FOTOGRAFIA/ GIANNI BERENGO GARDIN E IL VALORE SOCIALE DELL’IMMAGINE MA ANCHE LA POESIA IN UNO SCATTO

GIANNI BERENGO GARDIN E’ UNO DEI MIEI FOTOGRAFI PREFERITI. LO SEGUO DA QUANDO HO INIZIATO AD ANDARE IN GIRO PER L’ITALIA PER MOSTRE FOTOGRAFICHE. E MI SORPRENDE SEMPRE. UNO DEGLI ULTIMI SUOI LAVORI CHE RAPPRESENTA LE GRANDI NAVI DA CROCIERA A VENEZIA MI HA GRAFFIATO IL CUORE. ORA CHE STA PER COMPIERE 90 ANNI UNA MOSTRA E UN LIBRO LO CELEBRANO.

 

 

Ci sono poeti che hanno bisogno di una penna e un quaderno, un taccuino, un semplice foglio di carta bianca – oggi forse un computer – dove annotare l’emozione, per poter scrivere una poesia. Ci sono poeti che hanno bisogno di una macchina fotografica per trasmettere la poesia in una immagine. Per Gianni Berengo Gardin la fotografia guarda in continuazione a luci ed ombre, riflessi e rimandi tra l’occhio fotografico e la realtà immortalata dalla sua Leica. L’attenzione per i dettagli, i gesti, gli sguardi delle persone, gli oggetti sia piccoli o grandi mostrano sempre la poesia, la bellezza, la forza, la violenza e l’architettura storica. Anche quando la fotografia è di denuncia. Anche quando il suo lavoro – ostinato – svela tratti spigolosi, intraducibili della realtà quotidiana.

 

 

Le fotografie di Gianni Berengo Gardin (classe 1930) sono queste, e da sempre hanno raccontato il nostro tempo e il nostro Paese negli ultimi sessant’anni e hanno accompagnato e a volte costruito una visione dell’Italia nostra.

 

 

Scatti in bianco e nero in cui c’è il mondo del lavoro con le sue trasformazioni, c’è l’estero ma soprattutto il nostro Paese con tutte le sue contraddizioni, il nord e il sud, le città e i paesini con molti emarginati e pochi privilegiati. Nel realizzarle, è sempre partito proprio da quell’esterno, dal lontano, per poi avvicinarsi al vicino e al particolare, “un buon percorso per conoscere l’uomo”, come ha dichiarato nel suo libro, Come in uno specchio, edito da Contrasto, che fino al 5 aprile prossimo, sarà anche una mostra presso la sede di Forma Meravigli di Milano, che speriamo sarà ancora possibile visitare una volta allentato il “Coronavirus”. Ma ci sarà sempre il suo libro a testimoniare il lavoro svolto.

 

 

 

 

Un omaggio particolare al grande fotografo ligure che ha scelto proprio quella come città d’adozione e che il prossimo 10 ottobre compirà novant’anni. Tanti, tantissimi, i viaggi e gli incontri da lui compiuti nel corso della sua vita.

 

 

 

Nella mostra e nel libro un itinerario proprio proprio di quegli incontri con ventiquattro protagonisti dell’arte e della cultura che hanno scelto e commentato una sua fotografia, parole e testi che permettono ancor di più di ragionare sul valore di testimonianza sociale ed estetica che hanno le sue immagini.

 

 

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