wine/ federvini-nomisma: vendite vino italiano (+14,7%) aumentano di piu’ che quelli spagnoli (+6,8%) e francesi (+4,7%)

Le vendite di vino italiano aumentano di piu’ di quello spagnolo e francese. Il comparto del vino gode di buona salute ma all’orizzonte, con la recrudescenza della pandemia, si addensano nubi soprattutto in vista delle festività natalizie. A scattare la foto del comparto è l’Osservatorio economico di Federvini, realizzato in partnership con Nomisma e Trade Lab, dal quale emerge una crescita importante nel post-pandemia delle esportazioni nei diversi mercati che potrebbe essere messa a rischio tanto dalle nuove restrizioni quanto dai rincari di materie prime, energia e trasporti.

In un contesto in cui le vendite di vino off trade crescono nei primi 9 mesi dell’anno del 6,1% a valore trainate dagli spumanti (+27,5%), l’Italia, secondo lo studio realizzato da Nomisma, registra importanti successi nei principali Paesi importatori: rispetto ai primi 9 mesi del 2020, infatti, il vino italiano ha registrato aumenti del 14,7% negli Stati Uniti, del 6,1% in UK, del 9,4% in Germania, del 15% in Canada, del 27% in Russia e di ben il 47,2% in Cina. Negli Stati Uniti, in particolare, è vero che la crescita del vino italiano è inferiore alla media, ma resta la più alta rispetto al livello pre-pandemico (2019): parliamo di un tasso doppio rispetto a quello dei vini spagnoli (+6,8%) e oltre il triplo di quello fatto registrare dalla crescita dei vini francesi (4,7%). A livello di volumi, l’Italia si conferma il primo Paese esportatore mondiale di vino, seguita dalla Francia che però è prima per valore delle esportazioni. I prezzi, è stato fatto notare durante la presentazione, restano un tasto dolente per i nostri vini: per capire, mentre i rossi di Bordeaux escono dai confini francesi a 14 euro al litro, quelli piemontesi non vanno oltre i 9,4 euro mentre i toscani non arrivano a 8 euro al litro.

Aspetto interessante messo in luce dall’Osservatorio è il rapporto tra le dimensioni delle aziende e il giro d’affari. Sono, infatti, le imprese più grandi a trainare il comparto, come emerge dall’analisi sui bilanci del 2015-2020: per le attività con oltre 50 milioni di euro di fatturato nel periodo in esame i ricavi sono aumentati del 22,1%, per quelle tra i 10 e 50 milioni del 15,3% e quelle tra 2 e 10 milioni del 7%, mentre quelle sotto i 2 milioni hanno registrato una riduzione del 5,5%. Non solo: le aziende con fatturati superiori ai 50 milioni di euro rappresentano oltre la metà (il 54%) dell’export nazionale.

 

 

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