Che racconta come sono andate veramente le cose. Grazie a Carlotta Proietti e alla famiglia Proietti per la fiducia nel mio sguardo sul maestro.
Al maestro Jonis Bascir per le musiche. E a tutti quelli che hanno accettato di lavorare a questo progetto mossi dall’affetto e dalla riconoscenza verso un grande artista che è stato un gigante per il pubblico e un esempio per i lavoratori dello spettacolo
“Sapevo della generosità, della sua umiltà. La cosa che ho scoperto è la fragilità”, dice Edoardo Leo. Tre anni di lavorazione, una lunga intervista realizzata al Globe, il teatro che ha creato, materiali antichi di repertorio e personali, sulla falsariga di quello di Londra, diventa il teatro dove si mette in scena Shakespeare, in mezzo a villa Borghese, dimentica i “dolori” del teatro Brancaccio, che aveva con amore rimesso in piedi, quando era praticamente morto, ma gli venne tolto con un colpo di mano, dall’oggi al domani e la direzione artistica dello stabile fu affidata a Maurizio Costanzo. Brutta pagina di politica culturale a Roma. Gigi non volle mai commentare quei fatti. A domanda rispondeva “No comment”. Il film racconta i suoi esordi da chitarrista, il manifesto di un veglione da cantante “dalla voce più melodica e moderna”, il duetto televisivo con Arnoldo Foà, fino all’esperienza del Teatro Stabile di L’Aquila e le sperimentazioni fino al
passaggio al Sistina, quando doveva sostituire Domenico Modugno e poi le folle che ogni sera attendevano di farsi ipnotizzare con A me gli occhi, please. Evocativo il racconto di Nicola Piovani: “Il teatro, dice, è quando l’attore esce dalla ribalta e va tra il pubblico”, è questo il miracolo di Proietti, questa sua unicità che Edoardo Leo ha colto, dell’essere tutt’uno con i suoi spettatori, di arrivare al ricco come al povero, di fare ridere la persona istruita e quella che non lo è alla stessa maniera”. Marco Giallini lo racconta nel loro ultimo film girato assieme: Io sono Babbo Natale. Fiorello spiega invece che con Proietti, e con “A me gli occhi please”, nasce il One man Show: lui sul palco fa tutto, recita, canta, suona, e tiene il palcoscenico per due ore intere. Da quel momento lo spettacolo non sarà più come prima, e infatti dopo di lui, in molti si sono avventurati sul palco da soli. Il cinema non ha il pubblico dal vivo e Gigi, dopo A me gli occhi, please, e 2500 persone tutte le sere per due anni, aveva assunto una dimensione da rockstar. Quella esperienza ha segnato un solco da cui è difficile tornare indietro. Alla fine gli spettacoli di “A me gli occhi please” si tennero al teatro Tenda, a Tor di Quinto perchè nessun altro teatro riusciva a contenere tutto il pubblico, ed era il tutto esaurito ogni sera. Io stessa, per portare un ricordo personale, accompagnai mio padre quasi novantenne a vedere Proietti al teatro Tenda. Dopo il primo tempo, Gigi scese in platea a salutare gli spettatori, passò lateralmente a mio padre che lo chiamò come si fa a Roma: “A Gigi…” e lui si fermò a salutarlo e a ringraziarlo di essere lì…
(foto di simonetta ramogida)
Nel film documentario Federico Fellini dice: “Proietti sul palco è come vedere il fuoco, non ti chiedi quale è il processo cosa lo genera, lo guardi e basta”.
Edoardo Leo e Gigi Proietti si erano conosciuti nel 1997 sul set dello sceneggiato “Avvocato Porta”, di franco Gilardi e dice di essere intimorito da Gigi, di non essere mai riuscito ad avere un rapporto confidenziale con lui, quando gli propose nel 2017 un film documentario su di lui, “Gigi pensava di non meritare un documentario sulla sua vita. Eppure non conosco collega che, guardandolo, non diventava subito spettatore”, dice. Poi c’è l’amicizia con Vittorio Gassman che gli diceva come fosse maniacale e Gigi naturalmente gli rispondeva: “Senti da che pulpito”… Una grande amicizia cui fa riferimento nel film il figlio Alessandro Gassmann. Nella seconda parte della sua vita lui fa costruire un teatro, il Globe, in cui non si esibisce, qui cresce giovani attori, ma non vuole essere chiamato maestro, per lui si tratta solo di ridare senso al termine popolare”. Era un gigante, solo lui avrebbe potuto rifare dopo 50 anni “Gastone” di Petrolini, chissà se qualcun altro prima o poi rifarà ” A me gli occhi please”…
La sua vita era il teatro, il cinema veniva dopo. E’ stata la sua compagna di tutta la vita, Sagitta ad aver aiutato Edoardo Leo a comporre il ricordo di Proietti, aprendo i cassetti chiusi da tempo.
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