessante finché non si interviene con un trucco, Celati e Ghirri ne oppongono uno che rispetta la realtà in quanto non vuole spiegarla, ma si accontenta di presentare il mondo esterno come fenomeno, come serie di apparenze sfuggenti e particolari, antitotalitarie, “così come ci appare nelle percezioni quotidiane qualsiasi” (G. Celati, Sul cinema italiano del dopoguerra mezzo secolo dopo, ne Il cinema di Gianni Celati, a cura di N. Palmieri, Roma, Fandango, p. 23).
(Luigi Ghirri)
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