MOVIE/ FABIO E DAMIANO D’INNOCENZO: “CIAO REGA’… I FILM CI HANNO SALVATO LA VITA”

I registi gemelli annunciano in un “Incontro Ravvicinato” alla Festa del Cinema di Roma che ha chiuso i battenti ieri il nuovo film su “amore e sangue”
 
Sono belli, alti, i capelli neri e scompigliati, un po’ dinoccolati quando camminano con l’aria apparentemente distratta di chi sta da un’altra parte eppur attenti e vigili. Hanno quel fascino che tiene incollati il pubblico mentre raccontano il loro cinema con una intelligenza raffinata, parlano in perfetto slang romano, quello delle periferie per intenderci ma raccontano di tecnica cinematografica, dei loro registi preferiti, annunciano il loro prossimo film che “parlerà di amore e sangue” e ricordano che “i film ci hanno salvato la vita”, mentre ti accorgi che la loro cultura spazia lungo tutta la storia del cinema ed evoca i suoi migliori rappresentanti.

Fabio e Damiano D’Innocenzo, i due fratelli gemelli, classe 1988 sono la rivelazione del cinema italiano e alla Festa del Cinema di Roma sono stati i protagonisti di un Incontro Ravvicinato nel quale hanno svelato i retroscena dei loro primi due film: La terra dell’Abbondanza, film d’esordio e Favolacce, film premiato per la sceneggiatura a Berlino quest’anno che è stato però scritto . svelano – prima di La terra dell’Abbondanza. Intervistati da Alberto Crespi, ex giornalista dell’Unità, critico cinematografico e ora Responsabile della Comunicazione al Centro Sperimentale di Cinematografia, si sono raccontati al pubblico e ai giornalisti intervenuti con una naturalezza e una umiltà che ha incuriosito e ipnotizzato fino al grande abbraccio con un applauso clamoroso in corso d’intervista. Damiano, arriva vestito da “militare russo”, da gendarme … dice sul palco del Roma Cinema Fest Crespi. Stivaletti neri, saluta come si fa a Roma: “Ciao rega’ …mentre sale le scale per raggiungere il palco. Fabio è vestito d’azzurro, una giacca a quadri, vistosa, un pò “alla Billie Elliot” ma è assolutamente a suo agio quando spiega perchè hanno privilegiato le inquadrature con la ripresa dall’alto sia in La terra dell’Abbondanza che in Favolacce, come scelta di tecnica filmica. Lui ama il cinema di Rainer Fassbinder, anzi avrebbe voluto essere Rainer Fassbinder, mentre Damiano preferisce i film di Billy Wilder e di Matteo Garrone, fu proprio lui infatti a chiamarli a collaborare alla sceneggiatura di Dogman.

 

L’amore per il cinema nasce a casa, quando “vedevamo soprattutto i film in VHS, a parte – dicono – poche eccezioni viste al cinema come Titanic o Space Jam”. La fortuna di avere un fratello maggiore che adesso fa lo chef a Praga che li portava al cinema. Si considerano “un po’ sfigati”, avendo avuto il primo computer a venti anni, il primo telefonino a ventuno e anche i loro primi due film sono il frutto delle esperienze di vita nel quartiere della periferia romana a Tor Bella Monica.

Del cinema degli altri, dicono, “Ci affascina che sia sempre una scoperta. Quando vediamo le nostre foto mi fa strano leggere sotto scritto ‘registi’, noi siamo sempre soprattutto e spettatori. I film ci hanno salvato la vita, e proviamo a farne di nuovi perché sappiamo l’incidenza che possono avere sulle serate, sulla vita delle persone”. Tra i film più amati, Fabio indica Taxi Driver di Martin Scorsese, Damiano Il Posto, di Ermanno Olmi, e tutti e due hanno sottolineato l’importanza dell’incontro e quanto le aspettative dell’altro possano condizionare la vita. Parlando del loro prossimo film “ci approcciamo al progetto con la stessa paura dei primi due” – dice Fabio – sarà “di amore e sangue”, cioè “dell’espressione più forte dei sentimenti”. Fabio e Damiano rivelano di considerarsi “spettatori” ancora adesso. Il film che gli ha messo addosso la voglia di diventare registi? I ragazzi della 56esima strada di Francis Ford Coppola. Quanto alla loro regia, preferiscono lasciare liberi gli attori di esprimere se stessi nell’interpretazione della parte loro affidata, così rivelano, è stato per Elio Germano in Favolacce, un film  “un po’ sfogatoio di ciò che abbiamo vissuto da bambini”, un film “molto cupo e duro in cui non è stato facile comunicare le loro intenzioni ai bambini protagonisti della pellicola. E quindi  ci siamo “rifiutati di prendere un coach che facesse da filtro tra noi e i bambini, raccontavamo loro la sceneggiatura giorno per giorno e alla fine abbiamo detto che “dovevamo scendere dal palco della vita”: hanno pianto ma hanno capito. Mentre ad Elio Germano non abbiamo avuto bisogno di dire nulla, gli abbiamo solo imposto di starsene per mezz’ora da solo mentre allestivamo il set”. Favolacce ha vinto l’Orso d’argento a Berlino nell’edizione 2020 per la migliore sceneggiatura, il Nastro d’Argento per il miglior film e quello per la migliore sceneggiatura.

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