“Pink Floyd: il lato oscuro” una mostra che ripercorre la carriera di uno dei gruppi più amati della storia della musica attraverso le immagini di Storm Thorgerson, artista grafico che ha contribuito a creare l’identità visiva della band, Jill Furmanovsky, una delle fotografe britanniche più importanti nel mondo del rock, Colin Prime e Baron Wolman. I Pink Floyd nascono a Londra nel 1965 proprio all’apice della Beatlesmania. A metà degli anni 60 la psichedelica e, più in generale il cambiamento radicale delle tematiche raccontate nella maggior parte delle canzoni dovuto anche alle nuove sostanze stupefacenti, si stava insinuando velocemente anche nella musica pop britannica. Nel 1965 nascono ufficialmente i Pink Floyd. La follia creativa,di Barrett a quel punto, è tale che la critica e gli addetti ai lavori iniziano ad interessarsi a quel nuovo fenomeno musicale il cui nome, inventato da Barrett, unisce i nomi di battesimo dei bluesman Pink Anderson e Floyd “Dipper boy” Council. Se l’utilizzo massiccio di droghe aiuta Barrett a produrre la sua miglior musica, allo stesso tempo danno il via ad un processo di alienazione da tutto che lo avrebbe, nel giro di pochi anni, allontanato sia dal gruppo che aveva fondato che dalla vita sociale. L’eccesso di LSD rese problematica anche la registrazione del primo disco The Piper At The Gates of Dawn. Barrett era geniale quando si trattava di scrivere canzoni ma, in uno studio di registrazione, diventava scarsamente professionale e collaborativo. Nel 1968 sarà il suo amico di infanzia David Gilmour a sostituirlo. Waters prese la guida dei Pink Floyd e, con Gilmour come chitarrista, la loro musica diventò accessibile ad un pubblico più vasto, rendendoli uno dei gruppi di maggior successo nella storia del rock, ma anche meno visionaria e surreale. I fatti accaduti in seguito – l’uscita di Roger Waters e le battaglie legali per l’utilizzo del nome, lo scioglimento del gruppo nel 1995 e la morte di Richard Wright nel 2008 – sono oramai storia della cultura popolare. Rimarranno senza risposte invece molte domande legate a Syd Barrett, alla sua scelta di allontanarsi da tutto e ai territori musicale nei quali avrebbe potuto portare il suo gruppo se avesse continuato a produrre musica piuttosto che recitare la parte dell’anticonformista o perdersi in un trip di droghe senza fine. Dopo essere stato allontanato dai Pink Floyd esce con un paio di album solisti prima di tornare a Cambridge, dove vivrà una vita al riparo dal clamore suscitato dalla notorietà conquistata dalla sua creatura per poi morire da solo nel 2006. Un altro grande protagonista della storia Pink Floyd è stato Storm Thorgerson, fotografo e graphic designer co-fondatore nel 1968 dello Studio Hypgnosis, studio che ha realizzato le copertine più iconiche e memorabili del gruppo. Thorgerson ha saputo catturare l’essenza della loro musica dando vita ad immagini inscindibili dalla produzione artistica dei Pink Floyd. La mostra raccoglie una selezione di questi lavori a testimonianza di una collaborazione che decennale divenuta, fin dalla fine degli anni 60, simbiotica. Molti lavori di Thorgerson sono stati esposti in musei britannici a testimonianza della qualità del lavoro di Studio Hypgnosis il quale ha realizzato cover anche per artisti come Peter Gabriel, Muse, Led Zeppelin, Black Sabbath e tanti altri. Le foto di Furmanovsky e Prime invece mostrano il gruppo al pieno del suo splendore, mentre quelle di Baron Wolman immortalano i Pink Floyd, con ancora Syd Barrett, a San Francisco, durante il loro primo tour americano nel 1967. La mostra (26 settembre – 30 novembre) si compone di 40 scatti e presenta i lavori di Storm Thorgerson, Jill Furmanovsky, Baron Wolman, Mick Rock e Colin Prime. |
