WINE/ VITTORIO MONCHIERO E L’ARTE DEL SAPER ASPETTARE PER OTTENERE IL MIGLIOR BAROLO

Quando gli anni si contano in vendemmie … come per la famiglia Monchiero che produce vino da generazioni

 

Barolo che vino!

 

Siamo andati a degustare i vini della Cantina Monchiero che produce Barolo, Barbera d’Asti, Nebbiolo d’Alba, Dolcetto, Roere e Moscato. Al Ristorante Il Ceppo di Roma siamo stati accolti con un calice di Monchiero Langhe Arneis dell’annata 2019 e poi con l’antipasto, un flan di formaggio castelmagno con riduzione di vino rosso, radicchio tardivo e pere cotte nello zafferano, abbiamo degustato un Barbera del 2017 Monchiero, di cui la cantina produce circa 6 mila bottiglie.

 

 

In cantina il vino costa circa 9 euro. Subito dopo lo chef ha preparato per noi dei ravioli di farina di castagne con il ripieno di cinghiale su fonduta di scorza nera (è una radice) e crumble di parmigiano. Abbinato a questo piatto abbiamo assaggiato il Nebbiolo d’Alba doc, di cui la cantina produce circa 6 mila bottiglie mentre il prezzo in cantina è di 12,50 euro. Successivamente siamo passati alla degustazione di Rocche di Castiglione 2016. “Siamo in tutto 7 produttori a fare questo vino”, spiega ancora Vittorio Monchiero. Con il secondo piatto a base di guancia di manzo brasato con nocciole in letto di crema di cavolfiore abbiamo degustato il Roere di Santa Maria dogc 2014 un vino rosso rubino di 14 gradi dall’aroma intenso alle spezie e ai frutti maturi, si produce in località La Morra e costa in cantina 28 euro, è un vino più facile, pronto prima, come ha spiegato il produttore Vittorio Monchiero.

 

 

 

Da circa un anno inoltre la cantina Monchiero ha adottato i tappi a vite per i vini Langhe Arnais, per il Rosato, Dolcetto d’Alba , e il Moscato secco dal nome 4 Filari. Infine e per concludere il dessert con cui lo chef si è sbizzarrito anche da un punto di vista visivo…

 

 

Nelle Langhe, la famiglia  Monchiero ha affondato le sue radici in profondità fino a  diventare una cosa sola con questa terra. L’abitudine di osservare, annusare, prevedere ogni possibile reazione provocata da un minimo cambiamento diventa naturale e istintiva. Un rapporto di simbiosi con il territorio, fonte di vita, fatica e soddisfazioni. La tradizione diventa parte fondante perché è la maniera per tramandare esperienze e camminare su un sentiero già percorso, da chi con difficoltà e impegno ha attraversato le stesse asperità. Il primo Barolo ha visto la luce nel 1971 con 5 anni di invecchiamento. Nel 200o Vittorio Monchiero ha aperTo un agriturismo, in tutto produce 40 mila bottiglie di cui il Barolo rappresenta la produzione più importante. Il secondo vino in ordine di importanza è il Langhe Nebbiolo e anche il Barbera d’Alba “sta avendo un buon successo”, racconta Vittorio Monchiero. L’annata 2019 è imbottigliato da pochi giorni: “Abbiamo privilegiato la freschezza”, dice “il 2019 è una grande annata”.

 

 

“Non ci si deve far trascinare dalle logiche commerciali. La terra non rende ricchi ma saggi”, è un pò il leit motiv della cantina. Il vino dell’azienda Monchiero rispecchia il territorio, che racconta delle vendemmie e che ha avuto il tempo di trovare il suo naturale equilibrio, assecondando i suoi ritmi. La famiglia Monchiero fonda l’azienda Monchiero nel 1954, nel cuore della produzione del Barolo. La storia dell’azienda è la stessa storia di una famiglia, che per circa un secolo, ha coraggiosamente mantenuto l’attaccamento a questi territori e alla vita contadina, fatta di rinunce, ma anche di grandi soddisfazioni. Le vigne si estendono per dodici ettari in totale. Nove ettari sono nei comuni di Castiglione Falletto, dove nasce il Barolo Rocche di Castiglione (il Barolo simbolo dell’azienda) e nella zona de La Morra, dove risiedono i vigneti del Barolo Roere di Santa Maria.

 

 

 

Gli altri tre ettari sono situati nel comune di Alba (frazione Scapparoni), dove si produce Nebbiolo d’Alba, Barbera d’Alba, Langhe Arneis e Moscato, e gli altri possedimenti sono situati nel comune di Treiso. I terreni differiscono per composizione ed esposizione, questo favorisce una variegata ampiezza espressiva .Nella zona di Scapparoni, troviamo vicine le cave di gesso, mentre il suolo delle Langhe dove si produce Arneis è solitamente sabbioso. La zona con terroir più gessoso, zona in cui le piante maturano prima, conferisce al vino maggiore alcolicità. Vittorio Monchiero, proprietario ed enologo dell’azienda, si occupa personalmente della cura dei vigneti e delle operazioni in cantina. Ha cominciato ai tempi in cui l’enologia era interpretata come la massima capacità di osservare il vigneto e saperlo comprendere senza l’aiuto della moderna tecnologia. Ha degustato molti vini, intercettandone i difetti e cercando di capire quali fossero le dinamiche di ogni singolo vigneto. Nel tempo ha acquisito una grande perizia nel leggere la più flebile delle sfumature delle sue vigne. Assieme alla sua famiglia, rappresenta la memoria storica piemontese e con la sua incredibile conoscenza del territorio è ambasciatore di tradizioni e tipicità.

 

 

 

Il proprietario per le pratiche agricole, si appoggia ad una stazione per il monitoraggio delle piogge e applica la lotta integrata, che gli consente di ridurre al massimo l’utilizzo di trattamenti contro insetti e altri organismi dannosi, effettuando i trattamenti solo se indispensabile. In azienda non si usano diserbanti, le piante infestanti vengono tagliate con piccole macchine automatiche, usate nella viticoltura di precisione. Le tecniche colturali sono gestite separatamente per ogni singolo vigneto, seguendone le esigenze specifiche. La vendemmia, che è completamente manuale, coinvolge tutta la famiglia e prevede una selezione accuratissima delle uve. La Barbera è l’esempio di un vino, che negli anni ha acquisito grande attrattiva smussando le sue ruvidità con l’aiuto di tecniche mirate. Ogni vino segue un suo percorso, ma una parte fondamentale resta l’invecchiamento. Vittorio Monchiero è fermamente convinto che il passare del tempo sia imprescindibile, affinché il vino trovi l’equilibrio perfetto. Saper aspettare, prolungando l’affinamento, conferisce un‘impronta con il massimo delle qualità organolettiche, che promettono complessità e grande bevibilità, per gustare un capolavoro di vino.

 

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