FOTOGRAFIA/ STEVE MAcCURRY UN VIAGGIO TRA SRI LANKA NUOVA GUINEA CINA TIBET AKGHANISTAN ITALIA KASHMIR E GIAPPONE

Titolo: Steve McCurry. Icons

Apertura: 06/10/2021

Conclusione: 13/02/2022

Organizzazione: ARTIKA, in collaborazione con Sudest57 e Città di Conegliano

Curatore: Biba Giacchetti

Luogo: Conegliano (TV), Palazzo Sarcinelli

Indirizzo: Via XX Settembre, 132 – 31015 Conegliano (TV)

Tel.: 351 809 9706
Email: mostre@artika.it

Le foto di Steve MacCurry sempre molto suggestive alla scoperta dei mondi introvabili pieni di colori, forti. Una mostra a Conegliano intitolata “Icons” esplora la sua poetica attraverso le più belle opere realizzate e  porta il visitatore in un lungo viaggio attraverso le  immagini riconoscibili per il suo sguardo in circa 100 click in giro per il mondo  a testimonianza della sua quarantennale esperienza professionale, di paese in paese, a cominciare dall’Afghanistan.

 

Steve McCurry. Icons

Uomini con maschere d’argilla, Papua New Guinea, 2017 ©Steve McCurry

 

Steve McCurry è un artista, prima che fotografo documentarista; e, benché molte sue serie siano state commissionate da riviste e giornali occidentali, ogni fotografia riflette pienamente la sua visione intellettuale dell’uomo e della natura. McCurry è infatti un umanista nel pieno senso del termine. Egli ama gli esseri umani in tutte le sue manifestazioni e, da un punto di vista compositivo, predilige spesso i primi piani ravvicinati che gli permettono di entrate in totale empatia con i soggetti scelti.

La mostra ripercorre le grandi tematiche e i più incredibili scenari incontrati da McCurry nel corso della sua attività. Il percorso espositivo, curato da Biba Giacchetti, vuole essere un viaggio privo di coordinate limitanti, quanto piuttosto un viaggio onirico tra le icone del fotografo. Ogni visitatore potrà così trovare incantevoli personaggi e paesaggi mozzafiato; lasciandosi ispirare, fotografia dopo fotografia, in assoluta autonomia e libertà. Tra le immagini esposte in mostra troviamo i grandi mausolei come la pagoda di Mingun, la Roccia d’oro di Myanmar in Birmania (imponente masso che si dice sia in equilibrio su una ciocca di capelli di Buddha) e il complesso monumentale di Angkor in Cambogia (oggi tra le mete turistiche più battute del paese). Accanto ai capolavori architettonici, McCurry inserisce molti scatti di fedeli buddisti provenienti da diversi paesi: come i piccoli monaci in un campo profughi in India (intenti a familiarizzare con oggetti occidentali), gli acrobatici monaci shaolin residenti in Cina e i tibetani, i cui ritratti radenti riflettono il grande amore che il fotografo nutre per questa terra e per chi la popola.

Tra gli ambienti protagonisti dell’attività di Steve McCurry troviamo, primo fra tutti, l’Afghanistan. Essendo una mostra rigorosamente a colori, non troviamo le prime “mitiche” foto del 1979, quando il fotografo visitò il paese clandestinamente al seguito dei Mujahidin. Al Sarcinelli si parte dal 1992 con un ritratto inedito ed emozionante di Kabul, città martoriata da oltre 15 anni di conflitto. Della capitale e dell’Afghanistan in genere, il fotografo ci racconta i lati più oscuri, gli episodi di violenza e di segregazione; ma tra le pagine di una delle zone più martoriate del pianeta affiora immancabile l’umanità. I minatori di Pol-e-Khomri, il fotografo ritrattista di strada a Kabul o i bambini che affollano il bagagliaio di una Chevrolet degli anni ’50 sono solo alcuni degli incantevoli momenti di vita con cui McCurry riesce sempre ad emozionare.
In mostra incontriamo l’India in tutte le sue roboanti sfaccettature. Dal ritratto della madre con il figlio che guarda verso l’interno di un taxi ai malsani cantieri di demolizione delle navi, McCurry ci racconta la vitalità e la complessità di un paese dalla cultura enorme, attraversato però da pesanti contraddizioni. Luoghi affollatissimi (come nelle fotografie dedicate al sistema ferroviario del subcontinente) in cui miseria e ricchezza paiono convivere armoniosamente, sclerotizzando così la percezione delle ingiustizie che possiede un occidentale. La passione del fotografo per l’India è tra le più antiche, con il suo trasferimento nel paese all’età di 28 anni (1978). Da questo paese provengono infatti alcuni degli scatti di personaggi che lo stesso artista identifica come amici: l’anziana signora di Vrindavan, il mago del Rajasthan con la barba decorata di arancione o il sarto che trasporta la sua macchina da cucire in piena stagione di monsoni.
Una foto dell’India, in particolare, rivela il grande talento di McCurry. Si tratta della rappresentazione di uno dei monumenti più visti e fotografati al mondo: il Taj Mahal. La struttura, che domina la città di Agra, appare nelle immagini di ogni turista del subcontinente; eppure, anche in uno dei posti più conosciuti del pianeta, Steve McCurry è capace di dar vita ad una fotografia insolita e straordinariamente nuova del luogo.

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