FESTA DEL CINEMA DI ROMA/ ESSERE MARCO BELLOCCHIO

Un Incontro Ravvicinato alla Festa del Cinema di Roma con uno dei grandi del cinema italiano, che si racconta con generosità ad un pubblico numeroso in sala, accorso per ascoltare il regista de “I pugni in tasca”, “La Cina è vicina”, “Vincere” che racconta la tormentata vita di Ida Dalser (Giovanna Mezzogiorno) amante di Benito Mussolini (Filippo Timi) e madre di suo figlio Benito Albino, ritenuta malata di mente per i suoi ripetuti, ma vani tentativi di vedere riconosciuta la paternità del figlio da parte del Duce. Bellocchio a sorpresa ha regalato alla platea la visione di alcune scene della serie televisiva su Aldo Moro, dal titolo Esterno Notte che andrà in onda sulla Rai,

la vicenda dello statista democristiano, rapito il 16 marzo 1978 e fatto trovare morto il 9 maggio al centro della serie Tv che già dalle prime scene appare ben più complessa della sua storia criminale. Bellocchio mostra infatti che la stessa gestione del sequestro e dell’omicidio hanno aspetti ben più sofisticati rispetto al ruolo dell Brigate Rosse. La Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro ha dimostrato che le complicità interne ed esterne all’omicidio non sono state approfondite. Una serie Tv che già dai primi ciak e dai primi dialoghi sembra riaprire un caso mai risolto. Racconta Bellocchio di come ha girato alcune scene a Cinecittà, come quella in cui Papa IV si affaccia alla finestra, o un’altra che riguarda San Lorenzo avendo avuto rapporti non proprio buoni con il Vicariato. Parla prima di tutto del suo film d’esordio ” I pugni in tasca” con un giovanissimo Lou Castel che aveva visto per la prima volta nella mensa del Centro Sperimentale di Cinematografia dove anche lui aveva studiato dopo il diploma, trasferendosi da Vicenza a Roma. Così l’autore de “Il traditore”, con Pierfrancesco Favino che ripercorre la storia di Tommaso Buscetta, il mafioso, noto come “il boss dei due mondi”, che aiutò i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a far luce sull’organizzazione di Cosa nostra e sui suoi vertici. Il Film è stato in concorso al Festival di Cannes nel 2019. Bellocchio ricorda la sua infinita carriera cinematografica che guarda alla storia, o comunque ai fatti di cronaca alla ricerca dei significati meno noti o meno apparenti rispetto a quello che è il senso comune delle cose. Guardare oltre ciò che appare si può ed è il leit motiv della sua filmografia, riannodare i fili della coscienza, ritrovare una prospettiva di lettura degli eventi che possa aprire a più ardite interpretazioni. Tanti i premi e i riconoscimenti avuti ma Bellocchio non dimentica i lavori magari meno riusciti a cui dice di tenere ugualmente tanto. Più di recente, nel 2016 esce Fai bei sogni, dal libro di Massimo Gramellini. Nel 2021 riceve la Palma d’oro al Festival di Cannes dove presenta anche in anteprima Marx può aspettare. 

 

“Alla fine degli anni Cinquanta, racconta, sono venuto a Roma per frequentare il Centro Sperimentale, prima come attore e poi come regista, sotto la guida di un insegnante d’eccezione: Andrea Camilleri. Il cinema di quegli anni da Antonioni a Fellini, ai Fratelli Taviani, era un cinema d’autore con cui mi sono fermato, dice. C’erano allora due tendenze da parte dei giovani come me, la Nouvelle Vague francese e Jean-Luc Godard, ed il cinema italiano “che a me, spiega, ha dato la formazione, non solo quello di Fellini, ma anche di Visconti, uno dei film che ricordo e conosco molto bene e di cui conosco tutte le scene, è Senso, perché c’era una combinazione di cinema realistico e l’opera”. Bellocchio ricorda così il cinema d’autore ma anche i suoi miti: Marlon Brando e James Dean, ma Gian Maria Volontè, sottolinea, e’ stato un attore “extra”, lo ha infatti diretto nel 1973 in Sbatti il mostro in prima pagina. La sua difficoltà poi a capire che affidarsi ad attori come Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Marcello Mastroianni, significava fare il “box office”, ma lo dice senza rammarico. Rievoca invece il suo incontro con Mastroianni, che diresse in Enrico IV tratto da una commedia di Luigi Pirandello, e lo ricorda come un “uomo triste”, sul lavoro “impeccabile”, “rigoroso”, anche se dormiva poco e arrivava sul set ancora sonnecchiando, era subito pronto per le riprese”. Era uno di quegli attori a cui non devi dire niente, lui sapeva già come doveva fare. Quando giovane studente Bellocchio si avvicina al cinema eravamo, dice, in “un mondo democristiano, in cui i registi andavano ancora in autobus, dove la satira era di opposizione, rivela”. Poi, è “cambiato anche il cinema italiano quando è cambiata la politica”. In sala Petrassi all’Auditorium Parco della Musica, anche l’attore Fabrizio Gifuni, che interpreta Aldo Moro della serie Tv Esterno Notte. Di Aldo Moro Bellocchio si era già occupato nel 2003 quando rievoca la prigionia di Aldo Moro in Buongiorno Notte.

 

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