FOOD/ LA DOMENICA A TAVOLA CON IL PEPERONCINO: SPAGHETTI ALLA CORTE D’ASSISE E UN CALICE DI LIBRANDI DUCA SANFELICE

OGGI UN PIATTO SEMPLICISSIMO E …”PEPATO” DA ACCOMPAGNARE  CON UN VINO ROSSO LIBRANDI CHE HA OTTENUTO MOLTI RICONOSCIMENTI: SPAGHETTI ALLA CORTE D’ASSISE, UN PRIMO CHE PORTA IN CALABRIA LUOGO DAI SAPORI FORTI … E PER INTRODURCI NEL MONDO “PEPATO”, UNA FIABA E DUE LIBRI… 

 

Una fiaba popolare calabrese “RE PIPI” (RE PEPE, ndr) racconta che la figlia di un re rimasto vedevo e in età da marito rifiuta le proposte di figli di re, marchesi e conti e dice al padre che le domanda perchè mai non voglia sposarsi, di donarle un quintale di farina e un quintale di zucchero così il principe se lo costruisce da sola… Il padre re acconsente e dopo sei mesi di interminabile lavoro la principessa finalmente in attesa di mostrare al re il suo bellissimo principe, al posto delle labbra mette un peperoncino rosso. L’antropologo Vito Teti nel libro “Storia del peperoncino, edito da Donzelli, racconta questa fiaba, e spiega il linguaggio simbolico di questi tre prodotti della fiaba, farina, zucchero e peperoncino che rappresentano il desiderio alimentare-erotico della principessa. La farina, che fa parte della tradizione alimentare perchè in ogni casa c’è il pane; lo zucchero che rappresenta il sogno dei ceti popolari fino agli anni ’50, il dolce non fa parte dei cibi “necessari” alla sopravvivenza: e il rosso del peperoncino che riporta alla bellezza. Il bianco della farina e dello zucchero e il rosso del peperoncino, come colori dei cibi “buoni”.

 

 

Non esiste sapore più «globale»: Cristoforo Colombo, partito per cercare le Indie delle vecchie spezie, scoprì invece le Americhe del peperoncino; da quel momento, il nuovo re del gusto piccante non ha più smesso di viaggiare in lungo e in largo per i cinque continenti. Difficile, oggi, trovare un posto al mondo in cui non sia presente. Al tempo stesso, non esiste spezia più «locale», più geograficamente connotata, più legata all’identità dei luoghi. Per uno di quegli affascinanti paradossi della storia e della cultura del gusto, nei suoi interminabili viaggi, il peperoncino ha finito con lo scegliersi alcuni luoghi di residenza privilegiati. Tanto che questi luoghi non saprebbero più farne a meno. Tra le terre in cui è sbarcato in forza, conquistando un’indiscussa egemonia, ce n’è una che ne ha fatto il suo vessillo. Al centro del Mediterraneo, nel cuore del nostro Sud, la Calabria si è addirittura identificata, attraverso un plurisecolare processo di simbiosi, con le sue vere o presunte proprietà. Tentatore, erotico, dolce fino al deliquio, amaro fino alle lacrime; maschile; no, femminile; compagno dei digiuni; patrono degli stravizi. Cibo che più di altri si presta ad essere raccontato per la sua storia, materiale e simbolica. Quella delle ricette e quella dei sogni un po’ allucinati lungo i quali le identità si perdono per poi ricrearsi. Rigenerante, effimero, ironico e diabolico, tenero e infuocato Peperoncino.

 

 

Tra i libri sul peperoncino. e’ da poco uscito in libreria: Vip very important peperoncino. Crea «dipendenza» che fa bene alla salute, edito da Gangemi, di Erminia Gerini Tricarico, Massimo Lopez e Francesco Maria Spanò.

 

 

