Lisetta Carmi ha sperimentato la fotografia come strumento di ricerca della verità, il suo sguardo sugli ultimi ne fa un’artista unica per la sua ricerca e sensibilità. Gli oppressi, gli emarginati, sono raccontati attraverso le sue immagini crude e piene di realismo stilistico. Il profondo legame con la Puglia si svela nelle sue immagini. nasce nel 1924 da una famiglia ebraica, la mostra antologica Lisetta Carmi – Gli Altri ripercorre la sua poetica dal 1960 alla fine degli anni Settanta, attraverso oltre sessanta scatti in bianco e nero. Crudi, caustici, diretti, che trafiggono l’anima come solo la crudezza della realtà può fare, raccontata nei ritratti dei diseredati, degli emarginati, degli “altri”.
L’esibizione dopo il 5 settembre si sposterà al Museo Osvaldo Licini di Ascoli, fino a novembre 2021.

 

Lisetta Carmi, I travestiti. La Cabiria, 1965 70, cm 24x30 © Lisetta Carmi Martini Ronchetti
Lisetta Carmi, I travestiti. La Cabiria, 1965 70, cm 24×30 © Lisetta Carmi Martini Ronchetti

La poetica di Lisetta è profondamente legata alla Puglia. È qui, infatti, che ‒ abbandonata la carriera di pianista di successo – l’artista genovese inizia il suo percorso come fotografa, grazie al musicologo Leo Levi. Ed è a Cisternino che Lisetta si stabilirà (e dove vive tutt’oggi, all’età di 97 anni), dopo aver fondato, nel 1979, l’ashram Bhole Baba, in seguito alla crisi mistica, avvenuta dopo un viaggio in India, che segnerà il termine della sua pratica fotografica.
Gli scatti del 1976-77 esposti in mostra raccontano con una prospettiva antropologico-poetica la vita quotidiana nei paesini pugliesi, siciliani e di Orgosolo, piccolo paese in Sardegna. Nel fotografare la raccolta delle olive nelle campagne di Cisternino ci restituisce la visione dell’intera società contadina dell’epoca. Eloquente nella sua drammaticità è, poi, il servizio fotografico realizzato nel 1964 per il progetto Genova porto: monopoli e potere operaio, in cui l’artista  denuncia le precarie condizioni lavorative dei camalli di Genova, e non mancano, in esposizione, due rare fotografie che immortalano momenti di lavoro all’Italsider di Cornegliano.

 

Lisetta Carmi, Ezra Pound, 1966, cm 30x40 © Lisetta Carmi Martini Ronchetti
Lisetta Carmi, Ezra Pound, 1966, cm 30×40 © Lisetta Carmi Martini Ronchetti

Con la forza della sua passione per la fotografia, e con la forza delle idee, pioniera della denuncia sociale ha fotografato, dal 1965, i transessuali di Genova, anche stavolta con una visione a favore degli “ultimi”, con determinazione e coraggio, in un’era di fortissima discriminazione, tanto che le librerie rifiutarono di esporre il suo libro fotografico I Travestiti, del 1972, edito dalla Essedì di Roma. La mostra antologica di Lecce propone venti scatti di questa serie, che colpiscono per gli sguardi dei transessuali ritratti, carichi di desolazione e disperazione.
Vi è, infine, una sezione del Castello Carlo V dedicata all’incontro di Lisetta con Ezra Pound, avvenuto nel 1966, nel ritiro-esilio del grande poeta americano, accusato di adesione al fascismo: una villetta di Sant’Ambrogio di Zoagli, a Rapallo, in cui Ezra Pound si rifugiò dopo tredici anni di internamento nel manicomio criminale di Saint Elizabeth, a Washington. Fu questo un momento cruciale nel percorso della fotografa ligure: l’incontro si svolse senza alcuna comunicazione verbale, solo attraverso una serie di dodici scatti di grande impatto, in cui l’artista le espressioni del poeta, cogliendone la vacuità dello sguardo, i sentimenti di paura e di angoscia.