Attenzione: questo non è un libro ma il libro sul peperoncino che, pur ispirandosi anche ad altre pregevoli pubblicazioni sull’argomento, ha voluto fare un passo avanti e ritiene di esserci riuscito. È l’allegro vociare, in una immaginaria Agorà, di autori che lo raccontano e si raccontano con la speranza di incontrarsi fuori di queste pagine e di conoscersi tra loro. Il Covid -19, un inaspettato elemento di novità, ha fatto da aiuto regista nella compilazione del libro. A causa sua il ricordo diventa nostalgia e il passato recente ha il sapore di una ricerca del tempo perduto e fame di futuro senza confini: la libertà ha la sua piccantezza. Ma un piccolo seme di peperoncino fiorisce anche nel cuore più spaventato e come un pifferaio magico ha chiamato a scrivere, a sognare, a guardare oltre le pareti di cristallo. Ha regalato emozioni e fantasia, perché Lui è mito e rito, sentimento, eros, nostalgia, storia e filosofia, prosa e poesia, che gli autori hanno riversato in queste pagine, con un valore aggiunto: anzi due. E lo hanno generosamente offerto June di Schino, storica dell’alimentazione, con uno studio accurato, privo però della gravitas a favore di una narrazione-reportage di piacevolissima lettura; e Lucia Antico, che si è improvvisata detective in quel dei Paesi Bassi, e offre su un piatto d’argento i risultati della sua ricerca. Tra queste pagine di ‘tranquilla’ lettura irrompe Franco Ferrarotti con un blitz al calor bianco, scritto con caustica saggezza. Ma il peperoncino è soprattutto una promessa – più volte mantenuta – di benessere e salute. Ed è per questo che navigando tra le lusinghe dei vari capitoli, non ha mai perso di vista la rotta prefissata per trovare una risposta alla domanda: chi è veramente il peperoncino per l’Umanità? La dà Massimo Lopez, che dedica a questa opera ‘minore’ la stessa attenzione e l’assoluto rigore scientifico dei suoi studi di più ampio respiro. In questo coro a più voci non può concedersi il linguaggio disinvolto, lo stile fantasioso, l’emotività e l’affabulazione accattivante degli altri autori, perché la Scienza necessita di precise parole e formule per disvelare l’oggetto della sua ricerca. Ma il gioco vale la candela. Il peperoncino, esaminato nella sua intima essenza, studiato, sperimentato per anni in laboratorio e sull’uomo, esce dalla cucina e forse dalla camera da letto, per offrire rimedi alla sofferenza, ad alcune malattie e speranza nella cura del cancro. E c’è ancora molto da scoprire su questo Lui che – c’è da scommetterlo – avrebbe potuto indurre il poeta Leopardi a esclamare, almeno per una volta: O benigna natura!

 

Il colore rosso rubino intenso, i richiami di liquirizia all’olfatto e di tabacco e ciliegia al palato fanno di questo vino il Cirò per eccellenza. Ottenuto da uve Gaglioppo, viene vinificato e affinato per tre anni in acciaio e poi ulteriormente in bottiglia. Predilige primi e secondi piatti a base di carme, nonché formaggi stagionati. Disponibile sia nel formato di 75 cl che in quello di 3 litri nella elegante valigetta di legno.

 

TIPOLOGIA: Vino rosso

DENOMINAZIONE: Cirò classico superiore riserva doc

VITIGNI: Gaglioppo

FORMATO: 75cl

GRADO ALCOLICO: 13,5%

ABBINAMENTI: Primi e secondi di carne

ORIGINE: Prodotto e imbottigliato da Librandi Antonio & Nicodemo Spa, Strada Statale 106 – Contrada San Gennaro – 88811 Cirò Marina (KR), Italy

 

Tutte le proprietà terapeutiche del peperoncino: 

 

Adatto per il controllo del peso.

Riduce il colesterolo cattivo nel sangue.

Contiene vitamina C che rafforza il sistema immunitario.

Ottimo alleato per assimilare il ferro.

Prezioso per la vista.

È ricco di sali minerali.

Facilita la digestione.

È un antidolorifico naturale

Tra i libri sul peperoncino. e’ da poco uscito in libreria: Vip very important peperoncino. Crea «dipendenza» che fa bene alla salute, edito da Gangemi, di Erminia Gerini Tricarico, Massimo Lopez e Francesco Maria Spanò. Un piatto tipico della Calabria jonica sono gli Spaghetti alla Corte d’Assise. Un piatto semplice e piccante, di cui la leggenda vuole che sia nato per opera dello chef Gaetano, che negli anni ’50, lavorava presso il ristorante dell’Hotel San Rocco a Joiosa Jonica, dove oggi in realtà sorge l’Hotel Kennedy. Ci fu un bel giorno un pranzo di un giudice e i suoi collaboratori che dopo un’udienza in tribunale si recarono presso il ristorante chiedendo allo chef un piatto locale. Chef Gaetano preparò questi semplici spaghetti piuttosto piccanti, e fu proprio il giudice a dare il nome al piatto: “Spaghetti alla Corte d’Assise”. Da quel momento iniziò a diffondersi e appare ancora oggi in molti menù di ristoranti calabresi.

 

SPAGHETTI ALLA CORTE D’ASSISE

 

INGREDIENTI:

 

350 gr di spaghetti o spaghettoni

350 gr di pelati

olio evo

peperoncini piccanti (due o tre)

50 gr di pecorino

50 gr di parmigiano Reggiano

2 spicchi di aglio

prezzemolo

sale fino

 

PREPARAZIONE:

 

In una padella fare soffriggere nell’olio evo i peperoncini freschi sminuzzati che devono essere piccanti e gli spicchi d’aglio interi. Dopo qualche minuto togliere l’aglio. Aggiungere la polpa di pomodoro e fare cuocere il sugo almeno per una mezz’oretta in modo che si addensi. Nello stesso tempo, fare cuocere gli spaghetti in una pentola con l’acqua salata, e scolarli al dente. Riversarli nella padella con il sugo, finire la cottura, girare il tutto e impiattare. In ognuna delle pietanze aggiungere il pecorino, il parmigiano e il prezzemolo tagliuzzato. Servire gli Spaghetti alla Corte d’Assise ben caldi, et Voilà… il pranzo è pronto in pochi minuti e Buona domenica…

 

La ricetta originale prevede la cottura della pasta nella stessa pentola dove è stato preparato il condimento, una scelta che al momento viene praticata da diversi chef.

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